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La sottoscritta è una fan di Lucky Star, serie animata prodotta dallo studio KyoAni nel 2007, e dunque non ha voluto perdersi nemmeno il suo spin off uscito nella stagione primaverile 2013. L'anime è basato su un manga a strisce, che a sua volta è tratto da un videogame conosciuto come Lucky Star Moe Drill.
In questi dieci e brevi episodi dalla durata di quattro minuti scarsi, vediamo come le sorelle Miyakawa affrontano la vita quotidiana e, in particolare, la loro situazione economica che non è delle migliori. Difatti, la più piccola delle due, Hikage si dispera perché non può mangiare della carne di qualità, né comprare beni di lusso quale il forno a microonde o permettersi di andare a una gita scolastica. Gran parte dei risparmi se ne vanno per la passione della maggiore, Hinata, una fanatica del mondo dei doujin, manga, anime e videogiochi. Vivendo da sole, dovranno cercare di rientrare nei costi e spendere il meno possibile.

Essendo una commedia, più che analizzare l'argomento della povertà in maniera seria, si punta prevalentemente sull'umorismo, quindi spesso vediamo come le ragazze scherzano in chiave tragicomica la fame, il basso reddito, la passione per i propri hobby e la (s)fortuna. Da notare come la sorella minore sia quella più responsabile, colei che si preoccupa degli alimenti e delle spese; mentre l'altra è più infantile nonostante sia l'adulta di casa. Entrambe, però, all'occorrenza si comprendono l'una con l'altra. Sono proprio i momenti dolci quelli più riusciti.

Interessanti le interazioni tra i personaggi, soprattutto le scene ambientate nella scuola elementare di Hikage dove il professore Oosawa e i compagni di classe la aiutano o la prendono in giro a seconda dei casi. Certo, se questo fosse un anime realistico e pretenzioso, non vedremmo un insegnante adulto dire con facilità ad una bambina demoralizzata che offre la sua disponibilità tranne per quanto riguarda l'aspetto finanziario. E non vedremmo neppure una sorella maggiore lavoratrice che prende tutto con frivolezza, anteponendo la propria felicità egoista a quella di una famigliare minorenne. Forse. Ah, se vi chiedeste dove sono i genitori o gli altri eventuali parenti Miyakawa, mi dispiace ma neanche gli sceneggiatori lo sanno.
Piacevoli e simpatici i cammei in cui appaiono di sfuggita Konata e le gemelle Hiragi, per non parlare del ritorno del mitico Anizawa Meito!

Siccome i temi affrontati sono più o meno gli stessi, la sensazione che le battute siano trite e ritrite c'è, che dopo un po' anche le gag più divertenti tendono a diventare un po' insipide. Per quanto concerne il comparto tecnico, è simile se non che uguale a quello visto in Lucky Star, con animazioni vivaci e un chara design assai moe. Comunque sia, è ben curato - mi riferisco ai dvd e non alla versione web - come la serie originale. Le voci, invece, non le ho trovate particolarmente ispirate, specie quella di Hinata che era un po' irritante. Carina e spassosa la sigla, da guardare una volta che viene unita di puntata in puntata.

Purtroppo, o per fortuna, la serie di ONA è corta e frettolosa, per cui, anche se doveste guardarla e alla fine giudicarla male, non ci perdereste troppo tempo. Io l'ho apprezzata nonostante mi aspettassi di meglio dal punto di vista delle vicende, abbastanza ripetitive a mio avviso, ma alcune gag sanno strappare qualche sorriso, benché con la crisi mondiale che c'è adesso ci sarebbe da piangere. Ma d'altronde è proprio nelle difficoltà che bisogna saper usare l'ironia. Sufficiente.