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Esistono manga che trascendono la struttura stessa del fumetto per ergersi a qualcosa di superiore, molto vicina a quel termine che riunisce in se tutto ciò che sia frutto, il più sublime, dell'intelletto umano e che noi chiamiamo semplicemente "opera d'arte"; " Al tempo di papà ", opera del 1994 di Jiro Taniguchi, pur nel candore della sua semplicità, può essere definita per l'appunto arte nella sua massima forma di espressività e bellezza. Bisogna avvicinarsi con estrema prudenza all'opera di questo maestro, ben consci di quello che si cerca dato che non siamo sicuramente di fronte ad un autore che punta alle vendite bensì all'autogratificazione personale, puntando su soggetti il più delle volte fin troppo normali, tratti dalla sua vita, raccontati con un estremo realismo di stampo europeo.
" Al tempo di papà " giunge nel pieno di una maturazione artistica che può permettersi anche uno sguardo nostalgico al proprio passato come dimostrerà l'opera successiva, forse la più famosa, " In una lontana città" (anche conosciuta come " Quartieri lontani"), senza cristallizzarsi in questo ma anzi traendone il giusto vigore per affrontare il futuro che verrà; anche per questo non si limiterà ai disegni ma ne scriverà anche il testo ambientandolo proprio nella sua città natia, la piccola e provinciale Tottori.
Siamo negli anni '90 e l'ormai affermato Youichi vive ormai da tempo a Tokyo, in un continuo andare avanti senza mai girarsi verso tutto ciò da cui è venuto, sarà un evento tragico, la morte del padre, a scuoterlo, costringendolo a fare i conti con il proprio passato. Il ritorno al paese natio dopo tanto tempo, l'affetto e il rispetto verso suo padre da parte della gente del posto, il racconto di certi particolari di vari fatti accaduti e dimenticati, sono gli elementi che conducono il protagonista ad un ravvedimento generale della figura del proprio genitore, reso capro espiatorio del divorzio con l'amata madre con l'ostinata sicurezza che solo un bimbo piccolo può avere.
I rimpianti dello Youichi adulto davanti alla salma del padre sono però benefici, facendolo accostare con spirito diverso al suo paese e ai suoi ricordi raggiungendo la convinzione che le proprie origini, il proprio paese natio sono importanti perché fanno parte del proprio bagaglio, della propria storia personale e risultano un porto sicuro dove rifugiarsi e non da rifuggire.
Con una trama semplice e lineare, ma densa di emozioni, e il classico disegno minimalista e molto curato nei particolari, Taniguchi porta per mano il lettore in una storia di crescita personale, che passa per la crescita della provincia rurale giapponese nel dopoguerra tra tante difficoltà ma con la voglia sempre di non arrendersi mai con orgogliosa determinazione, la stessa che si può riscontrare nel padre, il cui figlio ricorda sempre al lavoro ma comprendendone infine le motivazioni e i veri sentimenti. Uno splendido spaccato di un Giappone che fu e che rimane sempre abbastanza nascosto agli occhi di noi occidentali, sempre focalizzati sulle grandi città. Un Taniguchi quindi lontano da certe pesantezze riscontrabili in altre sue opere precedenti, ma che con grazia intimista realizza un piccolo capolavoro adatto a tutti e non solo ad una piccola nicchia di appassionati e che la Planet Manga ha inserito di diritto nella sua " Taniguchi Collection" ripubblicandolo nel 2011 in un'edizione di livello che merita l'acquisto nonostante il prezzo non economico e certi errori di scrittura.