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8.0/10
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Quando ho letto la notizia che stava per uscire un manga che parlava della storia di due aspiranti mangaka mi sono incuriosito subito.
Ho recuperato le scan del primo capitolo su internet e mi sono immerso nella lettura. Con il risultato che ho deciso che avrei comprato il manga che aveva un’uscita imminente in Italia. Quindi non ho proseguito nella lettura delle scan. Poi il fatto che fossero gli autori di Death Note mi intrigava ancora di più.
Ora, ho letto soltanto i primi due numeri, ma ho deciso di recensire comunque, onde evitare che mi scappino spoiler, con il proseguire della pubblicazione.
Bakuman è un bel manga. Si vede che dietro ci stanno dei professionisti. La sceneggiatura è molto ben scritta, forse troppo ben scritta e disegni per ora non possono fare altro che rendermi felice.
La caratteristica di un buon manga, ma come di qualsiasi altro prodotto del genere, è la capacità di mantenere incollato il lettore/spettatore davanti al prodotto. Anche se questo è sempre soggettivo, devo ammettere che Bakuman mi ha tenuto incollato alle vignette per tutta la lettura.
Il mio giudizio è senz’altro positivo, la serie mi piace molto. I personaggi credo siano caratterizzati molto bene, seppure siano sottoposti ad evidenti gerarchie: Mashiro è nettamente più considerato del suo collega Takagi. Mentre per i personaggi secondari o di contorno, penso che siano stati resi per come li vedono i protagonisti. Infatti, la reazione dei due ragazzi è spesso simile a quella del lettore. Proprio perché si tratta di una narrazione dal punto di vista dei due aspiranti mangaka.
Ma con una lettura critica si trovano diversi difetti, che tra l’altro trovai già nella serie di Death Note. Prima di tutto: i personaggi fanno dei ragionamenti troppo alti e complicati per la loro età. Inoltre, questi due non fanno veramente altro dalla mattina alla sera e dalla sera alla mattina se non disegnare e scrivere? Non sono mai stanchi? Alcune volte ci viene mostrato questo lato più realistico, soprattutto nel secondo numero, ma i dubbi comunque vengono.
Poi, è curioso leggere determinate cose riguardanti la rivista di cui si parla nel manga, “Jump”, che è la stessa che pubblica Bakuman e vedere che molte delle cose che vengono dette non ci sono nel manga stesso. Soprattutto la storia dell’elemento comune tra i diversi manga di successo: la spada. Probabilmente questo dubbio è dettato dalla mia ignoranza in materia di manga (sì, li leggo, ma nemmeno tanti), ma mi viene da pensare che “la spada” di Bakuman sia il pennino di Mashiro. La qual cosa potrebbe anche essere geniale come idea.
Un’altra cosa che, secondo me fa un po’ attrito, è il comportamento dell’editor Hattori (nel secondo volume). Possibile che un editor che riceve chissà quante proposte alla settimana si prenda così a cuore due ragazzini di 14 anni? Probabilmente sì, ma personalmente sono un po’ scettico.
Infine, la prima cosa che ho pensato, dopo aver letto il primo numero è stata: ma cosa può succedere ancora? Troppe informazioni, troppi eventi per un solo numero riguardante quel mondo. Nel secondo volume effettivamente la questione va avanti, ma ancora: cosa può succedere di più? Ecco, questo è ciò che Bakuman, a mio parere, ha in comune con Death Note: partire in sesta e tenere subito incollati i lettori, ma poi? Spero che la serie non rallenti come aveva fatto quella precedente e che ci siano degli spunti intelligenti per far continuare una storia che ritengo davvero interessante e ben costruita.