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L’anime parte con il funerale del sig. Kumagoro, CEO del Mikadono Group (e genitore di Shogo); Shogo, il protagonista, mentre è in attesa per le esequie del padre, riceve niente meno che una dichiarazione dalla sua presunta sorella. Ora, non ci sarebbe nulla di male (considerando l’anime), ma il nostro protagonista è figlio unico: dovendo rispettare le condizioni per ereditare la compagnia di famiglia, dovrà dimostrarsi adatto al compito, e questo ovviamente esula dal fidanzarsi (anche per errore) o, peggio, sposare, una sorella che non conosce.
Con questa premessa l’anime colpisce per l’idea, anche se lo stile della trama è lo stesso dei più classici harem: l’effetto del piccolo mistero fa funzionare l’ingenuo meccanismo che muove dignitosamente tutto l’anime, tra intrecci sentimentali, gag comiche e l’immancabile fanservice.

La trama segue uno schema ben preciso, a volte sondando, a volte estrapolando, episodio dopo episodio, le varie situazioni, anche pregresse, che portano le ragazze (che ruotano intorno a Shogo) ad essere potenziali fidanzate. Qui il protagonista, afflitto dal dubbio, pensa che ognuna di loro potrebbe essere la propria sorella, e, turbato dal potenziale rischio di dichiararsi a lei, non riesce a decidersi. Questo classico esempio di harem basa tutta la storia sull’equivocità della situazione in cui si viene a trovare il protagonista.
Shogo risulta a volte infantile nello scegliere il modo di affrontare le varie situazioni, complicandosi la vita inutilmente, per poi uscirne con un ragionamento accattivante; in tutta la storia, essendo di base una commedia romantica, troviamo gag comiche che allietano la visione con un fanservice non spasmodico.

L’anime risulta fluido, senza grossi gap nella sceneggiatura, che fa il suo lavoro; non essendo un’opera di concetto, risulta semplice al gusto, senza in realtà eccellere in nessun particolare campo o suscitare specifiche emozioni. Non penso che lo scopo di questo anime fosse quello di stupire, tenerci sulle spine con complicati ragionamenti, portare lo spettatore a congetture mentali, fargli affrontare drammi psicologici dei personaggi o altro.
Semplicemente credo che tutto il progetto ruoti intorno all’intento di non annoiare, come di solito capita in questi generi, quindi a mio avviso lo scopo è centrato, l’anime non annoia (e non esalta) per la sua sceneggiatura, la stessa che lascia poco spazio ai personaggi e ai dialoghi, che risultano anoressici, compensandoli però con un fanservice gratuito ma non esagerato.
Il nostro protagonista, con le sue alleate (o presunte tali), deve scongiurare un complotto economico che lo riguarda, quindi non si arriverà allo scontro con un vero e proprio cattivo, ma a quello con la situazione riguardante.

La tecnica usata nelle animazioni è buona: come tutto il resto non eccelle, eppure è piacevole, peccato per la scenografia, a volte scarna di persone e con luoghi poco dettagliati.
Il reparto musicale, a parte le opening ed ending, è latitante, un vero peccato.

Nel complesso l’anime non dispiace, lascia la sensazione d’insipido, come mancasse qualche ingrediente al tutto, perdendo un valore aggiunto; sicuramente l’idea della sorella nascosta poteva essere funzionale, se gestita meglio, scegliendo magari di dare un po’ più di pathos alle situazioni di per sé infantili. Peccato.