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Un anime giapponese, così come ogni altra opera d'intrattenimento, non va deriso o idolatrato a seconda di chi "tira le fila", bensì dalla qualità propria di quella determinata opera. E' l'affermazione ideale per aprire un discorso su "Yuri Kuma Arashi", che tradotto in maniera razionale sarebbe "non prendermi in giro dicendo che lo guardi per la trama".

In una realtà dove il mondo è diviso tra regno degli umani e degli orsi da un muro detto "dell'estinzione" si svolge la vita quotidiana (ci stiamo credendo tutti) di Kureha, una giovane studentessa lesbica (come tutte le ragazze della sua scuola e del mondo, parrebbe) orfana di madre. La giovane trova sollievo dalla perdita della sua unica parente nell'amore della sua amica Sumika, che tuttavia farà la stessa fine della madre... ah povera Kureha, è sfigata quanto il protagonista pianista di un altro anime di nostra conoscenza. Poco dopo l'accaduto, due nuove studentesse entreranno nella vita di Kureha, la quale tuttavia non sa che il pericolo è proprio intorno a lei, in più di un senso. E qui mi fermo.

Dunque, solitamente non amo recensire un anime facendo riferimento agli autori, ma, visto che in molti (la sfilza di individui che lo hanno apprezzato prima di tutti) come prima caratteristica positiva affibbiavano il nome Kunihiko Ikuhara (creatore di "Sailor Moon", "Punta al Top 2" o "Mawaru-Penguindrum" tanto per citarne i tre più famosi), mi vedo costretto a chiarire un concetto già usato per introdurre questa recensione, ovvero che non tutte le ciambelle escono col buco. Secondo voi ogni opera che sgancia un autore di successo è automaticamente un capolavoro semplicemente perché è stato quell'autore in particolare a dirigerla? Non credo ci sia bisogno che vi risponda. Tralasciando che le opere di Ikuhara non sono neanche numerosissime, seppur molto conosciute alcune, quindi è inutile cercare di premere sull'unico lato positivo inesistente della faccenda.

Vi è in ogni caso una fetta d'utenza che ha apprezzato parecchio questo anime per dei "significati nascosti" dietro ogni evento e/o frase presenti nell'opera in questione. E' curiosamente affascinante leggere di gente che si è sforzata tanto da far fondere l'ultimo dei propri neuroni ancora funzionanti per dare un significato vagamente profondo agli eventi di "Yuri Kuma Arashi". Ad esempio c'è chi ha annotato al significato dell'isolamento presente nella classe di Kureha l'isolamento sociale derivante dalla definizione di male per tutto ciò che concerne il diverso e il fuori dalle regole scritte e non, ma è solo una delle tante 'pippe mentali'. Di norma ora dovrei fiondarmi sulla parentesi "yuri", ed è ciò che mi appresto a fare, tuttavia si tratta solo di un tassello secondario che comunque contribuisce a lanciare quest'opera nella pattumiera.

Nel corso degli anni ho letto di gente che per "giustificarsi", ma sarebbe più corretto dire "nascondersi", scriveva/diceva di visionare opere come "Girls und Panzer" per la fedeltà e la cura nei dettagli sui carri armati. C'è stato chi diceva di aver apprezzato "Ikkitousen" per la trama. C'è stato addirittura chi ha scritto di essersi appassionato a un anime come "Strike Witches" per la fedeltà storica... Dove voglio arrivare con tutto ciò? Beh, se qualcuno mi venisse a dire che ha visionato un'opera come "Yuri Kuma Arashi" per la trama, io mi vedrei costretto a mettere in atto una sonora risata. Perché è come dire che la gente guarda hentai per godersi la questione amorosa o il dramma sentimentale. Do pertanto un consiglio sincero, non nascondetevi dietro un dito e confessate di averlo visto perché vi aspettavate le scene erotiche (che non sono proprio tantissime anche contando le leccate di miele sul corpo di Kureha qua e là). Lo yuri è e rimane un'aggiunta essenziale per le finanze di quest'opera, che cola a picco dal primo episodio. Vi è inoltre una ripetizione di scene, location e dialoghi specie nei primi episodi: la cosa è voluta, ma trasuda svogliatezza da parte degli autori e ulteriore noia negli spettatori.

Tecnicamente non c'è molto da dire, l'anime ha uno stile particolare seppur non indimenticabile. Colori e illuminazione accompagnano sfondi per nulla da buttare che tuttavia risultano sempre eccessivamente statici. I personaggi sono quasi tutte ragazze e a dirla tutta basta cambiare colori e acconciatura, più qualche dettaglio a caso, per avere in fin dei conti sempre lo stesso personaggio, ma non lo riterrei un difetto vero e proprio, dato che è un punto che tocca anche altre opere. Le animazioni sono... legnose e mai dinamiche, si fa un grande uso di scene astratte che dopo una sana e goduta fumata d'erba assumono significati dal retrogusto filosofico, o almeno così dicono le leggende metropolitane. Sulle sigle mi permetto di stendere un velo pietoso, astenendomi specie dal definire ciò che si vede. Piccola nota, nessuna persona sana di mente riuscirebbe a prendere sul serio delle ragazze con le zampe peluche da orso e che pertanto dovrebbero essere ritenute "orse", così come nessun sano di mente prenderebbe sul serio il fatto che i "famelici e selvaggi" orsi abbiano le dimensioni di una pantofola.

Naturalmente ci saranno i soliti a dire: "Eh beh, potevi non guardarlo", e invece no, io visiono anche solo per curiosità, per capire cosa le persone trovano di bello in una determinata opera. C'è gente che ha definito "Cinquanta sfumature di grigio" un capolavoro, quando in realtà è un porno con l'abito da film, ma non per questo chi odiava il genere e già sapeva cosa si aspettava si è astenuto dal visionarlo, anzi lo hanno visionato apposta per cercare di capirlo (invano). Naturalmente chi ha apprezzato "Yuri Kuma Arashi" non cambierà idea a riguardo dopo aver letto ciò che se ne scrive in rete e né deve accadere. Sono spiacente di non essere riuscito ad apprezzare cotanta meraviglia, ma un anime erotico/psicologico finto, sceneggiato con il fondoschiena e che si nasconde dietro fumosi significati simbolici (inesistenti), non lo ritengo degno del tempo dedicatogli. L'occhio e l'orecchio rispettivamente vedono e sentono ciò che vogliono vedere e sentire. Tra le risate di alcuni, il disappunto di molti e il riscontro positivo di quelli che prevedo molto pochi, concludo questa recensione.