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A chi è ignota l'affascinante storia de "La Sirenetta", una delle più belle fiabe dello scrittore danese H.C. Andersen, ispiratrice, fra le altre cose, di uno dei classici Disney? Se, però, in questa celeberrima versione il lieto fine è assicurato, non così, com'è noto, nell'originale. Una scelta indubbiamente dettata dagli scrupoli legati ai destinatari dell'opera, ovvero i bambini, e che, se da un lato è comprensibile, dall'altro causa lo snaturamento del modello di partenza, dai contenuti meno allegri ma ben più significativi, intimamente connessi alla psicologia dell'autore. Che cosa può allora guardare chi desidera rivivere le atmosfere provate leggendo? Una risposta potrebbe essere quella di vedere la trasposizione, sempre animata, della Toei Animation. Scopriamo perché.

Disegni
Per far comprendere quanta importanza sia stata giustamente attribuita all'aspetto grafico di questo titolo, basterà dire che il character design, dal tratto così inconfondibilmente elegante, pulito, delicato (specialmente nel delineare le figure femminili) è di Shingo Araki, la cui immortale mano è stata dietro a parte del successo di popolari serie del calibro di "Lady Oscar", "Ufo Robot" e "I Cavalieri dello Zodiaco". E gli sfondi non sono di livello inferiore, sposandosi perfettamente sia con lo stile di disegno di un tale maestro, sia con il contesto fiabesco della storia. Parole di plauso, queste, che risultano ancor più meritate considerando che questo prodotto risale al lontano 1975, benché accusi i suoi anni davvero poco.

Storia
Come si è già accennato, la fedeltà di questa versione all'originale è innegabile; in più, trattandosi di un lungometraggio, gli sceneggiatori hanno avuto l'opportunità di inserire elementi assai godibili che non tradiscono lo spirito della vicenda, evitando, anzi, di creare una sterile riproduzione della fiaba per mezzo dei fotogrammi. C'è ad esempio l'inserimento nel "cast" del delfino Fritz, inseparabile compagno di avventure sottomarine della protagonista Marina, corrispettivo (ovviamente adeguato all'ambiente) delle varie mascotte a quattro zampe delle eroine degli shojo anime dell'epoca. Risulta poi importantissimo per la caratterizzazione dei personaggi principali l'approfondimento dei rapporti fra la sirena Marina e il suo bel principe che, se non sono oggetto di una profonda analisi in Andersen, qui vengono ampiamente trattati, fra cavalcate nei boschi e intrighi di corte che conferiscono profondità e credibilità all'affetto che provano l'uno per l'altra i due giovani e che, se per la fanciulla non è certo semplice amore fraterno, per il suo amato, come è risaputo, non si evolverà mai in qualcosa di più. Ottima anche la gestione delle scene incentrate sul drammatico dilemma finale che tormenterà la ragazza. In definitiva, anche in questo caso il risultato è ineccepibile.

Personaggi
Se già i comprimari sono convincenti e la loro condotta è quella che ci si aspetterebbe, il personaggio di Marina è curato in special modo. Ciò potrebbe essere quasi scontato, considerato che è la protagonista. In realtà, è un altro pregio di questo titolo da non sottovalutare, poiché, a mio avviso, ideare partendo pressoché da zero una personalità, una maniera di agire e comportarsi per una figura fiabesca, la cui presenza è comunque circoscritta a una quantità esigua di pagine, non è una fatica irrilevante. La nostra sirenetta, infatti, risplende di luce propria: è un'adolescente come tante, piena di vita, curiosa, con dei sogni, un tenero sentimento d'amore che la farà maturare enormemente, ed è dotata, oltretutto, di un forte spirito di sacrificio e di un animo di rara nobiltà. Per lo spettatore, inoltre, è facile provare simpatia per lei: corona (e neppure completamente) il suo sogno unicamente a un alto prezzo e, anche allora, si trova ad affrontare svariate difficoltà. Alla fine, oltretutto, dalla sua ultima decisione trapela un importante messaggio: ricorrere ai sotterfugi e alle scorciatoie, come scelta, non paga. Un monito immortale almeno quanto la fiaba del celebre narratore danese.

Giudizio globale
Se non assegnassi a questo titolo un 10, non gli renderei minimamente giustizia. La protagonista, la qualità dei disegni, l'originalità di alcuni punti cruciali della trama e la fedeltà al modello fanno, a parer mio, di questo lungometraggio un'opera di rara bellezza e dolcezza, che nulla ha da invidiare alla edulcorata, e più nota, versione della Disney. Una vera perla dell'animazione giapponese degli anni '70, per tutte le età. Imperdibile.