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L'eterna sfida tra natura e cultura, in "Blanca"traspare nella spietatezza tecnologica degli speciali fucili che captano le onde cerebrali per migliorare le prestazioni letali ed effetti di una scienza bellica che modifica gli animali per farne killer supremi.
Il testo - quasi poetico - racconta il ritorno all'istinto primordiale e la corsa di uno di questi cani attraverso le lande desolate della Siberia, l'Alaska e il Canada pur di rivedere la sua padrona: nonostante gli esperimenti genetici che l'hanno trasformato in un essere a metà tra il mostro artificiale e la divinità, in lui resistono il richiamo della specie e il sentimento d'affetto.
Il riferimento a Jack London e a "Zanna Bianca" è evidente sia nell'ambientazione sia nella struttura narrativa e persino nei titoli dei capitoli, mentre lo stile grafico del maestro Taniguchi - attento ai dettagli paesaggistici e anatomici, e ricco di linee cinetiche - precipita il lettore nel cuore di una corsa disperata verso la meta.
Leggendo la vicenda anche dal punto di vista umano, l'autore traccia abilmente diversi scenari: ci sono l'amore per la conoscenza "buona" della zoologa Helen, la freddezza della logica militarista che fa perdere di vista le emozioni e poi la scommessa dei cacciatori che fronteggiano la preda. Il tema dell'individuo immerso in un contesto incontaminato alla "Into the Wild"ricorda l'epica di Hemingway e l'ossessione metafisica del Capitano Achab, filtrata dall'estetica giapponese - tradizionalmente in armonia con il mondo che circonda la società - e dall'attrazione personale del disegnatore per lo spirito docile e selvatico del cane - già esplorato in altre opere di grande delicatezza.