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Voler stupire a tutti i costi e con ogni mezzo, indipendentemente dall'ambito di riferimento, molto spesso non si rivela una scelta vincente, anzi: in assenza di caratteristiche imprescindibili e fondamentali quali esperienza, passione, abilità e capacità di discernimento, infatti, il rischio di risultare sterili, vuoti, inutili, perfino pretenziosi, nonostante l'originalità e i vari virtuosismi tecnici o stilistici adoperati, diviene dura verità, certezza. Nel campo delle opere di intrattenimento vi sono numerosi casi del genere, prodotti di vario tipo definibili, in breve, unicamente come meri esercizi di stile dei rispettivi autori.
Fortunatamente, a dispetto delle feroci critiche che lo inseriscono in tale infamante categoria, questo non è il caso di "Mawaru Penguindrum", anime in ventiquattro episodi diretto da Kunihiko Ikuhara ("Utena", "Sailor Moon S").

Esiste il Destino? Se sì, è possibile opporvisi? E con quale mezzo? Cosa poi, tra gli eventi dolorosi, occorre accettare e cosa no? E' giusto che le colpe dei padri ricadano sui figli? Che senso ha vivere quando si perde la Luce, la fonte della felicità?
"Mawaru Penguindrum" si pone, riuscendoci, l'arduo obiettivo di fornire una risposta convincente a queste domande pesanti, difficili, la cui soluzione coinvolge tanto i personaggi, che ne hanno bisogno per salvare e proteggere quanto hanno di più caro, quanto il pubblico. Si tratta quindi di una serie piuttosto particolare e probabilmente non per tutti i gusti, ma che comunque è in grado innegabilmente di colpire l'attenzione proprio per queste (e molte altre) delicate tematiche e per il modo in cui esse risultano perfettamente integrate con la trama, ricchissima di dettagli e cliffhanger come anche di una buona comicità, efficace nello stemperare e alleggerire situazioni anche drammatiche.
Soprattutto, però, "Mawaru Penguindrum" riesce a comunicare in maniera fortissima un messaggio universale di amore al quale è impossibile rimanere indifferenti, poiché si tratta di quell'Amore in grado di trascendere il tempo e vincere la morte, ridonare la vita, cambiare il Destino, restituire speranza e indicare la via per la felicità anche quando sembra tutto perduto, quando si viene privati di ogni cosa, quando il dolore e la perdita dilaniano e distruggono irreparabilmente anche l'anima.
E lo fa attraverso un cast splendidamente caratterizzato, in alcuni frangenti assurdo e sopra le righe, in altri cupo o malinconico, di cui vengono analizzati dubbi, timori, sentimenti, sogni, desideri. Notevole attenzione è posta anche sui legami che uniscono questi personaggi, legami spesso d'amore appunto, da quello famigliare a quello per un amico o per il partner. Amore che, in ogni sua sfaccettatura, diviene quindi mezzo, fine e motore stesso, il più delle volte, delle loro azioni, fonte della loro forza, scudo contro la morte, come ben testimoniano i tre protagonisti Himari, Kanba e Shoma e anche gli altri comprimari, Ringo Oginome in primis.
Tutto questo rende "Mawaru Penguindrum" una storia sentita, molto incisiva, di forte impatto, grazie anche alla moltitudine di simbolismi grafici e concettuali (cui andrebbe dedicata, per completezza, un'ulteriore recensione) che la impreziosiscono ulteriormente, donandole un'aura onirica, sognante, a volte un po' criptica. Cripticità che però non sfocia mai nell'incomprensibilità o nell'incoerenza e che anzi si rivela un ulteriore pregio della serie, che infatti intrattiene, senza divenire mai pesante, riuscendo sì a stupire, ma anche a colpire e ad essere tutt'altro che vuota.

A onor del vero va anche detto che tutto questo potrebbe non essere perfettamente intuibile negli episodi iniziali: essi, infatti, si presentano apparentemente come un calderone sconclusionato e inconcludente di eventi, simbolismi e citazioni non sempre immediate, comicità, atmosfere ora deliranti, ora angosciose o malinconiche, e personaggi in diversi frangenti totalmente squilibrati, che non rendono chiaro lo scopo, la finalità della serie stessa. Si tratta comunque di puntate estremamente piacevoli, in cui vengono analizzati o costruiti i rapporti tra i protagonisti (come quello tra i tre fratelli o tra Ringo e Shoma), in cui si comincia già a dare spazio a riflessioni di vario tipo e in cui vengono disseminati i primi indizi fondamentali per la comprensione totale dell'anime che, di fatto, risulta studiato in maniera certosina in ogni sua parte.
Tali dettagli sono infatti la base di tutti i colpi di scena della seconda parte, che abbandona parzialmente le atmosfere allegre e spensierate sfruttate in precedenza a favore di momenti più drammatici e intimistici, per culminare poi in uno splendido, commovente finale in cui ogni cerchio viene chiuso senza intoppi e ogni cosa trova la sua giusta collocazione.

La parte tecnica dell'opera non è da meno rispetto al suo contenuto, grazie a un bel chara design, a una colonna sonora orecchiabile e ben integrata con la narrazione, e alle inquadrature sempre di forte impatto visivo ed emotivo adoperate. Menzione d'onore anche per il doppiaggio italiano della Dynit, ineccepibile sia nell'adattamento che nella scelta delle voci, Manuel Meli in primis, che offre un'interpretazione perfetta di Shoma.

Concludendo, mi sento di consigliare spassionatamente, nonostante le diverse particolarità e stramberie, quello che per me è un vero gioiellino dell'animazione degli ultimi anni, simbolo di positività e bellezza, capace di donare molto se gli si concede la considerazione che merita. Se se ne vogliono cogliere tutte le sfumature, è necessario, infatti, dedicare a "Mawaru Penguindrum" la giusta attenzione, evitando tassativamente una visione frammentaria degli episodi che potrebbe portare a valutare la serie come vuota, pretenziosa, inconcludente e eccessivamente contorta, quando di fatto non è nulla di tutto ciò.