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10.0/10
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Una sensazione forte, intensa. Mi batteva il cuore in gola e trattenevo il respiro. Joe era lì, in televisione, che urlava, picchiava e sogghignava in maniera arrogante. Quante ne dava Joe Yabuki, e quante ne prendeva. Ogni manifestazione violenta del suo carattere era una rivendicazione della propria esistenza. Era un semplice cartone animato ed io una bambina, ma ero cotta di lui.
Nel 2002 uscì Ashita no Joe per la Star Comics, in un formato di circa 200 pagine, una buona edizione. Comprai il primo volume, memore di antichi ricordi, e iniziai a leggerlo, con la convinzione che quelle sensazioni, provate di fronte all'anime di Rocky Joe, erano legate solo alla mia infanzia. E invece no.

Joe Yakubi è un ragazzo emarginato, solitario e arrogante che, un giorno, finisce per inciampare sul proprio destino. Il destino ha strani modi per manifestarsi, anche un vecchio ex pugile orbo di nome Danpei Tange, che, sdraiato ubriaco per terra e pronto solo per essere calpestato, può rappresentare una di queste manifestazioni; si sceglie se seguire o no il destino e nel momento che tu scegli di afferrarlo, esso diventa occasione di vita e di riscatto.
È un ragazzo difficile Joe, è rabbioso e orgoglioso. Pugile per caso, ma combattente per vocazione. È affamato, non si accontenta, brucia continuamente la sua esistenza: "Combatti, Joe!" - sembra ripetersi tra sé - "Con tutte le tue forze! In modo da non aver nessun rimpianto!".

Finisci di leggerlo in fretta il manga, lo divori, poi, per un attimo, rifletti e lo riprendi in mano per non farti sfuggire nulla, né una parola, né un gesto né una singola espressione.
I disegni di Tetsuya Chiba sono figli degli anni '60 - '70, nei quali è presente un forte stile caricaturale. Essi danno la giusta dose di importanza alle parole, c'è movimento, frenesia ma anche pause e sguardi intensi.

C'è tutto in Rocky Joe. Lo considero un capolavoro, forse l'unico che mi ha davvero trattata male; sì, è doloroso, anche fisicamente.