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Nuovo capitolo, nuovi personaggi... nuovamente consigliato!

Ovviamente, i fan della famosa serie di light novel di Nisio Isin non potranno sottrarsi dal visionare anche questo capitolo della saga, che non dà un seguito alle succose vicende che maggiormente avevano attirato e scatenato l'aspettativa del pubblico, ossia quelle accennate in "Tsukimonogatari", ma che, d'altra parte, ha il pregio di focalizzare l'attenzione su uno dei personaggi più enigmatici degli ultimi tempi: Oshino Ougi.
D'altronde, chi si è avvicinato a questo prodotto e al suo adattamento animato affidato alla buona regia di Akiyuki Shinbo sarà abituato ad essere sballottato avanti e indietro nel tempo attraverso la continuity di questa storia. La trama verticale è frammentata anacronologicamente: infatti, piuttosto che fare ricorso a figure come l'analessi (o flashback), è come se la trama fosse stata scomposta per poi essere ricomposta in modo non cronologico, ma certamente non casuale, creando un unicum veramente raro e sorprendente ai fini della narrazione.
E' facile però perdersi in questa frammentazione, per cui è utile specificare come le vicende trattate nella prima parte di "Owarimonogatari" si colleghino temporalmente tra l'arco "Nekomonogatari Shiro" e quello "Nadeko Medusa", mentre nella seconda parte i fatti vanno a incastrarsi tra l'arco "Mayoi Jianshi" e ancora "Nekomonogatari Shiro".

Anche questa serie vanta, o soffre (a seconda dei punti di vista), dei pregi e difetti dei suoi predecessori. Premettendo subito che il livello qualitativo di "Bakemonogatari" non è stato più rispecchiato nei suoi sequel animati, è comunque possibile affermare che ci sono alcuni parametri/caratteristiche che sono diventati canonici per questa saga, e che anche quest'ultima stagione rispecchia in pieno.
La regia ispirata di Shinbo fa sempre il suo dovere come in passato; ancora una volta i dialoghi tra i personaggi occupano uno spazio privilegiato, risultando, come d'abitudine, talvolta molto profondi, maturi, non scontati, e a tratti fuori dagli schemi. Talvolta però saranno anche fini a sé stessi, di una maturità e innovazione effimera, un'originalità e profondità che ricadono su loro stesse, se questi ricercano nella complessità dell'esposizione un espediente per mascherare proseliti di utilità dubbia e che nascondono tematiche in realtà banali e scambi di battute di cui si potrebbe tranquillamente fare a meno.
Come sempre, quindi, questo tentativo di innalzare il livello dei dialoghi è un fiore all'occhiello e un limite allo stesso tempo.
Gli immancabili frame testuali si riscoprono in una nuova veste grafica, risultando più freschi, e i personaggi, vecchi e nuovi, sono caratterizzati nel modo ammaliante che abbiamo imparato a conoscere. Il caro vecchio filo conduttore dei problemi familiari fa anche qui capolino, non sfigurando rispetto alle sue precedenti apparizioni. Stavolta inoltre sembra esserci pochissimo spazio per il fanservice, che tante e doverose critiche ha attirato in passato.
Col passare degli anni il miglioramento grafico, nell'uso dell'illuminazione, nei disegni e animazioni, nel pattern di colori, si nota e risulta molto piacevole.

Passiamo però ad analizzare le due "monogatari", o storie, che dir si voglia, separatamente.
Nella prima parte assistiamo a un prepotente tentativo di Oshino Ougi di prendersi un posto su quel palcoscenico su cui si sono susseguite numerose storie, che altro non è che la quotidiana vita di Araragi Koyomi. Il primo episodio consta di una durata straordinaria di ben quarantacinque minuti, che trascorrono attraverso uno scambio di battute tra i due personaggi appena citati, senza lasciare spazio alla noia. Ciò fungerà sia da preludio all'introduzione di un nuovo personaggio, Sodachi, sia a un focus sulla misteriosa personalità di Ougi-chan. Il risultato è senz'altro positivo.
Il primo arco è incentrato su un nuovo personaggio che frequenta la stessa classe di Araragi, assentatasi però per alcuni anni per vicende su cui verrà repentinamente fatta luce. Parliamo di Sodachi, una ragazza dalla personalità alquanto lunatica e irascibile, che sembra avercela a morte con Koyomi. Ben presto si scoprirà che i due erano, in passato, legati da un rapporto ben più stretto, di cui però il nostro protagonista stenta a ricordarsi. Tutto ciò può, ragionando a freddo, sembrare una forzatura, un escamotage per "allungare il brodo" con una storia tralasciabile, in quanto, essendo la giovane così presente (in più occasioni) nel passato di Araragi, è strano che quest' ultimo se ne sia dimenticato. Anche se proprio sull'essersene dimenticato l'autore gioca molto, rendendolo centrale nella trama di questo arco. Inoltre sarà Ougi stessa a rivelare di aver voluto mettere alla prova il protagonista nel rapportarsi con una amica d'infanzia in vista di un simile, ma ben più catastrofico, evento futuro, ovvero la storia di Nadeko Medusa che ben conosciamo. Quindi tutto sembra avere una spiegazione, e il modo di trasporla su schermo non è affatto male, anzi. Nel complesso la narrazione è ben sviluppata e assume delle tinte investigative, con ammiccamenti all'aritmetica e all'enigmistica, che ben figurano, lasciando spazio a un bel colpo di scena finale (anche se abbastanza telefonato) e a trovate narrative molto riuscite (come il caso della lettera).
L'interpretazione della doppiatrice che presta la voce a Sodachi è meritevole di applausi, molto credibile nei discorsi a cui la ragazza si presta e che lasciano trasparire follia, nostalgia, angoscia, ansia e irrequietezza, tanto da risultare in alcuni passaggi disturbante, quanto apprezzabile dal punto di vista della recitazione.

Il secondo arco vede protagonisti l'irrinunciabile Koyomi, Kanbaru, Shinobu e Gaen, alle prese con una misteriosa entità dotata di energy drain che sembra attentare alla vita del nostro protagonista.
Ovviamente l'identità di quest'ultima sarà svelata da Gaen, non a caso essa stessa è solita appellarsi come 'colei che sa tutto'. La sua spiegazione rappresenterà uno dei discorsi più affascinanti e con più riferimenti dell'intera serie, uno di quelli per cui molti sono spinti e invogliati a seguire questi titoli. Questo arco ha un sapore maggiormente action e soprannaturale, con una storia dalle tinte sentimentali e nostalgiche per la vampira millenaria Kiss-shot, che dovrà fare i conti con il suo passato. Il tutto sarà condito da un crescente hype per l'ultima puntata, solo in parte ripagato. Questa infatti risulta un po' amara, ma in senso buono, con ottimi spunti riflessivi soprattutto nel finale, quando il discorso si concentra sull'indolenza del nostro protagonista. Vengono gettate le basi per risvolti futuri, e ancora una volta Ougi viene delineata come la vera nemesi di Koyomi. Se il ragazzo è il cantastorie designato dalla penna dell'autore, questa misteriosa figura femminile è colei che è pronta ad ascoltare queste storie e, molto probabilmente, a stravolgerle a suo piacimento.

Il fluire di questi episodi è intervallato, all'inizio e alla fine, da ben tre opening e da una ending molto calzanti con l'atmosfera, che riescono ad affermare un carattere proprio e a ritagliarsi uno spazio in sede di giudizio complessivo dell'opera.
E, se è appunto un giudizio che si vuol esprimere, risulta difficile partorire un feedback negativo.
Le tematiche trattate, gli spunti offerti e la realizzazione complessiva trasportano lo spettatore in un vortice di eventi, colori, sentimenti e battute che a volte non si lasciano, volutamente, comprendere, ma che riescono nel difficile compito di affascinare il fruitore finale, ammaliandolo piuttosto che intrattenendolo, rapendolo in una narrazione che prova leggermente a discostarsi dai soliti prodotti. Tutto ciò comunque senza essere esente da colpe o difetti, ma affermando almeno una propria identità individuale.

Ricapitolando, questo anime ripropone tematiche e caratteristiche che hanno fatto la fortuna della "Monogatari Series", offre un nuovo tassello del puzzle che ben si incastra con le vicende passate, non costituisce passi in avanti a livello di trama, ma approfondisce personaggi vecchi e nuovi, e racconta due storie che vale la pena ascoltare. Ancora una volta promosso, merita la visione.

Voto: 8 - -