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8.0/10
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Non avendo letto l'opera cartacea le mie considerazioni tratteranno questa serie come un'opera indipendente. Le critiche e gli elogi riguarderanno la storia per come è raccontata nella versione animata senza tenere conto se essa sia una trasposizione fedele o meno del manga. La recensione conterrà anche degli spoiler.

Secondo me molte delle critiche che vengono mosse a questa serie nascono dal non aver inquadrato qual è il suo scopo e genere. E' sbagliato trattare questa serie come un giallo o un'opera di fantascienza; o meglio, non sono questi i generi principali. Per come la vedo io ciò su cui bisogna concentrarsi è il racconto dei rapporti tra i personaggi. Come Satoru si rapporta alla madre, a Kayo, all'assassino e alla vita. Non bisogna aspettarsi una spiegazione scientifica dei revival né un intreccio giallo troppo stringato. Molti hanno lamentato che lidentità dell'assassino era intuibile dopo pochi episodi e la rivelazione del colpevole non sia stata spettacolare quanto avrebbe dovuto; nonostante anch'io sia rimasta un po' delusa nello scoprire che le mie intuizioni si erano rivelate esatte, trovo che la cosa passi in secondo piano nella descrizione complessiva della serie, proprio perché pensandoci era palese che non fosse il giallo ciò su cui bisognasse focalizzare l'attenzione visto che gli adulti erano davvero pochi,con così poche persone a disposizione creare suspence era impossibile. Dapprima ho dunque pensato a un errore grossolano o all'ingenuità del mangaka (ammesso che la versione animata sia fedele al cartaceo) ma poi ho pensato che fosse fin troppo grossolano e che dovesse trattarsi necessariamente di una scelta volontaria.
Un'altra delle critiche che sento spesso è relativa alla personalità di Satoru in seguito al revival che lo riporta bambino:alcuni lamentano ad esempio, che sia disgustoso che lui possa provare un interesse per Kayo, ma mi trovo in disaccordo con questa idea. Se da un lato Satoru conserva le sue memorie e quindi con essa finezza nel ragionamento e pulsioni sessuali, dall'altro penso che lui resti a tutti gli effetti un bambino: non si parla infatti di una sorta di teletrasporto della mente di Satoru ma di un vero e proprio riavvolgimento del tempo; dunque Satoru conserva le memorie e le esperienze del suo se stesso adulto da cui trarre vantaggio, ma è tornato con il corpo e con la testa al suo amore per il gioco, la sua purezza, la sua voglia di stare coi coetanei. In lui quindi si mischiano la natura di un bambino e le esperienze di un adulto, in un miscuglio a volte contraddittorio o straniante per lo spettatore.
Infine vorrei anche spendere due parole sulle critiche riguardanti lo scarso approfondimento della psicologia dell'assassino. Sebbene anch'io abbia pensato, al termine dell'episodio 10, che le ragioni di compiere una tale strage non fossero state dettagliate abbastanza, dopo l'episodio 11 mi sono ritenuta discretamente soddisfatta: l'assassino è solo un pazzo, un pazzo che trova intrattenitiva la visione della morte e allo stesso tempo estasiato dall'attaccamento alla vita e dalla forza che alcuni soggetti sanno mostrare come il criceto sopravvissuto all'affogamento e come Satoru. Ha rispetto per loro e li coltiva con la cura che si dedica a un fiore cresciuto nel deserto.
Ed è qua che arrivo a commentare il dialogo sul tetto. In quella scena sono rimasta rapita dal legame intenso che alla fine si è formato tra Satoru e il professore. Sono diventati negli anni l'uno la ragione di vita dell'altro. Il professore è stato per Satoru la guida paterna che lui non ha mai avuto, quello che con le sue parole l'ha spinto a essere artefice della propria vita, una vita che prima del revival scorreva un po' grigia e senza scopo. Quelle parole che lui gli disse quando divenne responsabile della sua classe, Satoru le tiene nel cuore e sono la sua stella polare per tutta la vita. Dall'altro il professore vede in lui la forza e la tenacia, quella che lui cerca fin da bambino; Satoru rappresenta la determinazione che lui ammira da sempre e per questo attende per quindici anni il suo risveglio. Probabilmente conscio del rischio che corre se Satoru dovesse svegliarsi, resta comunque rapito da lui e ne preserva la vita per tutti questi anni.
Ed ecco che arriva la mia, parziale, critica al finale. Non che non abbia apprezzato il lietofine ma io sono stata rapita in modo magico dall'intensità e dalla drammaticità di vedere il professore in lacrime mollare la gamba della carrozzina per far precipitare Satoru nel vuoto. Se Satoru fosse morto, avrebbe letteralmente usato la sua vita per lo scopo che si era prefissato, sconfiggendo il suo rivale su ogni fronte: sconfitto come stratega, come assassino e come uomo. Quando il professore lascia la carrozzina è perché ha scelto di veder morire ciò che lo ha fatto vivere negli ultimi quindici anni. Per questo sono stata delusa quando il professore, guardando giù dal cornicione pronto a togliersi la vita, vede Satoru vivo. Il rumore della sedia a rotelle che si infrange sul suolo alle mie orecchie aveva il suono di qualcosa che si rompe nel petto di entrambi.
Il lietofine rompe l'intensità della scena precedente e conferma la scontata vittoria di Satoru che tutti si aspettavano fin dall'inizio. Avrei preferito di gran lunga la scena di autodistruzione reciproca, eroe e assassino legati da qualcosa di profondo che si danno a vicenda il colpo mortale per annientare l'altro come uomo.

Detto questo, do alla serie un 8, non perché non ci siano carenze, ma perché sono sperabili e mediamente poco influenti nel quadro generale.