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"Nisemonogatari" parte in qualche modo svantaggiato, costretto ad essere confrontato al suo fortunato predecessore "Bakemonogatari", ma tutto ciò deve essere presto dimenticato se si vuole ragionare in maniera, se non oggettiva, quantomeno coerente con l'opera stessa.

Se in "Bakemonogatari" si parlava dei mostri che in tutti noi risiedono e ci causano più o meno problemi, portandoci in modo disinteressato e senza aspettative a ragionare sui fardelli che nella vita ci attanagliano, per quanto riguarda "Nisemonogatari" (ovvero storie di impostori o "impostorie") bisognerebbe partire col presupposto che, più che una continuazione del primo, si tratti di una gita estemporanea, fatta dall'autore e dallo studio di animazione, l'eclettica Shaft, per il mero e infantile, tanto quanto genuino, gusto di farla, lasciandosi inesorabilmente ma anche volutamente trascinare dalle frivolezze che una semplice sortita può offrire. La serie sembra racchiudere e condensare tutte queste piacevoli concessioni egoistiche: dal mangiarsi una ciambella fregandosene della dieta o guardare una bella ragazza semi-svestita, sdraiata, a prendere il sole sul manto erboso di un parco, magari "dimenticandosi" di avere una ragazza a casa; ed è su questo ultimo piccolo peccato che "Nisemonogatari" preme con forza, portandolo alla sua esasperazione più maliziosa, spesso oltre la sola ostentazione della bellezza, passando direttamente ai fatti, come dice lo stesso Araragi, per il solo piacere di farlo. Ma è sbagliato questo? Dimenticarsi della logicità e della pedagogia, per lasciarsi andare al mero intrattenimento, che, seppur magistralmente diretto, fa leva sui classici istinti primordiali dell'uomo, è giusto? Secondo me è legittimo, d'altro canto il mondo a tre dimensioni ne è ricolmo e non è raro l'essere intoccati da tale vuotezza; perché allora preoccuparcene in un anime? Ma non è tutto oro quello che ansima, e anche dietro uno spazzolino strofinato con lussuria si nascondono delle crepe che personalmente mi fanno storcere il naso, come ad esempio la carenza delle protagoniste della precedente stagione che, come uno specchio per allodole, ci vengono strofinate sotto il naso, fintanto che la nostra attenzione non si è abbastanza raccolta per poter andare avanti con le due sorelle minori di Araragi, che, per quanto mi sia divertito a vederle invischiate in fraintendibili (o addirittura palesi) situazioni di sensualità, mancano di spessore dal punto di vista caratteriale, che difficilmente, se sotto un certo limite, può essere colmato dal solo aspetto fisico e dalle scenette piccanti. Da sole non mandano avanti a pieno regime una serie, specialmente se questa ha delle basi di trama così volutamente deboli e, per quanto tutta quella che dovrebbe essere la vera storia della serie sia incentrata sulla verità, sulla menzogna, su cosa effettivamente esse siano e se siano poi così diverse fra loro, in realtà è un grandissimo pretesto per prendere binari che con una narrazione hanno ben poco a che fare: come se, per poter andare a vedere quella ragazza dai seni prorompenti e per mangiarti quella gustosa ciambella, dicessi alla tua ragazza che vai per portare fuori il cane; ma qual è la verità e qual è la menzogna? Alla fine una cosa non esclude l'altra e quindi qual è la risposta giusta? Credo che per questa serie la risposta sia "non importa", l'importante è uscire.