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È possibile concentrare in 24 minuti il tormento interiore di una persona che si ritrova a valutare le scelte della propria vita? Kawamo o suberu kaze ci riesce in pieno, mostrando le riflessioni fatte da una giovane donna sul suo passato in un momento difficile della sua vita, quando affronta un viaggio che le riporta alla mente situazioni che credeva sepolte per sempre nel suo cuore.

Noriko è una donna che si è trasferita negli Stati Uniti al momento del suo matrimonio; dopo cinque anni torna in Giappone con il figlio, per mostrarlo ai genitori che non lo avevano mai visto. Il ritorno al paese natale, mutato rispetto ai suoi ricordi ma comunque familiare per lei, riporta alla sua mente momenti della sua adolescenza; tra questi c'è anche Hisao (un suo compagno delle scuole medie) con il quale ha lavorato durante le vacanze estive nella pasticceria dove era impiegato il padre di Noriko. L'incontro della donna con i genitori e con la sorella - dai quali si era allontanata perché desiderava una vita più "eccitante" rispetto a quella che poteva offrire la piccola città di Kanazawa di cui sono originari - la porteranno a chiedersi se seguire il proprio istinto sia stata la scelta giusta o se avrebbe preferito una vita più tranquilla ma apparentemente ricca di felicità, almeno vedendo le persone che la circondano.

Il tema, almeno per chi come me è già arrivato alla "mezza età", è di quelli che non ti lasciano indifferente: giunti a un certo punto della propria vita è inevitabile voltarsi indietro per fare il bilancio della propria esistenza e chiedersi cosa sarebbe successo se (come capita a Helen, la protagonista del film Sliding Doors) avessimo fatto delle scelte diverse o se gli eventi avessero preso una piega diversa. È fin troppo facile immedesimarsi con Noriko, rivivere i suoi dubbi e provare i turbamenti che si trova ad affrontare mentre i ricordi del passato riaffiorano; i piccoli particolari presenti nelle scene più intense riescono a trasmettere forti sensazioni, come se cristallizzassero i sentimenti provati da Noriko in quel preciso istante della sua vita - penso al contatto con le dita di Hisao mentre le offre un dolcetto, rifiutato con imbarazzo da Noriko quando era adolescente ma cercato anche maldestramente quando lo rivede prima di lasciare il Giappone, o cosa provi mentre osserva il padre o Hisao lavorare duramente per realizzare dolci che sono delle piccole opere d'arte - sostenuti alla perfezione da una colonna sonora piuttosto malinconica ma azzeccata.
Noriko si chiede se ha fatto bene a lasciare Kanazawa per una vita più mondana, che però non la soddisfa del tutto, quando vede che la sorella sembra felice di essere diventata una comune casalinga pur avendo tutte le carte in regola per essere una donna più affascinante di lei. Tentare di dare una risposta a domande come questa è impossibile, nessuno di noi ha una sfera di cristallo che possa mostrare cosa gli riservi il futuro per indirizzarlo e l'essere umano tende - per sua natura - a desiderare sempre quello che non è riuscito ad avere. Sono quelle situazioni che tutti prima o poi affrontiamo, dalla quale si riesce ad uscire pensando a quelle cose importanti della nostra vita attuale - come il figlio Motoki per Noriko - che forse non avremmo avuto se avessimo fatto scelte diverse.
Un punto molto intenso è il finale dell'anime, quando Noriko blocca il figlio mentre sta per rivelare la propria età a Hisao: con quella mossa fa in modo che il dubbio di Hisao rimanga tale, perché sa che se si fosse trasformato in certezza avrebbe rischiato di distruggere il futuro di troppe persone.

Un anime intenso, adatto a tutti e non solo al pubblico femminile (che probabilmente è più portato ad apprezzare questo genere di racconti) per l'intensità dei temi che propone. Come tutte le opere introspettive richiede un po' più di attenzione da parte dello spettatore, ma in compenso riesce ad offrire talmente tanti spunti di riflessione da tenerci piacevolmente impegnati a rimuginare su quello che si è visto per molto tempo.