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"Volevo fare un film che anche mia figlia e i suoi amici potessero vedere; un film che si concentrasse più sulle preoccupazioni che gli adolescenti si trovano ad affrontare. Alcuni potrebbero respingere queste ansie come immature e stupide, ma molti di noi si sono trovati da adolescenti a chiedersi 'perchè vivo?', 'per quale motivo non suicidarsi?', sono fra le più valide e fondamentali domande che ci si possa porre in vita"

Con questo pensiero e guardando a sua figlia, ormai quasi tredicenne, Park attacca il martello al chiodo e si concentra su una storia dai toni fortemente surreali e romantici. La storia vede protagonisti la bella e turbata Young-goon, una ragazza convinta di essere un cyborg, e Park-II-sun, un ragazzo che ruba qualsiasi cosa gli passi a tiro (anime e personalità comprese!!)ossessionato dal profondo timore di scomparire, di "rimpicciolire fino a diventare un puntino".

Attorno a questi due folli personaggi si muovono le vite del manicomio, da una parte gli internati con le loro ansie e le loro pazzie, uniti dalla loro condizione e da uno strano senso di fratellanza, dall'altra i dottori con i loro camici bianchi, "quelli che hanno portato via la nonna". Quella nonna che, pur credendosi un topo e mangiando soltanto rafani marinati (!!), aveva cresciuto Young-Goon e le aveva dato l'affetto e le attenzioni che sua madre non era stata in grado di darle. La giovane donna di conseguenza mal sopporta la vista dei camici, che puntualmente vengono sterminati nelle sue robotiche fantasie.

In questo atipico humus cresce la storia d'amore tra i due giovani, tratteggiata con scene di una dolcezza e poeticità disarmante e filtrata dallo sguardo più che mai ironico di Park. Le risposte date alle domande (non)fatte dalla figlia tredicenne hanno una portata incredibile e sono alla portata di tutti, la storia di amore fra i due, <b>[ATTENZIONE SPOILER]</b> la scena in cui Young-Goon finalmente mangia nuovamente, incoraggiata dagli altri pazienti e l'elaborazione della verità sull'internamento della nonna, seguita dalla riconciliazione con i medici <b>[FINE SPOILER]</b>, sono momenti semplicemente splendidi e toccanti.

Visivamente il film è meraviglioso come quasi tutti i suoi film, non mi stancherò mai di dirlo ma secondo me quest' uomo con la telecamera ci sa proprio fare. La messa in scena è carica di colori saturi, si sofferma spesso sugli sguardi di questi adorabili matti e sulle loro fantasie, che non vengono filtrate così ci ritroviamo a guardare il mondo dai loro occhi. Abbondano anche le eleganti scene dinamiche a cui l'autore ci ha abituato in passato e le trovate originali (perfino i titoli di testa sono geniali) in un continuo susseguirsi di immagini vivide e dalla potenza evocativa notevole <b>[ATTENZIONE SPOILER]</b> In una delle scene finali i due innamorati si siedono in un campo completamente vuoto e impugnano insieme una lunga e sottile antenna mentre si sfoga il temporale, in attesa di un fulmine. L'amore in una fotografia. <b>[FINE SPOILER]</b>.

Insomma Park Chan-Wook mi ha impressionato per l'ennesima volta, ma questa volta in maniera luminosa, in totale controtendenza con il suo solito stile e ha confermato (come se servisse) di essere un autore a tutto tondo, oltre che un grande appassionato di cinema; una persona che riconosce le infinite sfaccettature del mondo e la sua complessità, cercando di rappresentarle attraverso lenti sempre diverse.