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"Yankee-kun & Megane-chan" è la prima opera importante della mangaka Miki Yoshikawa, opera in 23 tankobon pubblicati dal 2006 al 2011. Onestamente mi sono avvicinato a quest'opera, che ritenevo decisamente troppo lunga (e in certo senso lo è, ne parlerò meglio in seguito), solo dopo aver apprezzato il dorama da esso tratto (da cui però si discosta profondamente) e il capitolo crossover tra le sue due opere.

Prima di tutto, guardiamo la trama. Daichi Shinagawa è un teppista ("yankee" nel gergo giapponese) iscritto al primo anno di superiori con uno scarsissimo interesse per tutto ciò che ha a che fare con lo studio o la scuola. Hana Adachi è l'occhialuta rappresentante di classe di Shinagawa ("megane" nel gergo giapponese viene usato per indicare una persona che indossa gli occhiali), che comincerà a perseguitarlo (perfino nel bagno degli uomini) in modo da obbligarlo a partecipare attivamente alla vita scolastica. Dal suo aspetto verrebbe da pensare che Adachi sia la classica rappresentante secchiona che vuole aiutare un compagno in difficoltà. Niente di più sbagliato! Infatti Hana è una ex teppista che ha deciso di vivere una vita da ragazza normale, decisamente stupida (i suoi voti sono i peggiori dell'istituto) e non in grado di farsi degli amici tra le persone "normali". Riesce solo a legare con yankee come Shinagawa. La storia quindi tratta delle avventure di Shinagawa e Adachi (e del loro gruppo di amici che si andrà a formare durante i primi volumi) nel corso dei tre anni di superiori e del loro ingresso all'università.

La narrazione, affrontata come una serie di episodi (come festival culturale, festival sportivo, sessione di recupero esami, vacanze estive, ecc...), ha un ritmo altalenante: a tratti un po' lenta, altre volte troppo veloce, ma mai noiosa.

I personaggi che compaiono in questa serie sono tutti fuori dall'ordinario e molto divertenti. Il fatto che molti di essi siano degli ex teppisti non rende la narrazione troppo ripetitiva, perché le circostanze di incontro cambiano di volta in volta. Bisogna però ammettere che, nel corso della storia, non vanno incontro ad una crescita psicologica. Nel corso dei numeri, grazie a flashback sulla loro vita, approfondiremo la conoscenza sul loro carattere, ma, a parte questo, non avremo un'evoluzione dei personaggi (al massimo, possiamo solo capirli meglio). Unica eccezione è il personaggio di Shinagawa, vero protagonista dell'opera, che vedremo crescere in modo molto evidente. Di contro, il personaggio di Adachi è forse il più statico di tutti (e rappresenta, secondo me, il vero problema del manga) anche se è quello che ci farà ridere di più in assoluto. Un personaggio veramente assurdo, insomma.

L'opera è una commedia, ma non demenziale (almeno non del tutto). Infatti, tra le varie gag divertenti, l'autrice non mancherà mai di inserire elementi che faranno riflettere su problematiche classiche del mondo scolastico come lo stress per i test, la paura di fallirli, il non riuscire trovare il proprio posto nel mondo. Il tutto viene affrontato in modo molto leggero: ci sentiremo vicini ai protagonisti, ma non saremo depressi per loro.

Riguardo ai disegni, questi sono davvero molto gradevoli. Non sono eccessivamente complessi, quindi si riesce a capire al volo cosa sta succedendo. In particolare la sensei è bravissima a farci capire quando un personaggio è arrabbiato o depresso e riuscirà a farci ridere anche sfruttando il semplice disegno (mi riferisco alle espressioni di Adachi).

Ora parliamo dei due difetti principali dell'opera. Il primo problema, come già anticipato, è proprio Hana Adachi. Considerando le personalità di Hana del passato e del presente, secondo me sarebbe stato molto interessante vedere una sua crescita psicologica, cosa che invece la Yoshikawa evita sempre di fare (oltre al farle dire "Vorrei tanto fare questo perché quando ero una yankee non ho mai avuto la possibilità di farlo"). In più, l'autrice stresserà diverse volte il fatto che Hana nel passato non era una semplice teppista, ma qualcosa di più. Qualcosa che, ovviamente, non scopriremo mai.
Il secondo problema è il finale in sé. Mi dispiace non poter elaborare ulteriormente l'affermazione, ma (per una volta) punto ad una recensione spoiler free. L'impressione che ne ho avuto è che la mangaka volesse finire rapidamente la storia, senza preoccuparsi troppo di chiudere le (poche) questioni aperte. Bella la scena finale (è stato come chiudere un cerchio), ma veramente poco credibile.

Ed è proprio per questi due motivi che l'opera sembra davvero lunga. Non fraintendetemi, la storia si fa leggere molto rapidamente, ma davvero non era possibile risolvere questi due problemi in 23 volumi?

Conclusione: voto 7. Opera molto gradevole e divertente, ma poteva essere gestita meglio.