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Card Captor Sakura è una serie che certamente non ha bisogno di presentazioni, così come non hanno bisogno di presentazioni le autrici, il gruppo CLAMP. Non a caso questa, nonostante non legga manga da così tanto tempo, non era la prima serie delle mangaka che leggevo: avevo anche provato XXXHolic, ma lo avevo interrotto perché allora non se ne vedeva la fine, perché dipendeva troppo da “Tsubasa...” e perché non mi sembrava poi tutto questo granché, considerando che i personaggi era grazia se avevano tre caratteristiche ciascuno. Le stesse CLAMP, inoltre, non mi stanno molto simpatiche, visto che trovo quantomeno sospetto che durante la loro carriera abbiano coperto, ma tu guarda il caso, sia i generi di manga più in voga che le tematiche, dallo shonen ambientato in mondi fantastici allo shoujo con tonnellate di shonen-ai. Ma non si può giudicare qualcosa in base all’autore, e una seconda possibilità in genere la concedo a tutti. Quindi sotto con Card Captor Sakura.

Come già detto, Card Captor Sakura è una serie piuttosto celebre, anche grazie all’anime (cielo, una mia compagna delle elementari aveva persino lo scettro giocattolo!), e quindi non c’è bisogno che mi dilunghi sulla trama. O meglio, in teoria non ce ne sarebbe bisogno, ma in realtà il bisogno c’è. La trama è piuttosto lineare e facilmente intuibile anche dal titolo, ma a dire la verità l’ho trovata piuttosto labile e farraginosa. Non aiuta l’impostazione dei capitoli. Non si tratta di storie autoconclusive, ma non si può nemmeno parlare di una storia unitaria: altrimenti non ci sarebbe stato bisogno, per più della metà dei volumi, presentare la protagonista e i personaggi principali. Tra l’altro, Sakura, non c’è bisogno che mi ripeta sempre che ti chiami Sakura Kinomoto, che frequenti la quarta elementare alla scuola Tomoeda e che ti piace educazione fisica ma non matematica. L’ho capito, grazie. E non c’è nemmeno bisogno che mi presenti la tua famiglia, Yukito, Kerberos, Tomoyo, Li Shaoran, i tuoi compagni di scuola, vari ed eventuali: li conosco da, uhm, sette volumi? E questo sarebbe il meno, visto che al volume ottavo su dodici questa fastidiosa abitudine viene meno; troppo tardi, ma almeno passa.

Non passa invece la farraginosità della trama, anzi, aumenta costantemente. Esempio: Li Shaoran viene spesso definito come il rivale di Sakura, perché dice di volere anche lui le Clow Card. Bene. Nella realtà dei fatti, però, non è affatto vero che Shaoran sia il rivale di Sakura, perché non fa mai niente di concreto per ostacolarla e per realizzare il suo obiettivo. Anzi: spesso l’aiuta perfino! E il fatto che egli provi qualcosa per Sakura non giustifica niente, visto che lo stesso discorso si può fare per Eriol. Non c’è un vero cattivo contro cui Sakura debba scontrarsi, e questa è una carenza gravissima. A mio parere un’opera di finzione senza un cattivo - sia essa manga, libro, film, ecc. - non è accettabile, perché altrimenti la storia diventa noiosa e i personaggi diventano uguali a quei pupazzetti che si appendono nelle macchine che dondolano la testa e basta.

I personaggi di Card Captor Sakura sono così. Ad alcuni la protagonista prenderà il cuore, altri l’ameranno senza un determinato motivo, altri ancora ne saranno conquistati mano a mano che procede la storia, ma non c’è mai nessuno che vada contro. Tonnellate di salamelecchi in arrivo, quindi: Sakura è così, Sakura ce la farà, Sakura è buona, Sakura qui, Sakura là... che diamine, non si può sempre piacere a tutti! Sembra invece che nel CLAMP-verse si possa. Ma non mi fiderei dei rapporti personali nel CLAMP-verse, sinceramente.

Qualcuno ha scritto che Card Captor Sakura è una serie sull’amore. Concordo, ma non è oro tutto quello che luccica. Questa idea è sinceramente buona: dopo tante cose brutte, ci vuole proprio una bella serie positiva con argomenti positivi, giusto? Inoltre, siccome penso di essere abbastanza aperta di mente, alcuni tipi d’amore non mi danno affatto fastidio, come quello omosessuale (diverso discorso invece per quello tra uomo e bambina, qui presente: quello non riesco proprio ad accettarlo). Ma vorrei un minimo di introspezione psicologica, un minimo di ragioni per cui tali persone debbano amarsi e non delle altre. L’ho sempre chiesto per le coppie “canoniche”, quelle eterosessuali, a maggior ragione lo chiedo per le altre. Ma l’introspezione psicologica non si vede mai, in questa ed altre questioni. Anche qui, come in XXXHolic, i personaggi hanno pochissime caratteristiche che si porteranno dietro per tutta la vicenda. Pochissima crescita interiore, giusto il minimo indispensabile per portare avanti quel poco di trama e per soddisfare tutti i fan (vedi Sakura che, nell’arco di pochissimi volumi, capisce che ama Yukito come uno di famiglia e che, invece, il suo vero amore è Shaoran: ben svegliata, figliola!).

Qualcuno parla anche di scelte stilistiche, per questo aspetto e per altri. Può essere, chissà. Ma se è così, che vi devo dire, non sono scelte stilistiche che condivido, non sono le scelte stilistiche che cerco nei manga e nelle storie in generale. Ora lo so, e dubito che leggerò altre opere delle CLAMP. Gli ho dato una seconda possibilità ed alcune cose le ho anche apprezzate, come lo splendido tratto, ma non credo proprio che siano la mia tazza di the, per dirla all’inglese.