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"Le memorie di Emanon" è per parecchi motivi davvero un manga unico, che riesce nell'intento di coniugare grande espressività artistica ad un racconto fantascientifico del tutto originale, privo degli stereotipi del genere in questione.

Ci troviamo nel Giappone degli anni '60. All'epoca l'imperante moda hippie aveva contagiato anche il paese del sol levante, e iniziavano ad essere diffusi i viaggi sabbatici verso l'ignoto, romantici pellegrinaggi di culto per generazioni di scapigliati studenti universitari che cercano di vivere esperienze fuori dal comune, prima di dover tornare al realistico grigiore di una vita vissuta da comuni colletti bianchi.

Su una nave che viaggia verso il Kyushu avviene un incontro fugace, durato solo qualche ora tra un ragazzo nella media, ma onesto, di vedute aperte e grande appassionato di fantascienza, e una ragazza tanto bella quanto misteriosa e portatrice di peculiari talenti.

Tra i due scatta una sincera complicità, a cui segue una affascinante conversazione, in cui la ragazza con un atto di fiducia nei confronti del genuino ascoltatore rivela il gravoso peso che si porta sulla coscienza. Emanon, il nome con cui si è ironicamente presentata lei -che è l'anagramma di "no name"- soffre di quella che a suo dire è una malattia genetica: ha memoria della vita sulla terra fin dai primordi, attraverso i ricordi del suo più ancestrale antenato, fino a quelli della mamma che l'ha generata.

Emanon è la custode materna e silenziosa della storia degli esseri viventi, è la testimone dell'evoluzione della specie, è esistita da sempre e sempre esisterà fin tanto che ci sarà la vita. La sua stessa esistenza ed essenza, un mistero.
Il fatto che la portatrice di un tale dono sia donna appare fortemente emblematico.
Il giovane, di cui non è dato sapere il nome, ascolta educatamente il racconto e avanza speculazioni sul ruolo futuro di una creatura così importante. La conversazione poi si sposta su argomenti più leggeri, ma la complicità tra i due ragazzi non per questo si affievolisce ed evolve in una dolce quanto effimera passione.

La mattina all'indomani della conversazione Emanon inspiegabilmente sparisce, con la stessa facilità con cui era comparsa, e si congeda dal giovane protagonista con un conciso biglietto d'addio, che comunque non dimenticherà mai l'esperienza vissuta, e avrà in futuro qualche ulteriore indizio sulla bella sconosciuta.

La storia è carica della struggente malinconia dell'incontro effimero ma intenso -elemento puntuale ma decisivo nella vita tendenzialmente monotona di un individuo- ed è incentrata sulle domande di fondo che si fa l'uomo da quando ha fondato teoreticamente la filosofia: "Da dove veniamo? Che siamo? dove andiamo? (propedeutico nel merito è il celeberrimo quadro di Gaugin). Ed ecco ancora il simbolo del viaggio continuo, della nave in tal caso.

Il tutto è evocato magistralmente dai bellissimi disegni di Tsuruta, dal tratto pulito ma deciso, che si coniugano perfettamente al racconto originale del romanziere Shinji Kajo.

Ce ne fossero così di storie di fantascienza, che ci fanno viaggiare con la fantasia ma riescono anche a ricordarci degli onori e degli oneri e di tutte le responsabilità di cui si devono far carico gli uomini, senza mai dimenticarsene, in quanto parte -a prescindere dalle credenze di ognuno- di una coscienza e di un disegno universale.