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Quando ho iniziato questa serie non avevo grandi aspettative, invece ho trovato alcune caratteristiche di cui sono rimasto piacevolmente sorpreso.
Tanto per cominciare i protagonisti sembrerebbero essere Takemoto e Hagu, la ragazza che si trasferisce nell'accademia d'arte dove è ambientata la storia. Invece per tutta la storia si darà moltissimo spazio agli altri personaggi, in particolare alla storia di Yamada e Mayama, tanto da mettere quasi in ombra le vicende di quelli che dovrebbero essere i protagonisti.
I sentimenti dei personaggi sono rappresentati molto bene nelle scene. Come l'indecisione e il dolore che compare sul volto di Takemoto quando vede Hagu guardare Morita, ad esempio.
D'altro canto c'è da dire che Hagu è una 18enne dal carattere infantile e dall'aspetto da bambina e queste caratteristiche, unite al fatto che non parli mai e che sia doppiata con una voce da cani, non me l'hanno fatto amare come personaggio.
Mi ha dato un po' fastidio inoltre il fatto che Takemoto non abbia minimamente tentato, durante l'assenza di Morita, ad avvicinarsi a Hagu, ma si sia accontentato di restarle accanto come amico e di gustare le piccole cose. Questo finchè alla fine non ritorna Morita dal suo viaggio di lavoro. Non ho apprezzato nemmeno il fatto che Morita nonostante si sia finalmente diplomato abbia deciso di riniziare la stessa scuola dal terzo anno. E' una cosa che nessuno farebbe mai e non ne vedo nemmeno il senso dato che fino alla fine della prima serie Morita non avrà più alcun peso nella storia, quindi mi sfugge quale sia stata l'utilità di fare questa mossa "innaturale" per poi non sfruttarla. A meno che non torni utile nella seconda serie davvero non la comprendo.
Giunti alla fine Takemoto decide di compiere finalmente l'impresa che ripete dall'inizio della serie "da piccolo mi chiedevo fin dove potessi arrivare con la bicicletta senza voltarmi indietro". Arco temporale che ho apprezzato davvero moltissimo e che trasmette un bellissimo messaggio: volevo capire quanto erano per me importanti le cose che mi lasciavo alle spalle.
Arricchito dalla tanto agoniata dichiarazione del protagonista proprio sul finale, così da fare sperare in un ottima e altrettanto interessante seconda serie.