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10.0/10
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Nella mia personalissima lista di mangaka preferiti spicca un nome, tra i tanti, che con le sue opere mi ha davvero colpito, stregato, ammaliato. Mi riferisco a Hideo Yamamoto. Prima con Homunculus, ora con Ichi the Killer , egli continua a farmi vivere delle esperienze di lettura a dir poco uniche. Hideo Yamamoto non è un autore per tutti: ci sono innumerevoli lettori che sicuramente non apprezzerebbero lo stile graffiante, talvolta disturbante, che pervade i suoi lavori; c'è anche chi non gradirebbe una storia statica, priva di azione o avventura. Mi rivolgo a coloro che non sono facilmente impressionabili e che in un manga non cercano unicamente gli elementi sopracitati: se non conoscete Hideo Yamamoto, dategli almeno una possibilità; leggete Homunculus.

Homunculus riesce a colpire, conquistando il lettore che, incredulo, viene totalmente avvolto dalla sua dimensione. E sarà un viaggio meraviglioso, quello di Homunculus. Un viaggio incredibile, molto complesso, questo sì, tant'è che durante la lettura non saranno pochi gli attimi di sconvolgimento, sconcerto e, perché no, smarrimento. Forse è il viaggio più complesso che si possa compiere, quello nell'animo. Bisogna guardarsi dentro, si dice… ma almeno è facile? No, non direi. E Homunculus ce lo spiega, Homunculus ci mostra quanto sia arduo guardarsi dentro, vedere al di là delle apparenze e, soprattutto, al di là del giudizio altrui e del senso comune.

(lievi spoiler)
Guardarsi dentro… È proprio ciò che cerca di fare il signor Nakoshi, protagonista di Homunculus, per tutto il manga. Il signor Nakoshi è una persona brillante, intelligente, acuta, furba. Ma ha un difetto, un grande difetto, a suo modo di vedere: è brutto, esteticamente brutto. E di ciò non si fa pace, proprio non ci riesce. Non si capacita. Nonostante abbia una grande capacità intellettiva, e avremo modo di vederlo all'interno del manga, questa sua carenza fisica gli chiude qualsiasi orizzonte, sia sentimentale che lavorativo. Eppure il signor Nakoshi ci prova, ci riprova, ma non riesce a sentirsi realizzato, ed è costretto a camminare a testa bassa, provando addirittura ribrezzo verso se stesso. Il signor Nakoshi, però, ha fatto un errore, quello di attribuire i suoi problemi esclusivamente all'aspetto esteriore. Decide così di cambiare vita… facile, si potrebbe obiettare, ma come? Egli sceglie di ricorrere alla chirurgia estetica: si rifà il viso. Diventato, solo all'apparenza, un'altra persona, e avendo rimosso freudianamente la sua "vita precedente", Nakoshi ottiene belle donne, denaro, un lavoro prestigioso, macchine di lusso e quant'altro. Ma non basta, Susumu Nakoshi non si sente a posto. Pensava che con la chirurgia estetica sarebbe diventato un'altra persona, avrebbe risolto i dubbi che lo relegavano, avrebbe cancellato una intera esistenza grazie a un semplice intervento; questo, però, non avviene, e i suoi tormenti esistenziali continuano a presentarsi. Abbandonato il suo lavoro e la sua vita, per così dire mondana, si priva di tutto tranne che della sua macchina, decidendo di vivere come un senzatetto, alla ricerca di sé, della sua esperienza passata e dei motivi che lo hanno spinto a rifarsi il viso. Ed è proprio qui che parte Homunculus; gli eventi da me sopra narrati non sono altro che un flashback, una mera ricostruzione dei fatti.
(fine spoiler)

Homunculus inizia dalla fine, proprio da quando Susumu Nakoshi lascia la sua vita piena di trasgressione diventando un senzatetto e privandosi di tutto, fuorché della sua automobile. Mantenersi non è facile, e a Susumu viene fatta una proposta tanto allettante quanto fuori di testa. Uno pseudo medico, Ito, alquanto strano e controverso, gli propone di sottoporsi a un intervento di trapanazione del cranio, in cambio di settecentomila yen. L'intervento, spiega l'ambiguo dottore, permetterebbe al paziente di sviluppare il sesto senso. Susumu, un po' per necessità economiche, un po' per il folle istinto che lo caratterizza, accetta.
Dopo l'intervento tutto cambia. Sembra proprio che Susumu Nakoshi abbia ottenuto un'abilità particolare, nulla per lui è come prima: egli, servendosi dell'occhio sinistro e coprendo il destro, vede le persone che lo circondano con fattezze strambe, al limite dell'assurdo, decisamente surreali e grottesche. "Homunculus", questo il nome delle strane visioni di Nakoshi. Ma nel corso dell'opera un dubbio continuerà a protrarsi: cosa sono in realtà gli "Homunculus"?
Alla fine sarà il lettore stesso a doversi rendere conto da solo della loro essenza, e, a mio avviso, si arriverà a una perfetta comprensione di tutto leggendo con cura, possibilmente tutta d'un fiato, la storia. Perché gli "Homunculus" inizialmente sembrano qualcosa, nel corso del manga paiono essere tutt'altro, e alla fine si rivelano effettivamente per quello che sono. Quindi, anche e a maggior ragione con Homunculus, mai farsi ingannare dalle apparenze.

Passando ai disegni, Yamamoto contrappone lo stile sobrio e realista dei personaggi e delle ambientazioni a quello grottesco degli "Homunculus". Il prodotto che ne consegue risulta ottimo; prima di tutto perché essendo Homunculus una storia "tangibile", come tale ha bisogno di un tratto realistico; in secondo luogo, a dispetto di quanto si potrebbe auspicare, la rappresentazione degli "Homunculus" di Yamamoto s'intona perfettamente con il contesto. Il tratto mi ricorda vagamente quello di Motoro Mase, autore di Ikigami - Annunci di morte: entrambi gli autori hanno la peculiarità di disegnare fumetti giapponesi con personaggi somaticamente giapponesi.
Degna di nota è l'espressività che Yamamoto infonde nelle sue tavole; non sono tantissimi gli autori che riescono in tale intento, lui lo fa benissimo. I dialoghi compongono la minima parte dell'opera, il disegno prevale sullo scritto. Quest'ultimo è un elemento importantissimo, imprescindibile, che dovrebbe distinguere il manga, o, amplificando il concetto, il fumetto in senso generale, dalle altre forme artistiche e letterarie. Molto spesso sappiamo che non è così, difatti ci sono opere in cui lo scritto prevale, e di molto, sul disegno. Talvolta ciò rende pesante la lettura e fa passare in secondo piano la componente grafica. (Death Note di Tsugumi Ohba e Takeshi Obata è uno dei più celebri esempi.)

In Italia l'opera è edita dalla Planet Manga; io possiedo la prima edizione, che ha subito diverse variazioni: si va dalle dimensioni di un volumetto alla tipologia della carta. Per dire, il volume dodici è più piccolo degli altri perché la carta è sottilissima; il volume quindici, invece, risulta decisamente più voluminoso. Nonostante questi sbalzi, trovo che si sia mantenuta una certa qualità e cura nelle traduzioni e nell'adattamento. C'è stato anche un considerevole aumento di prezzi che ha portato gli ultimi volumi a costare sui sette euro. Non vi sono pagine a colori, il formato è 13x18, che oserei definire perfetto in quanto permette di gustarsi i magnifici disegni di Yamamoto senza problema alcuno.

Per concludere, personalmente ho davvero amato Homunculus: penso che sia un manga crudo, molto riflessivo, talvolta stravagante, ma sicuramente appassionante. Yamamoto è riuscito a infondere la giusta enfasi a una storia che, se mal realizzata, sarebbe potuta essere anonima e priva di qualsivoglia interesse. Un perfetto connubio tra sceneggiatura e disegno; personaggi reali, vivi e forse volutamente esasperati in alcune loro sfaccettature. Persone che, come è nella natura umana, si pongono domande sulla loro esistenza, cercando delle risposte, e arrivando a tutto pur di trovarle.

(spoiler)
Considerazione personale sul finale dell'opera
Nel finale, a conclusione del percorso cognitivo compiuto da Nakoshi, possiamo vedere come egli sia stato accecato dal suo stesso egoismo, e, ironia della sorte, è proprio quest'ultimo a renderlo cieco a se stesso.