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"Ponyo sulla scogliera" è ispirato alla fiaba della sirenetta di Andersen, ma molto liberamente, innanzitutto perché la protagonista non è una sirena, ma una creatura nata dall'unione di un essere umano poi divenuto stregone (Fujimoto) e da una sorta di dea marina (Gran Mammare). Il suo aspetto quindi ricorda molto quello di un pesciolino rosso, ma con un viso sostanzialmente umano. Un giorno rimane incastrata in un barattolo di vetro e viene salvata da un bimbo di cinque anni, Sosuke: nonostante la diversità i due si affezionano subito l'uno all'altra e Ponyo, che leccandogli il sangue da un dito (che si era ferito proprio per liberarla) ha acquisito nuovi poteri, una volta riportata al mare da Fujimoto, desidera diventare un essere umano per poter restare insieme a Sosuke. Grazie a questi poteri scatena uno tsunami e, trasformatasi in umana, sfugge alla sorveglianza di Fujimoto, che farà di tutto per ritrovarla e riportarla di nuovo indietro...

Per ammissione dello stesso Miyazaki, "Ponyo sulla scogliera" è destinato a un pubblico più giovane rispetto ad altre sue produzioni, ma ciò non toglie che possa essere godibilissimo anche da un pubblico adulto, purché ovviamente abbia conservato una certa propensione a dimenticare la propria età per un po' e abbandonarsi ai propri vecchi sogni da bambino, non cercando necessariamente un film impegnato, di grosse pretese: Ponyo non è Mononoke, nel senso che non vuole dare un messaggio ambientalistico altrettanto forte e chiaro, e certamente non altrettanto crudo. Fujimoto è prevenuto verso il mondo umano dal quale egli stesso proviene, ma non è detto chiaramente se lo ha rinnegato semplicemente per amore di Gran Mammare o se vi è anche un'altra motivazione importante; allo stesso modo la questione del grave pericolo che corre il mondo costituisce più un'aggiunta, qualcosa che sta sullo sfondo della storia della candida reciproca simpatia (perché a quell'età mi pare un po' troppo presto per parlare d'amore), che un tema portante del film...
Insomma, Ponyo sulla scogliera va goduto e basta, come una rilassante evasione dai problemi quotidiani, e almeno per quanto mi riguarda ritengo che svolga adeguatamente questa funzione, perché la storia è dolce e godibile, ma soprattutto sono bellissimi i colori, i disegni e le animazioni; il tutto è migliorato dal fatto che Miyazaki sensei ha ostinatamente detto no all'ormai purtroppo troppo usata computer grafica, perciò quello che vediamo è tutto frutto di un duro lavoro a mano di tantissimi artisti, e il risultato è magnifico: il mare, con quell'animazione, non è più qualcosa di inanimato, ma diventa un'entità viva, un personaggio a tutti gli effetti: credete davvero che avrebbe potuto esserci lo stesso effetto con la fredda opera di un computer?
Per il resto, il character design tipico dei film Ghibli è per me sempre una gioia per gli occhi, e, mentre posso apprezzare i film nuovo stile nonostante la computer grafica, apprezzo i film come Ponyo anche per la sua assenza.

Per quanto riguarda i personaggi, alcuni sono più approfonditi di altri: molto riuscito è il piccolo Sosuke (non mi pare così strano che alla sua età chiami i genitori per nome), e anche abbastanza riuscita è Ponyo, da alcuni recensori additata come una sorta di ritardata mentale, ma che io penso non debba sorprendere per certi comportamenti, dettati semplicemente dalla sua natura di pesce!
Altro bel personaggio è Risa, una mamma molto simpatica ma anche forte e determinata nel conciliare il suo lavoro con la cura di suo figlio con un marito quasi sempre assente, anche se devo ammettere che non ho ben compreso certi suoi comportamenti, in primis la sua condotta alla guida anche in presenza di Sosuke.
Fujimoto è a mio avviso il personaggio più intrigante, quello che mi ha incuriosita di più, mi spiace solo che per esigenze narrative si sia dovuto sprecare un suo ulteriore approfondimento: a causa sua "Ponyo sulla scogliera" è l'unico film del quale sarei felice di vedere un prequel!
Infine, mentre Gran Mammare è poco più che una comparsa, un po' di spicco in più l'hanno avuto le vecchiette della casa di riposo, anche se il loro ruolo mi è rimasto un tantino oscuro, soprattutto quello di quella un po' bisbetica...
E forse è proprio questa la pecca che ho trovato in questo film, che mi impedisce di dare un voto più alto: lo scarso approfondimento di alcuni personaggi, di alcune motivazioni di certi eventi e di certe loro azioni non sempre chiare, il che forse si sarebbe potuto evitare sacrificando qualche passaggio che ho trovato più noioso, come la parte in cui appare la giovane coppia con quella ranocchietta spacciata per bambino (scusate, ma io lo trovo proprio brutto, non posso farci niente!).

Ma, tornando a ciò che dicevo all'inizio, ovvero che "Ponyo sulla scogliera" è un film per i bambini e per gli adulti che sanno tornare a guardare con occhi da bambini, questa pecca non mi pare poi così grave: "Ponyo sulla scogliera" resta comunque un gioiellino, con una storia delicata e godibile, personaggi deliziosi, buon doppiaggio (lasciamo stare l'adattamento talvolta un po' forzato a causa di una traduzione troppo letterale del giapponese, anche perché ormai mi ci sono quasi abituata!), colori ed animazione fantastici... Senza dimenticare, ultima ma non per importanza, la musica di Hisaishi, che come sempre accompagna il tutto magnificamente!