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La prima parte non mi ha convinto del tutto, nella seconda si riprende un po'. L'idea non è malvagia, anche se devo ammettere di aver storto il naso di fronte all'escamotage "fantastico" dei due protagonisti, che evitano il loro (palesissimo) problema sociale (diffuso quanto vogliamo, ma non per questo giustificabile) grazie a un tocco di bacchetta magica, ritrovandosi a vivere in un mondo (guarda un po') totalmente affine al loro stile di vita. Niente scuola, niente lavoro, semplicemente giocare a qualsiasi cosa per sopravvivere... forse rispecchia la mentalità di un qualsiasi quindicenne sulla faccia della Terra, NEET o meno che sia? Per apprezzare, quindi, i lati positivi di "No Game no Life", bisogna accantonare sia tutti gli elementi buttati nel calderone dei cliché per attirare l'attenzione del pubblico di riferimento sia la prima parte della serie, utile unicamente a introdurre Sora e Shiro nel nuovo mondo virtuale. Lati positivi che sussistono nell'evoluzione della trama che vedrà fratello e sorella vincere a qualsiasi gioco e in ogni situazione. Infatti, nonostante l'univocità degli esiti delle battaglie, le tattiche studiate dalla nostra coppia non sono troppo banali e i giochi a cui prendono parte risultano quantomeno interessanti e di sicuro non annoiano.

Cosa manca alla serie o, meglio, cosa mi sarebbe piaciuto di più? Sarà il fatto di non avere più quindici anni, ma è interessante osservare come durante la serie vi siano elementi come la discriminazione causati da guerre vere e proprie avvenute in passato e come questi vengano "offuscati", resi più blandi, nei riguardi dello spettatore. Basti vedere come, ogni volta che viene citata una guerra (con annesse immagini "forti", per cosi dire) o nel momento in cui due personaggi si insultano discriminandosi, tutto si risolve sdrammatizzando grazie alla battuta comica del personaggio di turno. Sembra quasi un paraocchi verso il pubblico, al quale i messaggi come il "non arrendersi mai" o "la fiducia nei propri compagni" vengono trasmessi con un filtro che censuri le scene troppo ritenute troppo forti, come ormai avviene nella maggior parte delle serie dedicate a un pubblico adolescenziale.