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8.0/10
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Avendo letto la precedente opera in cui Adachitoka ha preso parte, solo in veste di disegnatore, poter osservare il suo tratto animarsi è stato un vera conquista per me, che avevo adorato i suoi disegni. "Noragami" vede il sensei Adachitoka in solitaria, regista e sceneggiatore di un'opera che non può che definirsi encomiabile, sotto molti punti di vista.

Fin dalla prima puntata, è evidente come "Noragami" abbia rappresentato la serie di punta della primavera di animazione 2014. Il cast dei doppiatori è di prima scelta: voci famosissime e pluripremiate che, chi ha un po' di dimestichezza con l'animazione giapponese, non stenta a riconoscere immediatamente.
Altro punto di forza di questa opera sono le musiche. Sonorità complesse e particolari accompagnano la narrazione dei fatti in modo egregio, rendendo unici i combattimenti disseminati nel corso dell'opera. L'animazione, pure, risulta essere curata nei minimi particolari: fluida e dettagliata soprattutto nelle concitate scene di azione. Per quanto riguarda la trama e i personaggi non si potrebbe chiedere di meglio: la storia alterna momenti comici a momenti più seri, ma in modo equilibrato.
Vengono interessati dei temi particolari, di complessa e delicata trattazione e il modo in cui tali tematiche vengono toccate è degno di nota. Quello che emerge, principalmente, in "Noragami" è un continuo inno alla vita umana che, nonostante tutto, vale la pena di essere vissuta in modo pieno e consapevole. Un concetto con cui io concordo in pieno.

Yato, dio sconosciuto alla religione shintoista, tenta di affermarsi come divinità ufficiale. Durante questa spasmodica ricerca di ottenere un riconoscimento della propria divinità, incontra Hiyori, una giovane che, fin da subito, mostra un talento naturale a percepire realtà sconosciute alla maggior parte della popolazione. Ai due protagonisti si affianca ben presto Yukine, un giovane spirito rimasto sulla Terra, che viene trasformato da Yato nella sua arma personale, rivolta a sconfiggere i "fantasmi" che popolano la realtà terrestre. Queste entità contagiano esseri umani e spiriti vaganti, trasformandoli, a loro volta, in fantasmi. Nonostante sia uno spirito, Yukine resta pur sempre un ragazzo appena quattordicenne, morto in circostanze traumatiche. Lo stesso soffre per la sua condizione e desidera vivere una vita da normale adolescente, circondato da amici; l'impossibilità di realizzare questo suo desiderio lo consuma. In quanto suo "padrone", Yato risente della instabilità psicologica ed emotiva di Yuki: il rapporto che viene a crearsi tra i due è, quindi, molto intenso e, a tratti, struggente.
La storia di Yukine è, essa stessa, tormentata e bellissima. Un giovane che vuole vivere, ma che non può farlo; che desidererebbe una vita normale, ma che non può averla. Il modo di trattare un argomento come la morte, spesso un tabù, è toccante. Tutto è approfondito e la interiorità dei personaggi è scandagliata perfettamente.
Lo spettatore fa suoi i pensieri che attraversano le menti dei protagonisti, i sentimenti che gli stessi maturano in sé. Vive, insieme ai protagonisti, tutte le emozioni intensamente, fino a commuoversi. Hiyori non resta esclusa dal nucleo centrale della storia, dà il suo pieno contributo alla crescita del racconto, un contributo sempre molto mirato e saggio. La nostra protagonista è una donna che sa essere matura, a dispetto della sua giovane età, e aiuta sapientemente i suoi compagni di avventura ad affrontare le vicende in modo consapevole.

La narrazione della storia si ferma presto, ma, certamente, possono dirsi poste le basi per il continuo di un'opera avvincente che, io spero, sia più prossimo che mai.