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Anch'io ho visto questo film sulla scia della lettura di "All you need is Kill", manga in due volumi firmato da Hiroshi Sakurazaka. In realtà si tratta di una grande novità anche per me: non sono abituato a recensire film e credo che occorrano delle competenze in materia superiori alle mie per fare un buon lavoro. Tuttavia, seppur conscio dell'esistenza di una forte differenza esistente fra il recensire un anime e recensire un film americano, ci proverò lo stesso in quanto conoscevo già la storia e per questo sono molto motivato a dire la mia su questa trasposizione.
Cominciamo col dire che sono partito non prevenuto ma di più: in genere gli americani quando si dedicano a sceneggiature che non siano le loro non sono molto propensi a rispettarle fedelmente. E ciò, con tutta evidenza accade anche qui: la storia viene immediatamente "americanizzata" con eroi tutti a stelle e strisce e numerose variazioni sul tema, specie per quanto riguarda il finale che, obiettivamente è la cosa più brutta del film in questione.
Così Keiji Kiriya diventa il tenente Cage ed è interpretato da Tom Cruise, un attore molto esperto in film d'azione ma che, a mio modesto parere, dà il meglio di sè quando interpreta altri ruoli (Rain Man, Magnolia, Nato il 4 luglio ed altri). Dato che era già americana, non è stato invece cambiato il nome dell'altro personaggio cardine della storia, Rita Vrataski. Interpretata da Emily Blunt, il suo ruolo nella storia viene notevolmente ridimensionato: non soffre più, infatti, dei loop temporali al pari del protagonista come accadeva nel manga, ma the "full metal bitch" rivelerà di aver perso il dono del reset temporale a seguito di una trasfusione. Decisamente inguardabili, infine, sono i costumi di scena, anche non necessariamente ad alta tecnologia: la spada di Rita, infatti, è un vero scandalo per gli occhi.
Sulla base di tutto questo una valutazione negativa del film dovrebbe risultare automatica; ed invece, forse proprio perchè ero partito aspettandomi un disastro incommentabile, devo dire che come conversione può essere considerata passabile. Ho questa opinione per due motivi: innanzitutto non sono un integralista, e le variazioni sul tema sono bene accette se si rispetta la filosofia di base, cosa che per gran parte del tempo questo film fa (ad esclusione del finale ma vabbè). In secondo luogo ho visto così tante opere convertite in modo davvero scandaloso che questa la si può accettare ed anzi perfino applaudire: come già detto non si può chiedere agli americani di smettere di fare gli americani; tuttavia in questo caso mi sembra ci sia stato un maggior rispetto verso l'opera originaria e meno approssimazione.
Se le cose stanno così, allora ben venga la collaborazione fra cinema americano e sceneggiatori nipponici; aspettiamo ancora un titolo che possa fare la storia del cinema; ma se i risultati sono questi sono decisamente accettabili. Dati i numerosi precedenti io resterò sempre e comunque diffidente; spero di ricevere molte piccole sorprese in positivo come questa.