logo GamerClick.it

7.0/10
-

Dopo l'atipico Il campo dell'arcobaleno, Asano torna sui binari più tradizionali di What a Wonderful World con il volume La città della luce, che ne semplifica la struttura tramite la diminuzione del numero di storie a fronte di un aumento della lunghezza. Continuando su questa strada, Asano scrive quello che si rivelerà il suo (almeno per ora) più grande successo: Solanin. Trasposto anche in un apprezzato film live action, Solanin è l'opera più "mainstream" di Asano, che pare tentare di realizzare qualcosa di più tradizionale rispetto ai lavori passati, più comprensibile ed in grado di catturare un pubblico più ampio, che apprezza storie più facili da seguire e abbastanza lunghe da far affezionare ai personaggi. Ecco quindi abbandonate le serie di storie brevi tra loro concatenate, così come il retrogusto onirico che aveva caratterizzato chi più (Il campo dell'arcobaleno), chi meno (WaWW, La città della luce) le passate opere: Solanin è la semplice storia di cinque giovani adulti che si dipana nell'arco dei due volumi totali. L'impianto narrativo è lineare e semplice da seguire, con solo qualche sporadico flashback o cambio di punto di vista tra i ragazzi; i personaggi sono i classici freeter asaniani che abbiamo imparato a conoscere, neolaureati con lavori precari, non più ragazzi ma non ancora del tutto adulti, in quell'età cui i sogni d'infanzia iniziano a stare stretti ma non si ancora la forza di chiudere per sempre quella porta per omologarsi alla società lavorativa.
Per certi versi, Solanin è al contempo un'evoluzione ed un'involuzione all'interno della narrativa di Asano; se da un lato si perde la forza delle singole storie brevi, dall'altro è possibile realizzare una storia più articolata nonché analizzare i personaggi per un arco di tempo maggiore ed assistere quindi alla loro evoluzione. Asano non pare però in grado di gestire al meglio una (singola) storia così lunga, finendo per ripetersi e facendo ben presto perdere efficacia al dipanarsi del racconto. Anche il messaggio finale dell'opera, che è poi sempre il medesimo delle sue storie brevi, va parzialmente a perdersi tra i vari avvenimenti. Da segnalare anche un pessimo uso della voce narrante, eccessivamente invasiva sia come numero di vignette occupate sia nel costante desiderio dell'autore di spiegare nei minimi dettagli ogni singolo pensiero, emozione e stato d'animo dei personaggi, quasi timoroso di non riuscire a farsi comprendere dal suo pubblico.
Insomma, Solanin non è nient'altro che una delle varie storie brevi di WaWW ampliata ed articolata in modo da occupare il decuplo delle pagine originali, e come tale finisce per perdere in parte la propria forza narrativa in più di un punto, riuscendo tuttavia a raggiungere l'obiettivo prefissato: espandere il proprio bacino di lettori.