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Stupendo, riflessivo, commovente, profondo, ironico, epico.
A caldo, dopo aver visionato l'ultimo episodio di "Ping Pong The Animation", mi vengono in mente questi aggettivi per definire di sicuro la serie più interessante della stagione primaverile, e che sicuramente trascenderà il tempo e rimarrà un piccolo gioiellino anche negli anni a venire, poco importa se avrà avuto poco seguito e sarà rimasto un prodotto di nicchia per le sue fattezze volutamente grezze.
Il lavoro nasce originariamente dalle chine di Taiyou Matusmoto, che realizza la storia in cinque tankobon nel 1996. La traduzione in anime è condotta dalla regia di Masaaki Yuasa, lo sperimentatore di "Tatami Galaxy".

In breve l'incipit: Tsukimoto, anche chiamato ironicamente "Smile", e Hoshino "Peco" sono compagni del liceo e amici di infanzia che si applicano nel ping-pong fin da bambini. Il primo, apparentemente poco ambizioso di sfondare nel mondo del ping-pong, il secondo che della vittoria e del ping-pong fa una ragione di vita, entreranno nel giro delle competizioni agonistiche, ma cosa li aspetta?

In "Ping Pong the Animation" c'è tutto quello che si può desiderare da un anime sportivo ma anche molto di più, perché va oltre il semplice genere sportivo, è anche drammatico, è anche uno slice of life, insomma è davvero tante cose assieme. Nel ping-pong qui descritto c'è un crocevia di giovani atleti liceali che si sfidano a colpi di racchetta, ognuno con un personale bagaglio di vita adolescenziale da mettere sul tavolo da gioco: qui, durante i duelli, la dimensione fisica del tavolo diventa ininfluente, si spazia nell'onirico, in pratica il campo interminabile di "Holly & Benji" fa un baffo al tavolo da ping-pong, esiguo solo all'apparenza. Durante i duelli più avvincenti, la partita è un vero e proprio dialogo tra i due sfidanti, che alienatisi dal pubblico sono dominati dal loro animo guerriero, condizionati dai loro casi di vita personali che li spingono a vincere o, paradossalmente, talvolta anche a perdere.

C'è senso del dovere e del sacrificio, uno dei modi possibili per ottenere successo nel ping-pong, e chissà, forse un giorno anche nella vita, ma c'è anche talento senza pari, che ha bisogno di allenamento dedicato, ma che quando è innato prima o poi emerge comunque, e lascia a bocca aperta il pubblico.
I personaggi splendidi di questo anime, i ragazzi che si scontrano a viso aperto, hanno una perfetta caratterizzazione psicologica, nella vittoria e nella sconfitta, nell'abbandono della disciplina del ping-pong e in ritorni inaspettati, in un percorso di continua crescita interiore. Tutto ciò, sotto l'occhio attento dei coach "dinosauri", un tempo giocatori di ping-pong e ora motivatori carismatici delle nuove leve.

"Ping Pong the Animation" è anche e soprattutto una storia di amicizia, una storia di "eroi" se vogliamo, perché è questo che in ultima analisi si evince maggiormente, un'amicizia incondizionata e gratuita, disposta anche al personale sacrificio in vista del bene dell'amico amato - mi riferisco in particolare alla bellezza di alcuni fotogrammi dell'ultimo episodio, che è stato davvero commovente. Ma siamo giunti a questo punto attraverso un graduale percorso di formazione, in cui Tsukimoto e Peko hanno entrambi mutato la propria personalità molteplici volte. Un climax ascendente di emozioni. Nei primi episodi il tono è più dissacrante e ironico, e mano mano si va verso un approfondimento drammatico. E anche i pezzi del puzzle, fotogrammi inizialmente proposti sparpagliati in diversi episodi, si ricompongono compiutamente nell'ultimo.

Le tecniche registiche al limite della sperimentazione qui rendono al meglio una storia di per sé atipica: il ping-pong, che può essere associato da un occhio inesperto a un gioco meccanico e robotico, qui diventa un'esplosione di colori, musica e movimenti mai uguali. Il tratto tremolante della linea, nei fondali ma anche e soprattutto nei contorni dei personaggi, rende il disegno spiccatamente espressionista. Certe caratteristiche fisiche dei personaggi vengono volutamente accentuate così da poterli caratterizzare al meglio.

Colonna sonora stupenda, concitata nel momento degli scontri, rispettosa e più pacata nei momenti introspettivi dei personaggi, a dir poco adrenalinica e jappo-punk nella opening, veramente stupenda nel connubio musica-immagini in cui le animazioni sono poco più che abbozzate, che anche con poco riescono a rendere benissimo l'espressività dei volti del sempre mangereccio Peko e dell'impassibile e robotico Tsukimoto.

Un anime che mi mancherà, e anche se undici episodi sono il giusto per terminare il racconto, ne avrei volentieri visti degli altri, se fosse stato garantito lo stesso tenore in tutti i comparti.
Veramente bello.