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Non sono un'estimatrice della CLAMP. Ai primissimi tempi della mia passione per anime e manga avevo provato a leggere un'operetta leggera leggera, per niente complicata, chiamata "XXXHolic", e sorprendentemente avevo dato forfait dopo pochissimi volumi. Qualche tempo dopo ho letto "Card Captor Sakura", ma il fatto di essere riuscita a finirlo non ha cambiato il fatto che non mi è piaciuto per niente, e che anzi ha trascinato la mia stima per le sue autrici a livello rasoterra."Miyuki nel Paese delle Meraviglie" non sarà certo l'opera che mi farà riappacificare con il collettivo nipponico e la loro arte. Anzi.

Nelle mie recensioni standard occuperei questo paragrafo per parlarvi della trama, ma qui non c'è niente che ci possa vagamente definirsi tale. In ogni - brevissimo - capitolo abbiamo Miyuki che finisce in un mondo diverso. Diverso per modo di dire, perché non importa come e perché, ma salteranno sempre fuori delle ragazze le une più disinibite delle altre, che naturalmente sceglieranno come preda la nostra morigeratissima eroina. Proprio quando la sua illibatezza, e in alcuni casi anche la sua vita, sembrano essere in serio pericolo, si risveglia dall'allucinazione... fino alla prossima avventura, uguale identica a quella precedente.

Non fatevi una cattiva impressione di me. So benissimo che questa non è una delle opere di spicco delle CLAMP, e che va presa come un divertissement. Mi sta anche bene; ma quando è la qualità a farne le spese, allora no.
I capitoli di "Miyuki..." non solo sono estremamente ripetitivi, ma pure troppo corti. Quello che manca è il tempo. Le seduttrici non hanno il tempo di fare le loro proposte indecenti, e di far capire perché si siano fissate proprio su Miyuki. Quest'ultima, a parte piagnucolare su come con tutte queste vicende scabrose non riuscirà mai a trovare marito, non ha il tempo di correre ai ripari, perché tanto il capitolo finisce prima che ce ne sia bisogno.

La cosa peggiore, però, è che il manga non mancava di potenzialità. Sarebbe stato interessante, ad esempio, se le lesbiche di turno avessero avuto un motivo valido per infatuarsi della nostra; ed essendo nelle intenzioni un'opera divertente, non doveva necessariamente essere sensato. Ma soprattutto, leggendo tra le righe è chiaro che quelle narrate sono le fantasie erotiche della protagonista. Le sue tendenze saffiche, però, sono destinate a rimanere inconsce, perché lei è troppo "bigotta" e conformista per accettarle. Questa sì, che sarebbe stata una sottotrama interessante.
Sono ragionamenti troppo profondi per un'opera del genere, ma forse è solo un disperato tentativo di trovare un senso a qualcosa che, come cantava Vasco Rossi, un senso non ce l'ha. Quello che mi fa rabbia non è il fatto di essermi ridotta a questo punto, ma che queste idee mi siano venute praticamente senza nessun aiuto da parte della sceneggiatura. E da autrici come le CLAMP, che di varie ambiguità sessuali sono esperte, non mi aspettavo che si facessero sfuggire una così ghiotta occasione.

Se la tesi delle fantasie di Miyuki fosse stata adottata seriamente, senza badare alle tempistiche dei capitoli e alle tonnellate di personaggi introdotti così tanto per fare, il manga sarebbe stato molto diverso; senza dubbio migliore, più profondo, e degno di essere letto. Ma così com'è no, non lo è. Il voto finale alla recensione è quattro e non, come avevo ventilato, tre perché sarebbe stato dargli troppa considerazione. "Miyuki nel Paese delle Meraviglie" è un'opera talmente scarsa che mi sento quasi in imbarazzo per le CLAMP. Quasi.