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Attenzione: la recensione contiene lievi spoiler

"Come away oh human child,
to the waters and the wild,
with the fairy hand in hand,
to the world most full of weeping that you could understand"

Con questa bellissima poesia, interpretata in sottofondo con bellissimi disegni che richiamano le tinte acquerello, veniamo introdotti in un mondo magico.

La storia comincia dal passato, presentandoci Bronagh, giovane madre in attesa del secondo figlio, intenta a dipingere con il figlio più piccolo, Ben, mentre cerca d'insegnarli una canzone in irlandese (o gaelico). I colori sono sfumati e tutta la scena diventa sempre più onirica, mentre il piccolo Ben si addormenta. La scena cambia accompagnata dall'incupirsi dei colori, fattisi ora più scuri e tetri, e finalmente il film può cominciare.
Sono passati sei anni dalla scomparsa di Bronagh e Ben, suo padre, il bellissimo cane Cu e la sorellina Saorsie vivono su un'isola nel mare d'Irlanda, occupandosi del faro. Rispetto ai sentimenti dolci che il piccolo Ben provava per l'arrivo del nuovo bambino, questo Ben di dieci anni si mostra sgarbato e scontroso nei confronti della sorellina che ritiene responsabile della scomparsa della loro madre. La piccola prova una strana attrazione verso il mare e una sera, seguendo delle piccole luci misteriose, scopre un manto bianco con il quale può trasformarsi in una foca. Infatti, è una Selkie, creatura della mitologia irlandese.
La storia si complica quando la nonna dei due ragazzi decide che i due bambini non possono assolutamente continuare a vivere in quel luogo e di peso li porta in città. Qui, i due bambini dovranno intraprendere un lungo e pericoloso viaggio per tornare a casa, da loro padre, per fare in modo che Saorsie possa ritrovare il suo mantello e cantare la "canzone" delle Selkie per salvare le creature magiche dall'estinzione.

La trama, a primo avviso, può sembrare solo l'introduzione a un film semplice e piuttosto comune - ma non è così.
I sentimenti di Ben, anche quelli sgradevoli, sono realistici, e anche il suo sviluppo emotivo lo è altrettanto. L'incontro con i variegati abitanti del mondo magico lo aiuterà a capire di più quello che accade attorno a sé, ma soprattutto durante lo scontro con Macha, la "strega gufo", che non si può scappare dai sentimenti, ma che bisogna accettarli per quello che sono: per quanto a volte possano essere dolorosi, non possiamo fare a meno di provarli, ma, soprattutto, che alcune cose accadono senza che per questo sia colpa di qualcuno.
La rassomiglianza dei personaggi soprannaturali con figure care a Ben è stato quel tocco in più alla serie, mostrandoci il paradosso e la similitudine che accompagnano queste due facce della stessa medaglia. L'incontro con il grande Seanachai ci fornisce un momento di comicità, spezzando il ritmo che finora aveva guidato la storia. Grazie a lui, Ben scoprirà la verità su quanto accaduto a sua madre.
Il momento culminante del film, a mio avviso, è quando la conchiglia/ocarina s'infrange a terra e la piccola Saorsie, ormai al limite, cade al suolo con essa. Il momento in cui si ricongiunge al suo manto e canta la canzone per liberare il mondo magico è forse uno dei più toccanti di tutto il film. La canzone gaelica rende l'atmosfera ancora più magica.
Il finale, che non voglio citare per questioni di spoiler, farà scendere qualche lacrimuccia, ma ci lascia con un bellissimo messaggio: andrà tutto bene.

Le animazioni in acqua erano splendide, mi è spiaciuto solo non vederne di più, ma i paesaggi e la colonna sonora hanno ampiamente compensato in tutto e per tutto.
"Song of the Sea" è un film adatto a tutti, dai più grandi ai più piccoli, il suo stile di animazione - ancora legato al 2D - ci fa trarre un sospiro di sollievo dai classici film americani ormai dominati dal CGI e dal computer. Lo stile di disegno è molto simile a quello del suo predecessore, "The secret of Kells", ma senza quella marcatura per i contorni che fu tipica di quella pellicola.

Insomma, è un film da guardare e riguardare - anche solo per le bellissime musiche e la splendida canzone che ci accompagna nel corso della visione.
Un peccato che non abbia potuto vincere l'Oscar, ma non essendo Disney era piuttosto scontato.