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Attenzione: possibili spoiler.

Analisi psicologica o perversione? Questo il quesito che il lettore di "La ragazza in riva al mare" deve essersi posto almeno una volta; domanda lecita, certo, ma dalla risposta non immediata. È noto, anche ai lettori non troppo assidui di questo autore, che Asano nelle proprie opere mette tutto se stesso, che si svuota del magma di emozioni, spesso estreme e contrastanti, che prova nel profondo e che le riversa nelle tavole tutte d'un getto; possono capitare i casi, come in "Solanin", in cui all'ormai solita massiccia vena malinconica ne venga affiancata una tenera e dolce, ma può anche capitare che l'animo del mangaka vomiti in faccia al lettore i peggiori vizi e difetti dell'umana specie, quali lussuria, avarizia, omicidio e così via. "La ragazza in riva al mare" è uno di questi titoli, un'opera che si prefigge di scavare nell'animo di due adolescenti, due studenti delle medie all'apparenza normali, ma in realtà tormentati ciascuno dai propri problemi e da un passato mesto.

Sato Koume è una ragazza modello: brava a scuola, circondata da amiche e gentile con tutti. Purtroppo però la sua vita sentimentale va a rotoli, a causa di un ragazzo più grande che approfitta della sua apparente ingenuità per trattarla alla stregua di un giocattolo, per non dire di un oggetto sessuale. Così la ragazza si sfoga con l'amico Isobe Kosuke, conosciuto nella fanciullezza e da tempo innamorato di lei; il ragazzo non ha peli sulla lingua e nonostante la sua forte attrazione nei confronti di lei, non esita a essere duro e diretto verso l'amica, anche nelle situazioni più delicate, come quella in cui Koume si trova all'inizio della narrazione. I due alla fine finiscono spesso per avere dei rapporti sessuali, uno sfogo fisico, oltre che psicologico, da parte di Koume e tutt'altro che un dispiacere per Kosuke, visti i sentimenti per la ragazza, facendo sì che tra i due si formi una sorta di "amicizia con interessi". Chi è quindi la ragazza in riva al mare? Una misteriosa studentessa delle superiori che i due vedono nelle foto presenti nella memoria di una macchina fotografica ritrovata proprio sulla spiaggia della cittadina in cui i protagonisti vivono, e che, col passare dei capitoli, diventerà una vera ossessione per Kosuke. Tra litigi e pacificazioni, periodi di intensa frequentazione e mesi interi passati senza vedersi, il rapporto tra i due si logora sempre più; il ragazzo, costantemente tormentato dalla figura del fratello, morto dopo essere diventato una sorta di hikikomori - persona che smette di uscire di casa, sviluppando una vera e propria fobia degli ambienti aperti -, progetta prima una vendetta verso le persone che, a scuola, hanno trattato male Koume, poi minacciando a più riprese il suicidio, mentre la protagonista, abbandonata prima dal ragazzo che le piaceva, poi dalle amiche e infine da Kosuke, cade in depressione. In questi capitoli affiora tutto il lato tormentato e depresso dell'autore, chiaramente coinvolto in prima persona dalle vicende narrate e partecipe, prima ancora del lettore, dei sentimenti che inondano le pagine del fumetto; la ragazza in riva al mare è ciò a cui aggrapparsi per uscire da questa spirale, un qualcosa in cui credere, un obbiettivo da preporsi di raggiungere a qualsiasi costo e sfruttare per andare avanti.

Quanto al lato tecnico, il tratto è quello di un Asano ormai maturo, le linee sono pulite, i visi dolci e estremamente espressivi, gli sfondi iperrealistici e quasi palpabili; insomma un ottimo lavoro, come sempre. Ma d'altronde il disegno non è tutto in un manga e a fronte di un lato tecnico ottimo, l'opera diventa in parte carente sotto un paio di punti. In primo luogo ho trovato lo sviluppo un po' troppo concentrato nei soli due volumetti dell'opera che, se da un lato non intacca il lavoro svolto alla caratterizzazione dei personaggi, dall'altro non permette una vera e propria continuità temporale. Infine la mancanza, o meglio, la non evidenza di un messaggio che funga da basa per l'intera opera; è come se, giunti alla fine di un viaggio bellissimo, non ci si ricordi più il motivo della partenza; il viaggio in sé risulta piacevole, ma manca di un motivo... un vero peccato insomma. Il mio voto per l'opera si piazza tra il sette e l'otto, ma voglio essere generoso, principalmente per difendere l'autore dalle accuse di essere soltanto un pervertito, rivolte da chi, evidentemente, del suo modo di vivere e fare fumetti ha capito ben poco.