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9.0/10
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"Chi combatte contro i mostri deve guardarsi dal non diventare egli stesso un mostro. E quando guardi a lungo in un abisso, anche l'abisso ti guarda dentro."

Così recita un noto aforisma di Nietzsche. Possiamo considerare questa frase l'emblema del significato di Berserk.
Kentaro Miura impegna completamente sè stesso in quest'opera, dove il fumettista esplora i lati più oscuri e maligni della razza umana, ponendo come argomento principale il libero arbitrio, o meglio, la falsa speranza che nutrono gli uomini di poter controllare il proprio destino.
Miura dipinge un mondo apparentemente senza vie di scampo, creato e dominato dal Male, ove gli uomini sono adoratori monoteisti, e confidano ancora nella misericordia di un Dio buono e giusto. Sono tutti schiavi, invece. Servi di un sistema superiore a loro sconosciuto, creato in età arcaica. Il destino di ogni singolo individuo è preordinato, stabilito, deciso. Nulla sfugge all'occhio del Karma, la legge che governa l'universo conosciuto.

All'interno di questa realtà si muove il Gatsu, detto "Il Guerriero Nero". Un uomo cupo e tenebroso, dal passato difficile (come testimoniano le sue enormi cicatrici e le evidenti mutilazioni) avvolto nel mistero. Il suo è un viaggio di vendetta, contro quello che considerava il suo miglior amico, e che gli ha tolto tutto ciò che aveva e tutto ciò che sperava di avere. Immerso in un mondo fantasy, Gatsu cerca la sua giustizia, conscio del fatto che nessun Dio superiore tenderà lui la mano. Ovunque vada, il Guerriero Nero lascia una lunga scia di sangue dietro di sè; è tormentato dai fantasmi del passato e da terribili spiriti che reclamano la sua anima e la sua carne, attirati da un marchio impresso a fuoco sulla sua pelle, che porta sventura e distruzione.

Miura ci presenta un universo completamente oscuro, con una forte impronta horror e splatter. Le pagine trasudano negatività, che viene completamente assorbita dal lettore, trascinandolo in prima persona all'interno della storia e coinvolgendolo emotivamente. I toni passivi delle vignette vengono stemperati dalla proverbiale figura del folletto Puck, inizialmente unico compagno di viaggio di Gatsu, che con la sua presenza attenua l'aura negativa e buia del fumetto.
Gatsu trova solo morte davanti a sè, per questo preferisce viaggiare da solo. Sotto quella corazza pesante, sotto quel lungo mantello nero, sotto quel viso truce logorato dalle ferite di mille battaglie si nasconde un uomo capace ancora di provare sentimenti positivi, un uomo ancora in grado di emozionarsi e commuoversi. Gatsu ha poca fiducia negli altri, e in un primo momento vaga solitario anche per questa ragione, ma la crescita del personaggio e del suo status è notevole; lo vediamo evolvere, cambiare e (ri)imparare ad amare gli altri. Tutto questo avviene attraverso un processo di crescita lento, ma ben congeniato.
L'autore non si limita soltanto a descriverci le disavventure del protagonista, ma ci racconta in modo crudo e senza patemi la realtà del mondo da lui creato. Un mondo fatto di violenza e prepotenza, dove spesso e volentieri il Male prevale sul Bene e dove i deboli soccombono senza poter reagire. E' la forza bruta a farla da padrona, non c'è spazio per i setimentalismi, nè per la pietà.
Così come i mostri, anche gli esseri umani sono meschini e lo dimostrano. Da grande ammiratore di Hokuto no Ken, Miura si ispira all'universo umanamente catastrofico del Manga di Buronson e Hara per creare le situazioni del suo fumetto.

Come già detto, il nostro protagonista ha sempre vissuto una vita al limite, perseguitato dal suo passato tenebroso.
Nato da una donna cadavere, cresciuto in un accampamento di soldati-mercenari, violato nel suo intimo e malvisto dal padre adottivo, Gatsu porta sulle sue spalle il peso di una infanzia infelice e dolorosa, condotta sempre tra la vita e la morte.
Le uniche gioie provengono dall'amore per Caska, compagna conosciuta sui campi di battaglia durante la sua permanenza nella "Squadra dei Falchi", e dall'amicizia per Grifis, suo Capitano. Sarà proprio quest'ultimo a tradire la fiducia di Gatsu, faticosamente conquistata, rendendolo spietato e crudele e affossandolo psicologicamente in modo definitivo.
Grifis e Gatsu vivono un rapporto personale di amore/odio difficilmente decifrabile. L'attaccamento, quasi morboso, di Grifis nei confronti di Gatsu, potrebbe far pensare a qualcosa che va oltre la semplice amicizia (Gatsu in una occasione gli chiede addirittura se è Omosessuale), ma probabilmente si tratta di un fattore superiore, un sentimento estremo che trascende dalla passione corporea e dai comuni sentimenti d'amore. Grifis vede in Gatsu colui che può aiutarlo a realizzare il suo sogno, avere un impero, ed è disposto a tutto pur di non perderlo. Quando capisce che può realizzare il suo sogno anche senza il suo aiuto, se ne disfa. Imprime sulla sua pelle un marchio maledetto, che lo condanna alla dannazione. Per questo lo tradisce. Per questo tradisce tutti i suoi compagni.

Gatsu riacquista pian piano la sua umanità, ma deve sempre fare i conti con i suoi demoni, che mai lo abbandonano. Quanto è grande la forza di volontà di Gatsu? Per quanto può resistere ancora?