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"Il viaggio verso Agartha" è un film di Makoto Shinkai del 2011. La protagonista, Asuna, è una ragazzina che, dopo vari anni, non riesce ancora a superare il dolore per la morte di suo padre. Un giorno, viene salvata dall'assalto di un mostro da un ragazzo, Shun, proveniente dalla misteriosa città di Agartha. Se ne innamora subito, ma purtroppo lui sparisce poco dopo in un tragico incidente. Successivamente, Asuna sente nominare di nuovo Agartha da un suo professore, Morisaki, che spiega che lì è possibile resuscitare i morti. Morisaki vorrebbe andare ad Agartha per riportare in vita la moglie morta 10 anni prima di malattia, così lui ed Asuna si troveranno a viaggiare insieme...

La visione di questo film mi ha lasciata davvero basita, tanto che non posso non commentarlo a caldo, a visione appena conclusa! Di Shinkai avevo già visto "5 Cm per Second" e mi aveva delusa, ma questo nuovo prodotto, decisamente più fantasy, mi ha subito attratta: ne avevo visto il trailer, potendone apprezzare le belle animazioni, i colori ed il character design che ricorda abbastanza quello tipico dello studio Ghibli, che mi è sempre piaciuto. Così, ho desiderato tanto vederlo e dare un'altra opportunità a questo giovane regista tanto apprezzato dagli appassionati, convinta che, se piace tanto, un motivo deve pur esserci! Ed effettivamente, adesso, a visione conclusa, posso dire di poterli comprendere meglio. L'influenza di Miyazaki è più che palese, non solo perché la sequenza iniziale di Asuna che corre sulla collina ad ascoltare la radio è molto simile alla scena iniziale di "Kiki's Delivery Service", non solo perché il cristallo clavis ricorda la pietra di Sheeta di "Laputa - Il Castello nel Cielo" e perché per un dettaglio (che non preciso per non spoilerare) Morisaki mi ha ricordato Eboshi de "La Principessa Mononoke"! Ma presumo che, agli inizi di una carriera, certi spunti si possano ritenere giustificati e poi, qualcosa di più rispetto a quel film (a mio avviso sopravvalutatissimo) l'ho notato. Ci sono ancora fastidiose discontinuità nella trama, aspetti interessantissimi lasciati troppo oscuri per i miei gusti, ma almeno ho apprezzato il fatto che il regista si sia dedicato ad un tema più impegnativo, non troppo originale ma sempre attuale, della morte e dell'elaborazione del lutto, rifacendosi al mito di Orfeo ed Euridice. E graficamente ho trovato il prodotto spettacolare, sia per le animazioni dei personaggi che per i fondali, una gioia per gli occhi, al di là delle brevi sequenze a cui avrei potuto riferirmi unicamente con il trailer. Promossa anche la colonna sonora, niente di memorabile ma sicuramente gradevole.
Dunque mi sento di incoraggiare Shinkai, che, come Goro Miyazaki, tende man mano a migliorare, com'è giusto che sia. Mi aspetto che "Il Giardino delle Parole", che ancora non ho avuto modo di vedere, possa essere ancora più bello!

Ma c'è un ma, ed è un ma molto, molto grosso. Se ad un migliorato Shinkai potrei dare tranquillamente un 8, sono costretta a giudicare il prodotto che ci è stato proposto, che nel complesso definirei qualcosa di scandaloso: la Kazè, che purtroppo ne ha curato l'unica edizione italiana finora disponibile, ha sfruttato doppiatori non professionisti, francesi che pronunciavano l'italiano senza alcun sentimento, praticamente ai livelli di bambini delle elementari alla recita scolastica, con un risultato a dir poco osceno. Sul serio, ascoltandoli non sapevo proprio se ridere o piangere! Fra l'altro ho letto che anche la traduzione è stata ottenuta da una trasposizione molto maccheronica del francese, perciò, a quanto pare, nemmeno la visione in giapponese con i sottotitoli aiuta più di tanto... Ed a questo punto mi viene anche da chiedermi se non sia stato anche questo adattamento a contribuire alla permanenza dei così tanti punti oscuri a cui accennavo prima!
Dunque, facendo una media e volendo essere molto generosa, purtroppo mi sento di dare appena la sufficienza ad un prodotto che trattato degnamente avrebbe meritato sicuramente molto di più. Il doppiaggio è soltanto uno dei tanti aspetti di un film, perciò di solito può solo intaccarne minimamente il valore per alcuni particolari come una parola o una frase che può suonare goffa e/o grammaticalmente sgradevole, ma mai prima d'ora mi era capitato un simile disastro!
Spero tanto che qualcun altro decida di ridoppiarlo (sì, qualcun altro, non certo una casa editrice che ha dimostrato in tal modo di non avere un briciolo di rispetto per chi compra onestamente i DVD invece di scaricarli illegalmente!), cosicché noi tutti possiamo vedere finalmente il vero film.