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Le light novel narranti le avventure di giovani ragazzi che finiscono dentro un gioco sono ormai un classico, e in pochi anni le abbiamo viste trasposte in anime similari. "No game No Life" fa parte di questo gruppetto che sicuramente non ha voglia di rischiare, e che malgrado non sia esordiente del genere, non riesce a progredire. Ci troviamo di fronte a un prodotto che pare aver preso e accentuato tutti i difetti che possiamo trovare in un qualsiasi anime in cui i protagonisti vengono catapultati in un gioco; il senso della realtà va a farsi friggere, i pensieri dei personaggi rasentano l'apatia pura, la loro perfezione è sempre la ricetta (non) vincente che porta avanti dodici episodi in cui sappiamo fin dall'inizio l'esito di ogni scontro. Come si fa a sapere già tutto quanto? Semplicemente analizzando brevemente la trama.

Sora e Shiro sono fratello e sorella; lui dovrebbe aver finito il liceo, lei non supera i dieci anni, eppure non va mai a scuola, non c'è un genitore che le dice cosa fare, nessun agente interviene dinnanzi a questa povera bambina che marcisce dentro la camera del fratellino NEET, niente di niente. Come se già questo non fosse sufficientemente inverosimile, questi due individui isolati dal mondo vengono, dopo una giocata online con un misterioso personaggio, catapultati in un mondo parallelo, dalle sembianze di un classico videogioco fantasy. Ciò che contraddistingue positivamente questo "videogame realistico" da un altro è la regola principale: "Non si combatte con le armi o le magie, ma lo si fa giocando". Scacchi, morra, carte... qualsiasi competizione esistente può essere utilizzata per ingaggiare duello con qualcuno, mettendo in palio una posta dal valore equo rispetto a quella dello sfidante. Questo farebbe pensare che non ci siano casi di power up improvvisi e personaggi invincibili, ma, allo stesso tempo, è il tallone d'Achille di tutta la serie; Sora e Shiro sono famosi come un duo che non ha mai perso, e che insieme riesce sempre, e preciso sempre, a cavarsela, grazie alla loro unione che sfocia anche nell'incesto e nella pedofilia, seppur fortunatamente poco più che accennata. Se parti con il presupposto che questi due sono imbattibili, e viene ribadito più volte il concetto, con che gusto guardi la serie? Ecco, questo manda a farsi friggere gran parte dell'attrattiva che si poteva nutrire, io l'ho visto quasi come uno spoiler vivente messo a inizio serie, e la cosa mi ha fatto non poco storcere il naso. La sopravvivenza del duo sarebbe anche interessante, così come i duelli che ne vengono fuori, ma ripeto, quando ci sottolineano quanto siano fighi e forti questi due, è già una serie che stufa, intrattiene a metà. Per fortuna, trattandosi di giochi, non ci saranno power up, e, data l'abilità che hanno sempre avuto Sora e Shiro, non si potranno contestare le loro mosse di gioco.

Un altro lato dolente è quello dei personaggi: è un ecchi, non critico ciò, ma di maschi non ne vedremo quasi mai, ne conto giusto uno, con un ruolo marginale e pure vecchio. Il protagonista troverà modo di schiavizzare ogni donna sul suo cammino, e spesso più che sul comico per me si sfocia sull'offensivo, soprattutto sull'unico personaggio che secondo me si salverà, ovvero Steph, la principessa del regno in cui vengono catapultati i due fratelli, e nipote di un re dalla reputazione non proprio positiva. Tutte le altre, magari inizialmente interessanti, poi vengono sminuite dal loro ruolo di "harem personale", e anche la sorellina geniale delle volte è fin troppo fastidiosa, soprattutto perché alla sua età conosce ogni perversione possibile e immaginabile, e incita persino il fratello a compierle dinnanzi ad essa. Il fanservice è annunciato, ma è sempre ripetitivo: ogni due puntate c'è sempre una scena in doccia, dove tutte stanno nude. Sempre la stessa scena ad ogni aggiunta di personaggio, come se non trovassero altri luoghi per far vedere due tette al vento. Oggettivamente, manca l'inventiva anche in quello che dovrebbe venir più semplice. Sora è il classico sfigato che ha paura di toccare una donna, il verginello un po' perverso di testa, ma che non oserebbe mai fare niente di spinto. Ovviamente, anche se isolato dal mondo, è un genio. E, ancora più "logicamente", ha un aspetto anonimo, come tutti i protagonisti di questo genere. Sicuramente il fallimento più grande è stato rendere lui la solita macchietta accalappia donne, senza coraggio di dargli quel tocco di originalità che ci si aspetta da una serie che, nonostante assomigli a uno "Sword Art Online" o un "Log Horizon", parte con un interessante postilla, ovvero quello degli scontri a suon di giochi.
Dal lato tecnico, è tutto molto esagerato: i colori sembrano un pasticcio fatto con Photoshop, stancano la vista e non sono per niente adatti a chi vuole farsi una maratona. I personaggi hanno un design abbastanza particolare, eccezion fatta per Sora. Gli occhi sono un po' troppo uguali tra di loro, ma non arriviamo agli standard di personaggi tutti uguali, e per fortuna, a parte lo stereotipo della sorellina appiccicosa, non troviamo niente di troppo "già visto". Ci sono citazioni su citazioni per accalappiare i più svariati tipi di fan e le musiche sono sulla media, niente che colpisca eccessivamente, in positivo o negativo. Il doppiaggio l'ho gradito assai, soprattutto su Steph, che spesso fa delle scenate davvero incredibili!

Perciò questo è un titolo carico di fanservice, per chi ama i protagonisti sfigati nella vita, ma che si riscattano e fanno i fighi. Parte con una buona prefazione: gli umani non usano armi per andare contro il mondo, ma i giochi, perciò l'astuzia e tante altre qualità che scoprirete con la visione. Peccato che si perda con i cliché più abusati degli ultimi anni. Non prende la sufficienza, perché ha bruciato un'idea interessante, omologandosi alla massa.