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9.0/10
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Virtus, pubblicato in patria nel 2007, è la seconda opera ad arrivare in Italia (alla fine del 2011) di Gengoroh Tagame, l'indiscusso maestro dei "bara manga", cioè i fumetti omoerotici giapponesi disegnati da uomini gay per un pubblico gay. Tagame è noto per lo stile estremamente realistico dei suoi disegni e soprattutto per la predilezione di tematiche BDSD nei suoi fumetti, che risultano quindi molto erotici e violenti. In Italia lo abbiamo conosciuto per la prima volta nel 2009 con Racconti estremi, una raccolta di storie brevi espressamente realizzata come lancio dell'autore sul nostro mercato, pubblicata da Black Velvet. Virtus, invece, ci arriva per i tipi di Renbooks, piccola ma formidabile casa editrice bolognese tutta dedicata ai fumetti a tematica LGBT.

A differenza di quanto mostratoci nella suddetta raccolta, cioè storie piuttosto brevi, quasi tutte violente e concentrate soprattutto sulla raffigurazione degli atti sessuali (pur con una pregevolezza narrativa che prende le distanze dalla mera pornografia da quattro soldi), in Virtus Tagame riesce a sviluppare in un volumetto corposo un'unica vicenda, con una trama ben strutturata e dei personaggi caratterizzati. Ambientata nell'Antica Roma - non sono dati riferimenti cronologici, ma ad occhio e croce nel I secolo d.C. -, racconta della singolare storia d'amore tra due gladiatori: Crescens, figlio di una schiava germana e di un legionario romano e già affermato retiarius (gladiatore che combatte con rete, tridente e pugnale), e Gaius, appena costretto ad apprendere l'arte dei giochi gladiatorii. Quest'ultimo, da subito contraddistinto da un evidente abbattimento e scarsa voglia di vivere, viene subito notato per la sua prestanza dal biondo Crescens, che decide di farne l'oggetto dei suoi giochi sessuali. La violenza subita risveglia Gaius dal suo torpore e lo spinge ad affermarsi come gladiatore, con l'intenzione di vendicarsi in un prossimo futuro del suo rivale. Ma il destino riserva per i due altri progetti...

La cosa che sicuramente salta all'occhio a chi ha già letto altri manga di questo genere è che stavolta ci troviamo di fronte ad una storia ben congegnata, dove le scene di sesso, seppur molto esplicite e condotte con tutto l'interessamento del caso, sono realmente funzionali allo svolgersi della vicenda e non del tutto gratuite. Sia Crescens sia Gaius, pur nella brevità di un singolo volume, risultano perfettamente caratterizzati per il tipo di storia offerta, così come altri due personaggi, il doctor (la positiva figura dell'istruttore dei gladiatori), ed Aelia, la bella e potente matrona romana innamorata di Crescens. La vicenda, dunque, si dipana in maniera chiara e scorrevole, rivelando passo passo alcuni elementi che aiutano a caratterizzare i personaggi oltre a far sviluppare la trama. Il finale è stato inaspettatamente diverso da quanto immaginassi da lì a poche pagine (e devo dire ugualmente con una certa soddisfazione). A fine lettura sono rimasto particolarmente contento, grazie all'ampio ventaglio di emozioni e passioni messo in campo dall'autore, che mi ha senz'altro colpito in positivo. La virtus del titolo, tanto cara ai Romani, è veramente sviscerata in tutti i suoi aspetti, etimologici e non. Se vogliamo trovare dei difetti di sceneggiatura, possiamo senz'altro sottolineare il fatto che le scene delle lotte gladiatorie sono molto rapide e appena accennate; inoltre, anche i momenti in cui Crescens prende con la forza e lega Gaius per sodomizzarlo sono del tutto ellittici, mostrandoci da una pagina all'altra direttamente l'"azione" (ci siamo intesi).

Graficamente Virtus, come già le altre opere di Tagame che ho visto, è una gioia per gli occhi. Il maestro è rinomato per la sua predilezione per gli uomini muscolosi e qui, complice l'ambientazione, può far sfoggio in maniera del tutto naturale e sensata di quel tipo di virilità che tanto ama. Ci troviamo quindi di fronte ad una grande attenzione data alla resa dei corpi scultorei e mascolini di Crescens e Gaius, con una resa particolarmente efficace di muscoli e anatomia, così come di barbe, capelli e peli. Altra cosa particolarmente pregevole è la capacita di caratterizzare molto efficacemente l'aspetto dei personaggi, che risultano quindi tutti diversi l'uno dall'altro; una grande attenzione è data all'espressività dei volti, davvero valida nel trasmettere le emozioni, nonché tratto distintivo nipponico in un manga che altrimenti sembra gridare Occidente, e in particolare Occidente grafico e statuario, da tutti i pori. Le ambientazioni, invece, seppur ben disegnate quando presenti, sono un po' troppo funzionali e non particolarmente rilevanti (nonostante la "location Antica Roma" potesse offrire ben altri spunti).

Il manga fa un grande uso di termini tecnici relativi all'arte gladiatoria e alla società romana. Non sono particolarmente esperto in materia, ma presumo che siano tutti corretti. Dai miei studi classici alcune incongruenze le ho notate, in parte dovute all'autore, in parte ai traduttori, e, seppur non particolarmente rilevanti, tanto vale segnalarle in questa sede. A un certo punto compare la frase «È stato deciso il composito per i giochi», cioè la coppia che dovrà scendere nell'arena: la parola latina è neutra e quando si citano parole latine in una frase in italiano di solito vanno al nominativo (quindi doveva essere compositum). A seconda del grado sociale dei personaggi o delle formalità adottate (presumo in lingua originale attraverso il noto uso dei suffissi giapponesi), troviamo personaggi che si danno del tu o del voi. Nell'Antica Roma il prontuario degli allocutivi era ridotto solo al pronome tu, che si usava con tutti, compreso l'imperatore (il vos di cortesia nasce nel Tardo Impero, in corrispondenza proprio del nos maiestatico imperiale, e le lingue romanze lo ricrearono - pare - senza continuazione diretta). L'antagonista della storia, la matrona Aelia, viene presentata come figlia di un ex senatore, tale Gnaeus Clodius: pertanto, non poteva certamente chiamarsi Aelia (!) ma Clodia (cioè Claudia). Le donne, infatti, non avevano il praenomen (il nome proprio come lo intendiamo noi), ma solo la forma femminile del nomen (per così dire il cognome odierno, vale a dire la gens). Le donne di una stessa gens quindi si distinguevano con vari escamotage (maior, minor, prima, secunda, tertia ecc.). Inoltre anche "ex senatore" è in questo caso un errore: la carica era vitalizia e se ne veniva esclusi soltanto per gravi crimini (ma nel nostro manga il padre della bella Aelia è chiaramente un uomo potente e ai vertici del potere).

Salvo queste piccole sviste d'adattamento - in parte dovute alla difficoltà di rendere "nuovamente romano" quanto già era stato adattato in origine per dei lettori giapponesi - l'edizione italiana pubblicata da Renbooks è abbastanza curata, presentandoci un tomo che, pur senza sovraccoperta, fa la sua bella figura per grafica di copertina e impaginazione (splendida l'illustrazione di quarta!), oltre ad avere un'ottima carta bianca e spessa. L'editoriale, ridotto semplicemente ad una sintetica pagina introduttiva, poteva forse essere maggiormente sviluppato in una vera e propria appendice redazionale (magari offrendo delle annotazioni sull'ambientazione storica, come nei manga pubblicati da Yamato). Il prezzo di 13 € può apparire relativamente elevato, ma è il giusto scotto da pagare per avere in Italia dei prodotti così di nicchia come i bara.

Un manga che consiglio senz'altro a tutto il pubblico omosessuale, visto che offre una storia intrigante e ben sviluppata, accompagnata da disegni bellissimi e da scene erotiche senz'altro pregevoli e eccitanti (be', anche l'occhio vuole la sua parte, no?). Penso che possa essere apprezzato anche dal pubblico femminile che legge yaoi - soprattutto da quelle ragazze che amano anche i maschi ben piazzati oltre ai bishounen - visto che non manca un'introspezione sentimentale e psicologica (seppur in chiave decisamente maschile e quindi più diretta rispetto a quanto si vede di solito nei Boy's Love). Per quanto riguarda i maschi etero, al solito sono un po' indeciso nel dare consigli: il manga è ben fatto e meritevole per forma e contenuti, ma se proprio vi vengono i sudori freddi all'idea di vedere senza mezze misure degli aitanti maschioni "che fanno le capriole insieme", be', allora statene alla larga.