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"Charlotte" è un anime in trenta episodi del 1977 prodotto dalla Nippon Animation, le cui caratteristiche preponderanti ne rivelano l'appartenenza al filone, di gran moda negli anni '70 e '80, anche grazie alla popolarità raggiunta da "Candy Candy", delle orfanelle sfortunate, coraggiose e, forse, eccessivamente ottimiste. Analizziamolo nel dettaglio.

Trama:
Alla vigilia del suo dodicesimo compleanno, Charlotte Montbarn, figlia del proprietario di un ranch canadese, scopre che la madre, che non vede da quando era in fasce, presto raggiungerà la famiglia in Québec. Le cose, però, non vanno come previsto, dacché la nave sulla quale la donna viaggiava affonda, mentre il marito muore in mare nel tentativo di salvare l'amata consorte. Da un giorno all'altro, quindi, la ragazzina si ritrova completamente sola, con una fattoria da mandare avanti. Ad aiutarla, il vecchietto appassionato di astronomia Melville, suo nipote Sandy e un misterioso cavaliere...

Disegni:
Uno dei motivi per cui questa serie non emerge rispetto agli anime "cugini" è il comparto grafico: sia le animazioni che il character design sono abbastanza al risparmio, con i personaggi disegnati in maniera altalenante e talvolta paurosamente simili ad altri già visti in serie coeve (ad esempio il "Cavaliere" e Louis, fotocopie di Albert di Candy), i soliti cattivi alla "Lombroso", la scarsa cura nella ricostruzione dei costumi e dello stile dell'epoca (quando mai nei primi anni del '900 le bambine andavano in giro in salopette o dormivano in maglietta e pantaloncini?) e gli sfondi poco dettagliati. Diciamocelo pure: considerata la trama non proprio originale, almeno sul piano dei disegni si poteva fare di più.

Storia:
L'intreccio delle vicende, come si è già suggerito, non è molto esaltante: ogni singolo risvolto della narrazione è assolutamente prevedibile. Anche qui, come in numerosissime serie di quegli anni, abbiamo segreti di famiglia, giovanissime seguaci della filosofia di Iriza/Eliza Legan che ostacolano la protagonista, disgrazie, malattie, fughe, morti strappalacrime e chi più ne ha più ne metta. E tutto questo senza far menzione del finale, ennesima dimostrazione che lo scopo dei produttori, fondamentalmente, era avere un pretesto per vendere bamboline e giochi a tema alle bambine giapponesi...

Personaggi:
Come protagonista, Charlotte non è propriamente memorabile: è meno piagnucolosa e sdolcinata di tante altre eroine degli shojo vecchio stampo, questo sì, ma i suoi pregi terminano qui. Per il resto, la sua caratterizzazione lascia a desiderare: è una figura a tutto tondo che, mentalmente, dalla prima all'ultima puntata, non mostra alcun segno di maturazione interiore, a dispetto delle difficoltà affrontate. Anzi, nell'epilogo della storia sembra addirittura aver fatto dei passi indietro, dimostrandosi facilmente irritabile, invidiosa e assai più infantile di quanto ci si aspetterebbe da una ragazzina che, a dodici anni, ha avuto parecchie lezioni di vita. Per quel che concerne i personaggi che la affiancano, in loro di indimenticabile c'è ancora meno. Sarà sufficiente dire che ciascuno di loro ha una controparte nel già citato "Candy Candy": Sandy fa pensare a Tom (l'amico della bionda infermiera adottato da un mandriano); lo zio di Charlotte e la sua fidanzata sono praticamente i signori Legan ringiovaniti; Louis e il Cavaliere, oltre che Albert, ricordano rispettivamente Archie ed Anthony... Neanche le figure di scarso rilievo fanno eccezione. Un esempio emblematico è Sonia, servetta del duca Montbarn, non dissimile dalla cameriera Dorothy. E l'elenco non finisce certo qui...

Giudizio globale:
Perché, quindi, vedere una serie oggettivamente di livello non altissimo? La risposta potrebbe essere che, comunque, la storia non è terribile, i disegni non sono atroci e, in generale, l'anime è discreto: personalmente, ritengo che sia proprio il suo uso di cliché alquanto abusati il suo punto di forza. Se vi mancano le atmosfere alla "Tarzan tutta lentiggini" o alla "Georgie" ma, al contempo, non avete intenzione di soffrire per la dipartita dei vostri personaggi del cuore, quest'opera è l'ideale. Voto finale: 7.