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7.0/10
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"Gantz". Un titolo conosciuto ed apprezzato. Sicuramente un manga di valore, ma perfetto no.
L'autore dà vita ad una complessa ed ingegnosa opera, dove suspense e adrenalina la fanno da padrone.
Si parte in modo deciso. Senza tanti giri di parole, i protagonisti della storia si ritrovano catapultati in un mondo parallelo dove la propria vita è messa in gioco. Un gioco perverso e sadico. Dotati di armi e tute speciali, i partecipanti sono costretti a combattere creature aliene di non specificata provenienza.
Lo sconcerto iniziale cede il passo ad forte desiderio di sopravvivenza. Messi di fronte alla scelta tra la vita e la morte, si risveglia l'istinto di autoconservazione e, con esso, un inaspettato coraggio. Questo processo è particolarmente evidente nel protagonista Kurono. L'autore ha espresso di aver creato tale protagonista per consentire ai lettori di rispecchiarsi in lui.
Un risultato che può dirsi raggiunto. Tra tutti i personaggi che prendono parte alla storia, Kurono è sicuramente quello che più rappresenta l'uomo medio.
Un ragazzo indifferente ai problemi degli altri, inaridito da una società che va sempre più degradandosi. Kurono si muove e pensa solo in base ai propri tornaconti personali, incurante di ciò che lo circonda e delle problematiche che affliggono il prossimo. Una noncuranza che si palesa anche di fronte ad un evento estremo come la morte altrui. Questa non viene vissuta con sdegno e paura, ma come uno spettacolo da riprendere e fissare nella propria memoria.
Kurono non rappresenta il solito protagonista/supereroe che si sacrifica per il prossimo; lui combatte per sé o per apparire di fronte alla donna che lo attrae. Una attrazione meramente sessuale, che poco o niente ha a che fare con l'amore.
Questo almeno inizialmente. Con l'incontro di Tae, ragazza non molto carina e non di spessore, ma di buon cuore, Kurono inizia a cambiare. Il desiderio di combattere per sé si trasforma in una ferrea volontà di proteggere Tae. E' per il bene di quest'ultima, che il nostro protagonista si batte; è con il pensiero di Tae nella mente, che Kurono è spinto alla sopravvivenza.
Uno degli altri pilastri di Gantz è rappresentato da Kato. Amico di infanzia di Kurono, appare subito molto diverso. Un carattere più mansueto e, a tratti, più coraggioso. Kei e Kato rappresentano i due lati dell'animo umano. Come lo Ying e lo Yang, si affiancano e si completano.

L'uno dà voce a quella parte egoista ed indifferente dell'essere umano, l'altro a quella più altruista e buonista
Accanto ai due, gravitano miliardi di altri personaggi.
Questo rappresenta, a mio parere, uno dei maggiori difetti dell'opera. Il continuo avvicendamento dei personaggi non consente al lettore di affezionarsi a nessuno di loro. A parte Kurono, tutti gli altri sono eliminati troppo presto dalle scene, prima che possa crearsi un legame con lo spettatore degli eventi. Alcuni vengono successivamente riabilitati, ma per la maggior parte non c'è questo epilogo.
Una squadra fissa avrebbe giovato di più, invece di un continuo ricambio dei giocatori. Il che però, probabilmente, avrebbe impedito all'autore di allungare eccessivamente la narrazione.

Un ulteriore elemento opinabile è il fan service. Questo rappresenta una componente fondamentale di "Gantz". L'autore non censura nulla, mettendo spesso in evidenza seni, sempre piuttosto formosi, fondoschiena, gambe, etc.
Di fatto, tuttavia, si riscontra che questa carta sia stata giocata troppo e male. Varie scene di sesso insensate sono state disseminate nel corso degli eventi. Tutto accadeva all'improvviso, cogliendo di sorpresa il lettore, spiazzato da questi momenti, a volte, davvero illogici.
Assistiamo ad una scena di sesso nonsense già all'inizio dell'opera. Questa vede coinvolti Kurono e la Tomb Raider giapponese. La lettura di quelle tavole mi ha lasciata abbastanza di stucco.
Dopo un incontro, avvenuto circa 30 secondi prima e mentre si preparano a combattere, i due si ritrovano nel corridoio/spogliatoio dell'appartamento di "Gantz" e, senza alcun senso logico, fanno sesso. Di scene così ne potrei citare a miliardi.
Forse l'autore vuole comunicare un senso di degrado che nasce nell'essere umano che sa di poter morire. Della serie "dato che devo morire, meglio dar sfogo a tutti miei istinti" ..ma, sta di fatto, che non mi abbia mai convinto molto.
Un ulteriore elemento che poco ho compreso era rappresentato dalla presenza, nel gioco, di animali strambi. Questi, tra l'altro, agivano in modo piuttosto bizzarro (si veda il panda appiccicoso e il cane pervertito) e poi sparivano nel nulla.
Insomma, alcune situazioni mi hanno lasciato alquanto perplessa, perché non sono riuscita bene a comprendere dove l'autore volesse andare a parare.

Le saghe iniziali sono decisamente superiori alle ultime. Queste perdono di pathos man mano che ci avvicina al gran finale (che poi tanto grande non è stato, ma sorvoliamo).
Un caos totale e in crescendo caratterizza, soprattutto, l'ultima saga. "Gantz" avrebbe, più giustamente, dovuto concludersi con la saga di Osaka, di grande spessore. Quello che viene dopo è un surplus evitabile.
Ciò che invece non muta, ma si migliora di tavola in tavola è il tratto di Hiroya Oku.
Un disegno spettacolare, curato nei minimi dettagli. Veramente uno dei tratti migliori in circolazione. Un dieci e lode va all'autore, rispettabilissimo sotto l'aspetto stilistico.
Se poi si fosse gestita la trama con maggior criterio, allora, si sarebbe potuto davvero parlare di capolavoro. Per me così non è stato. Troppa confusione, eccessivi buchi narrativi e sequenze lunghe ed inutili, quasi estenuanti, fanno perdere punti al manga in questione. Il finale, poi, non è degno di un'opera tanto durevole ed elaborata. Si ha quasi l'impressione che il racconto sia stato troncato di netto. Ciò non è rispettoso per i lettori che hanno dedicato tempo, passione e soldi ad un manga con le potenzialità di "Gantz."
Per tutte queste ragioni, non vado oltre il 7.