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Fin da quando è nato il moderno "Spokon" - i cui capostipiti potrebbero essere, per sommi capi, "Tommy, la stella dei Giants" e "Attack No.1" - non sono mancate diverse parodie, talvolta anche autoalimentate, basate sui cliché o sulle scene più simboliche di questo genere, come le catene ai polsi di Mimì o il mai abbastanza venerato finale di Rocky Joe.
Negli anni '80 era il vivace protagonista di "Dash Kappei", più conosciuto in Italia con il nome di "Gigi la Trottola", a sovrastare la scena di tali parodie riscuotendo un caloroso consenso anche dal giovane pubblico italiano che, nel lontano 1983 tramite le reti regionali, ammirava la sua passione per le mutandine bianche di Anna.
Agli albori degli anni '90, però, i gusti del pubblico iniziavano a cambiare e le idee di Hideo Murata vennero trasposte dall'atipico stile di Takashi Hamori riscuotendo un buon successo a discapito della semplicità dell'opera stessa, portando così la serie di "Noritaka! - Il re della distruzione" a diventare l'erede spirituale del lavoro di Noboru Rokuda, con una delle commedie sportive più trash e memorabili del fumetto giapponese.

Il povero Cacca-Man non è altro che Noritaka Sawamura, un ragazzino sfigato come tanti - o anche molto più di altri - che decide di cambiare vita e riscattarsi delle umiliazioni subite. Gli eventi, purtroppo, non giocano a suo favore e presto torna ad essere preso in giro anche nella nuova scuola. Tuttavia, quando la bella e prosperosa Nakayama (della quale è innamorato) lo rifiuta dichiarando di odiare i deboli, in lui scatta una scintilla: iscrittosi al club di Muay Tahi (il più sfigato della scuola) il ragazzo si impegnerà per diventare un forte combattente.
Il difetto più grosso dell'opera è ben visibile già dai primi volumi. Il ragazzo è evidentemente sfigato all'inverosimile, spesso crea una reazione a catena di eventi talmente negativa da fare quasi compassione, nonostante ciò con tenacia si dedica ad allenamenti apparentemente assurdi e campati in aria per poi affrontare a viso aperto degli avversari contro i quali non ha speranze… almeno in apparenza.
Questo schema narrativo basilare e incredibilmente semplice è l'intera anima di "Noritaka!", si propone questa semplicissima idea in modo ciclico e continuo, mentre la storia si sviluppa con avversari sempre più forti ed "esotici" e dai diversi stili di combattimento (finiti gli asiatici inizieranno ad entrare in scena russi, americani e quant'altro), lasciando la labile e velleitaria parentesi sentimentale come forza motrice tra un combattimento e l'altro.
A rendere "Noritaka!" una lettura gradevole, anche davanti ad un minimalismo simile, è la sua demenziale e ilare commedia che lo anima, dove le gag trash e gli esilaranti combattimenti (da sottolineare come l'aumento di fiducia di Noritaka permetta sfumature comiche in continuo cambiamento) sono intervallati dalla stupidità innata del protagonista e gli assurdi allenamenti ai quali viene sottoposto, mentre i fan degli anni '90 potranno sollazzarsi con l'altissima quantità di citazioni presenti: si va dagli artisti asiatici dell'epoca ai manga, passando per i film americani, come Rocky, e personaggi dello sport da ogni disciplina, senza dimenticare qualche strizzata d'occhio ai manga, al panorama musicale (Mc Hammer con "U Can't Touch This" è una delle più epiche ed esilaranti) o varie ed eventuali (viene citato perfino Lessie!).
Essendo fondamentalmente uno Shounen il manga tenta comunque di trasmettere alcuni valori ai giovani lettori, ma i messaggi sulla forza e sulla volontà strappano più sorrisi che consensi, visto il contesto nel quale sono inseriti, ma per lo stesso motivo anche la sua frivola storia d'amore risulta più simpatica che forzata ed assurda, come le nozioni più serie sui combattimenti non appesantiscono la lettura, rendendola leggera e affine al genere.
Tutti i pregi nella serie collimano inaspettatamente dopo l'abbandono di Hideo Murata alla sceneggiatura, in quella che si rivela l'arco narrativo finale della serie dove, finalmente, la storia propone una maggiore originalità che premia anche la presenza di citazioni, andando a infondere alla serie una profonda atmosfera da b-movie americano anni '90/'80, tra motociclisti, camionisti arrabbiati e tanto altro. Purtroppo è il finale in sé ad apparire soprattutto deludente e frettoloso, con alcune trovare discutibili e di cattivo gusto, rendendo l'addio alla serie piuttosto sgradito e amaro.

Il tratto pesante e sporco di Takashi Hamori, ma soprattutto il suo stile sgraziato e volgare, donano ancor più forza alla commedia trash della serie grazie alle assurde espressioni dei personaggi, il fisico mingherlino di Sawamura che si deforma sotto i colpi nemici e, soprattutto, l'assurda passione per i dettagli che regala esilaranti soprese, come l'immancabile "pallina" di Sawamura che sbuca dai calzoncini, qualche dente che salta via dopo un pugno o il precedente pasto del combattente ben visibile nel suo vomito!
Non si può dire che sia un comparto grafico gradevole, elegante o elaborato, ma sicuramente l'autore incarna perfettamente lo spirito trash e sgraziato della serie e lo amplifica con un'efficacia essenziale per la riuscita del manga.

In Italia il manga è stato edito alla fine degli anni '90 dalla Comic Art che abbandonò il progetto a pochissimi numeri dalla fine. Solo 12 anni dopo la Panini Comics ha riproposto la serie in maniera integrale, in diciotto volumetti con sovraccoperta e di buona fattura, con carta grigiastra ma di elevata grammatura e senza trasparenze, usando materiali morbidi che rendono i volumetti maneggevoli ma resistenti anche se con un prezzo non proprio vantaggioso.

Sarebbe inutile negare i difetti di "Noritaka!", facilmente individuabili nella sua ripetitività narrativa disarmante e banale, ma nel complesso l'opera punta - e riesce, non dimentichiamolo - a divertire il lettore con la sua demenzialità dall'impronta tipicamente trash e volgare deridendo i cliché ed i luoghi comuni degli "Spokon", pur mantenendosi fedele ai precetti del genere, mentre si succedono risate, fiumi di citazioni firmate anni '90, combattimenti esilaranti tra i più disparati stili di combattimento per una commedia sportiva unica e indimenticabile.
Chiunque sia un fan dei manga sportivi non può perdersi questa demenziale parodia in grado di divertire ed appassionare, ma anche chi è poco avvezzo al genere potrà imbarcarsi con piacere in questa lettura, tenendo sempre a mente della debole componente narrativa che impone una lettura spezzata e mai continua, atta ad intervallarne altre, riuscendo così ad aggirare, almeno in parte, quel senso di ripetitività insito nell'opera.