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Aver realizzato un capolavoro assoluto dell'animazione come "Ghost in the Shell 2: Innocence" non è bastato a quel genio di Mamoru Oshii, poiché quattro anni dopo decide di rimettersi dietro la macchina da presa per dirigere "The Sky Crawlers - I Cavalieri del Cielo". Il maestro si dedicherà alla sola regia, mentre questa volta affida la sceneggiatura a Chihiro Ito, sebbene sotto sua stretta supervisione. L'opera, uscita nel 2008, viene presentata alla Mostra del cinema di Venezia, e ha trovato una distribuzione in un edizione home-video piena zeppa di contenuti speciali, sia in DVD che in Blu-Ray, da parte della casa di distribuzione della Dall'Angelo Pictures.

In un futuro lontano la guerra è stata appaltata a due industrie belliche, la Lauthern e la Rostock, le quali adoperano piloti di aerei detti "Kildren", per via del fatto che sono destinati a non invecchiare mai, finché non muoiono in battaglia. Yuichi Kannami è uno di loro e al suo arrivo alla base militare della Rostock, comandata da Suito Kusanagi, gli sembra di essere già stato in quel posto, anche se non lo ricorda per niente.

Redigere una bozza di trama per un film del genere è uno sforzo immane, poiché con "The Sky Crawlers" il regista ha optato per una storia quanto mai labile, la quale si regge su sole due spiegazioni chiarificatrici piazzate al momento giusto. Più che a un cinema narrativo, con tale opera ci si ritrova innanzi a un film (almeno in parte) contemplativo, poiché vi è presente un'anti-trama inscenata in un luogo sospeso quanto indefinito nel tempo. Non risulta difficile capire il perché Oshii abbia voluto dirigere tale pellicola, visto che all'interno di essa vi confluiscono tutti gli elementi della sua poetica: "l'impossibilità di una dicotomia reale e irreale", "la percezione relativa e circolare dello spazio-tempo" e "la necessaria coesistenza tra guerra e pace". I "Kildren" sono esseri immortali, ma questo per loro è una condanna, perché la loro unica via per sfuggire a tale destino è la morte in battaglia.
Non deve quindi risultare strano che essi siano rappresentati come dei ragazzini in piena adolescenza, fase della vita in cui una persona si ritrova a metà strada tra l'infanzia propria dei bambini e la cinica spietatezza degli adulti. Analizzando tale elemento, emerge quindi una forte protesta sociale da parte dell'autore contro lo sfruttamento degli adolescenti, la cui vita viene distrutta innestando nella loro testa solo bugie e falsi scopi, venendo costretti a un "gioco" al massacro in un conflitto armato, solo per mero spettacolo televisivo.
Con un discorso poggiante su basi filosofiche, l'autore sostiene l'impossibilità di eliminare la guerra, perché è una parte essenziale della natura umana, poiché i propositi pacifistici alla fine di ogni conflitto bellico verranno dimenticati con il passare del tempo, così che irrimediabilmente si ricada in questo infinito circolo vizioso. Il mero ricordo tramandato tramite i libri non basta, poiché l'essere umano è capace di apprendere la lezione solo se la subisce di persona e, quindi, ha bisogno di "vedere" la guerra per imparare ad apprezzare una pace, frutto di un'illusione data ad uso e consumo di una massa silenziosa. Un insegnamento basato sul sangue dei "Kildren", costretti a subire le conseguenze di questa guerra infinita, non potendo mai aspirare a un domani migliore, ma solamente vivere ogni giorno come se fosse l'ultimo. L'esistenza quotidiana di questi adolescenti è fatta di piccoli gesti ripetuti costantemente, come se vivessero in un eterno "presente" dove ogni giornata è identica alla precedente, rendendo praticamente inutili i concetti di "passato" e "futuro".
La sceneggiatura di "The Sky Crawlers" pur presentando molteplici sotto-testi e spunti di riflessione, non rinuncia a descrivere perfettamente il modo in cui i vari "Kildren" affrontano la propria condizione. Se il protagonista Yuichi risulta essere una personaggio squadrato nella sua apatia, mentre è alla ricerca della verità, ad essa è giunta oramai da tempo Suito Kusanagi, la figura più interessante di tutta l'opera.
La ragazza rappresenta in pieno le caratteristiche del tipico personaggio femminile "oshiiano": bella, dubbiosa, tormentata e dal comportamento instabile. Suito ha raggiunto la piena consapevolezza del perché di questa guerra infinita, ma ciò non le porta alcun beneficio; anzi, aver compreso tutto finisce con il causarle solo enorme sofferenza, perché, nonostante si trovi in una posizione di comando, è vittima di un sistema molto più grande di lei. Oshii tramite questo enigmatico personaggio solleva allo spettatore il tema della pesantezza dell'esistenza umana, dove, se vivere è una sofferenza, la morte non libera da nulla, ma costringe la ragazza a vivere una situazione di eterno ritorno al nulla simile a quello presente nel film "Cavallo di Torino" di Bela Tarr (2011).

Ben poco c'è da aggiungere sulla regia, visto che l'autore già con "Innocence" era giunto a una perfezione tecnica sopraffina nella padronanza del mezzo registico. In "The Sky Crawlers" c'è comunque da segnalare un uso più marcato del piano-sequenza (presente nelle sequenze di volo), in controtendenza rispetto alle inquadrature statiche usate nelle pellicole precedenti. Il regista sceglie inoltre di abolire quasi del tutto il classico campo-controcampo nei dialoghi, a favore del campo medio, finendo in questo modo con il dilatare molto i tempi della narrazione, che finisce con l'assumere un'atmosfera straniante.
Le scene di combattimento tra gli aerei sono ben lungi dall'essere riprese in modo "fotonico", come ad esempio in "Firefox - Volpe di Fuoco" o "Top Gun", ma vengono messe in scena in modo freddo e asciutto, tanto da risultare anti-spettacolari, così che l'autore riesca a risultare coerente con il suo messaggio anti-militarista. Da segnalare l'ottima fotografia, perfettamente amalgamata con il character design scarno e anonimo, la quale fa uso del bianco filtrato con una forte tonalità di grigio, in modo da conferire all'ambientazione una sorta di sospensione nel tempo e nello spazio, dove per i "Kildren"ogni giorno non ha nulla di diverso rispetto al precedente. Come tocco finale abbiamo infine le sempre eccellenti musiche di Kenji Kawai, il quale stavolta sforna la miglior colonna sonora della sua carriera, con un componimento tanto pacato, da risultare una litania malinconicamente eterea.

Concludendo il discorso, "The Sky Crawlers" risulta essere oggettivamente l'ennesimo capolavoro di un Mamoru Oshii all'apice del suo nichilismo più estremo e profondo. Tale autore oramai non ha più nulla da dimostrare, se non prendersi una piccola rivincita verso gli ottusi che sino alla metà degli anni '90 lo avevano ignorato, quando in realtà egli oggettivamente è una delle personalità cinematografiche più importanti della seconda metà del '900. Alla luce di quanto riportato sopra, sono da rigettarsi come infondate tutte le critiche concernenti il ritmo (calibrato alla perfezione) e la labilità della storia.
Congedo tutti consigliando quindi tale pellicola ad ogni amante della settima arte alla costante ricerca di capolavori da contemplare, nell'attesa che Oshii decida di sfornare un nuovo film d'animazione di cui abbiamo tanto disperato bisogno, visto lo stato di crisi in cui versa il cinema odierno.