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9.0/10
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Kei Kusunoki è una mangaka famosa o per le sue opere a carattere ecchi (le due serie di Girl Saurus) o horror (Slayer e Innocent Witch), ma nella sua vita ad un certo punto accade un evento che la segna profondamente: la nascita di un figlio morto o come preferisce scrivere nel manga "morto alla nascita". Dopo questo brutto avvenimento nella sua vita si sente in dovere di raccontare il dolore di una donna che perde il proprio bambino e lo fa in Bitter Virgin, manga pubblicato nel 2005 in Giappone, ma ancora inedito in Italia.

La storia ruota attorno a Suwa Daisuke, un liceale di bell'aspetto, che ha il sogno di andare via dalla piccola cittadina di campagna in cui vive ed emigrare a Tokyo come ha fatto precedentemente sua sorella maggiore. E' sempre circondato da belle ragazze e, per sua affermazione, l'unica con cui non starebbe mai è Aikawa Hinako, che considera troppo strana. Ma questa sua opinione sulla ragazza cambia velocemente quando Daisuke per sbaglio ascolta ciò che non vorrebbe: la compagna di classe è stata violentata ripetutamente dal suo patrigno e successivamente ha avuto un aborto, e ha avuto un bambino un anno prima che ha dato in adozione. Da questo punto in poi, il protagonista non riesce più a vedere la povera ragazza sotto la stessa luce e cerca di aiutarla nonostante non possa rivelarle di sapere il suo segreto.
I personaggi di contorno sono anch'essi molto importanti: Kazuki, ragazza che vuole a tutti i costi l'amore di Daisuke anche diventando violenta a causa della sua estrema gelosia; Yuzu, l'amica d'infanzia e vicina di casa sempre premurosa; la mamma, che inizialmente ci viene descritta come superficiale, ma che nei momenti difficili risulta una donna forte e premurosa pronta a dare tutto per i suoi figli. Ma il personaggio secondario che sconvolge la trama e dà una scossa è la sorella maggiore Izumi, da considerare come l'impersonificazione della mangaka. Interessante e particolare è come Daisuke paragona le sofferenze patite tra la sua gravidanza, terminata con la nascita di un bambino morto, e quella di Hinako.

La carne sul fuoco è veramente tanta ed è sorprendente come l'autrice riesca a mantenere un certo equilibrio ed a non scadere nella drammaticità gratuita, anche grazie all'inserimento della storia in un contesto scolastico che riesce ad alleggerire i momenti più tristi e cupi dell'opera. Personalmente ho apprezzato molto la caratterizzazione dei protagonisti, soprattutto Daisuke, che fa sentire al lettore tutti i suoi dubbi ed i suoi tormenti interiori.
Anche il finale mi ha colpito: non dà soluzioni riparatrici a tutto, non conclude con il buonismo, ma insegna che tutto si può riparare, basta impegnarsi tanto.

Non posso che consigliare quest'opera perché mi ha trasportato davvero molto, mi ha fatto sentire all'interno delle stesse vicende. Il mio voto è più che positivo e gli attribuisco un bel 9.