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Esistono a questo mondo eventi che comunemente riteniamo piuttosto rari e improbabili, poiché necessitano di un gran numero di coincidenze per sperare di poter venire all'esistenza. Un esempio calzante di tale tipologia di fenomeni potrebbe essere costituito dal passaggio occasionale di una cometa o da una mia vittoria alla lotteria, magari al primo tentativo. Eppure converrete con me che sia possibile immaginare eventi che si riferiscono ad una scala di improbabilità enormemente più vasta rispetto ai precedenti, tanto che li definiremmo assurdi o miracolosi: ad esempio una mucca che con un sol balzo riesca a raggiungere la luna, o l'eventualità che il David di Michelangelo ci saluti improvvisamente con una mano. Ecco, in questo secondo insieme può forse essere ricompresa l'eventualità che io riesca ad apprezzare quello che si potrebbe definire un majokko puro e semplice.
Almeno, questo era ciò che pensavo prima di leggere "Hime-chan no ribbon", ed è per cercare di spiegare tale fenomeno, apparentemente troppo bizzarro per essere vero, che ho deciso di scrivere questa recensione.

Hime-chan no ribbon ("Il fiocco di Himeko") si presenta ai suoi lettori come un titolo piuttosto semplice e privo di pretese. Megumi Mizusawa, ad una prima occhiata, sembra volerci narrare la spassosa e "magicosa" storiella di una pimpante tredicenne (un maschiaccio combina-guai) sempre vivace ad allegra. Ad una seconda occhiata, beh, ci accorgiamo che la prima era più che sufficiente: "Himechan no ribbon" non è altro che il panorama della vita di una studentessa delle medie un po' speciale. L'esposizione si contraddistingue per una disarmante ingenuità e semplicità, tuttavia viene imbastita una rappresentazione piuttosto efficace e divertente, ricca di punti salienti e di colpi di scena. I dialoghi si rivelano corposi e ben gestiti, le vicende narrate sono semplici ma quasi mai banali o scialbe: se si può trovare infatti un pregio molto grande di Hime-chan è che non annoia mai, ma proprio mai. Inoltre, come era prevedibile, si assortiscono temi quali l'amicizia, il primo amore e la maturazione della propria personalità, in una amalgama piuttosto coerente con le sue premesse. Ovviamente ciò viene costruito nel modo più leggero ed innocente possibile, l'unica cosa che sorprende è il fatto che la magia non sia per nulla il centro di tutto, ma solo il motore di un qualcosa di più vasto.

La domanda che mette in moto tutte le vicende si potrebbe riassumere nella locuzione: "Cosa faresti se, improvvisamente, scoprissi che la magia esiste e che puoi utilizzarla per assumere l'aspetto di chiunque tu voglia?" Noi forse saremmo tentati di utilizzarla nelle guise più disparate e varie, cercando di trarne profitto, magari per giocare un brutto scherzo o qualsiasi altra cosa solletichi la nostra immaginazione. Non è di questo avviso Himeko, che tende ad utilizzare questa sua fortuna più per aiutare le altre persone che per sé stessa, riuscendo comunque a combinare un sacco di guai. Il leitmotiv è quello del desiderio di voler assomigliare agli altri, poiché questi sembrano sempre avere ciò che a noi manca. Le altre persone hanno pregi, qualità, talenti che noi non sentiamo o crediamo di non possedere, questo ci può rendere invidiosi o desiderosi di emulare e raggiungere tali idoli. Anche Hime-chan non è esente da questo dilemma e desidera, per esempio, di essere come sua sorella, di avere la sua stessa femminilità, per la quale nutre molta ammirazione (non penso sia un caso che il fiocco magico sia proprio un fiocco, ovvero un tipico strumento per adornare il corpo e donare più femminilità a chi lo indossa). Nel corso di tutte le sue peripezie Himeko, grazie al suo amico Pokota, lentamente cresce e matura, acquisendo una propria forma e dimensione caratteriale, ed anche una sua femminilità. Questo percorso avviene passo passo, ed è forse una delle cose che più ho apprezzato dell'intero manga: la progressione quasi palpabile della caratterizzazione e personalità di Himeko, la quale si nota particolarmente grazie all'apporto della figura di Daichi e alla susseguente situazione sentimentale che si viene a delineare.

Non è affatto una cosa senza importanza il modo in cui si adopera la propria gioventù, e lo scopo ultimo della persona in questa età è lo sviluppo di un proprio carattere. Il potere della personalità non è da sottovalutare, poiché solo sviluppandola si è in grado di manifestarsi. Solo chi è in grado di manifestarsi è in grado di amare e chi non può amare è l'individuo più infelice che esista. Per questo possiamo prendere a prestito le parole di un grande pensatore come Kierkegaard ed affermare con lui che "La grandezza non risiede nell'essere questo o quello, ma nell'essere se stessi, e questo ciascuno lo può, se lo vuole."

Per evitare malintesi dirò subito (come è ovvio che sia) che non ci si deve certo aspettare di vedere in Himeko un esistenzialista in gonnella, ne si deve avere il timore di imbattersi in disquisizioni strane. Himechan è un fumetto molto dolce e curato, narrato con il cuore. Privo di elementi zuccherosi e smielati che potrebbero renderlo pesante e fastidioso e si lascia leggere facilmente. Si tratta di una lettura fresca, briosa, coinvolgente, in ultima analisi: piacevole. Il disegno, inoltre, è particolarmente gradevole ed improntato ai canoni estetici del suo tempo.

Voto: 7