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Prima di mettere per iscritto una recensione "professionale" solitamente ci si documenta, si chiedono pareri agli amici, si leggono i commenti degli altri utenti per farsi un'idea chiara e completa di ciò che si è visto, in modo da valutare con cognizione di causa. Questa è dunque una recensione amatoriale, scritta di getto dopo qualche giorno di visione e senza particolari pretese che non siano quelle di dare un parere personale e onesto, totalmente ignorante dei concetti di fondo che può avere il film.

"La principessa Mononoke" è il mio primo film targato Miyazaki, di cui inevitabilmente ho sentito parlare bene. Ciò che mi ha trasmesso è stata una piacevole sensazione di immersione; in tutte le due ore di visione mi sono sentito inghiottito nell'ambientazione, come se stessi seguendo i passi di Hashitaka nel suo esplorare un mondo dall'epoca e dalle usanze diverse da quelle dei giorni nostri, ma così tanto impregnate di fascino e misticismo da coinvolgermi.
Una forte disunione (barra conflitto) tra gli umani e la natura sembra essere il tema centrale su cui verte la storia, anche se questo non mi ha sinceramente colpito molto, lasciandomi invece piuttosto impassibile.
La figura di San mi è apparsa essere quella con una maggiore caratterizzazione per il fatto di credersi lupo, tanto da andare contro i principi dei suoi simili che vogliono disboscare la foresta in cui lei vive insieme ai lupi. Sentendosi minacciata dalla presunta crudeltà degli uomini, si difende con le unghie e con i denti, arrivando anche a tendere degli agguati con l'obiettivo di assassinare la figura che lei vede pericolosa per l'incolumità della natura stessa. Purtroppo però si trova in difficoltà nel suo intento, soprattutto per via delle armi da fuoco di cui gli uomini e le donne di lady Eboshi dispongono.
In tutto questo, il protagonista Hashitaka è costretto ad abbandonare il suo villaggio in cerca dello spirito in grado di curare la sua infezione provocata dal demone cinghiale e che lo porterà inevitabilmente alla morte. Sembra essere guidato da sentimenti di odio verso le presunte ingiustizie; tuttavia, con un briciolo di ragione rimasta, riesce a reprimere questo sentimento negativo che sembra essere alimentato o comunque accentuato dall'infezione. Anzi, man mano che la vicenda si sviluppa, sembra diventare particolarmente empatico e comprensivo nei confronti di entrambe le fazioni in guerra, tanto che alla fine non si schiererà davvero né con l'una e né con l'altra, facendo solo ciò che riterrà giusto.

Purtroppo i personaggi non mi hanno davvero colpito molto, e molte scene di dialogo mi sono parse piatte, al contrario invece delle personificazioni degli animali, descritti anche con una loro precisa psicologia, proprio come quando viene evidenziato il modo di ragionare dei cinghiali differentemente da quello dei lupi.
Un particolare plauso devo farlo al comparto sonoro, che personalmente mi ha coinvolto e commosso più volte, insieme all'ambientazione. A volte con scene anche abbastanza violente.

Tirando le somme di questa mia piccola e personale recensione, posso dire che non mi è davvero piaciuto molto, sebbene ne avverta il peso culturale. Sembra affrontare un argomento sempre attuale e universalmente importante, ma non sembra farlo con una grande forza comunicativa e un sano, concreto intrattenimento.
Per la sua capacità immersiva il mio voto è comunque sopra la sufficienza, tanto che lo considero un film da vedere almeno una volta.