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Attenzione: la seguente recensione analizza la parte di storia che va dall'episodio 13 all'episodio 24. Potrebbe contenere spoiler

Dopo la prima stagione, che mi aveva lasciato piuttosto soddisfatto, sebbene non estasiato, ecco che torna “Owari no Seraph”, riprendendo la storia laddove era stata interrotta. Vampiri e uomini sono nel bel mezzo di una guerra spietata, aggiungiamo a tutto ciò una “commovente” storia di due fratelli separati da piccoli e ritrovatisi dopo anni su campi opposti... ecco che la serie incomincia a prendere una propria conformazione.
Anche questa volta sono solamente dodici le puntate a disposizione, per una serie ricca d’azione e combattimenti, in cui demoni, maghi e via dicendo si scontrano all’ultimo sangue. Un anime che alterna momenti rilassanti e divertenti ad attimi di pura adrenalina. Una bella commedia farcisce il tutto, aggiungendo quel pizzico di sentimentalismo che non fa mai male.

Yuuichirou Hyakuya, l’eroe di questa storia, è riuscito a ottenere il potere che desiderava per sterminare tutta la razza dei vampiri che, in tenera età, l’aveva imprigionato in una sorta di città-prigione, lui e i suoi compagni. Nel tentativo di fuggire, erano stati tutti sterminati, tranne lui. Unico sopravvissuto, riesce a rimanere vivo grazie all’aiuto di Guren Ichinose, che lo porterà con sé nell’esercito. Yuuichirou non demorde e, pian piano, entrerà a far parte di un gruppo scelto nello sterminio dei vampiri, una squadra alle prime armi, ma comunque intenzionata a non farsi uccidere.
Tutto bene, insomma? Non proprio, visto che, come si scoprirà al termine della prima serie, Mikaela Hyakuya, suo fratello adottivo, era in realtà riuscito a scampare alla morte nefasta. Il commovente incontro viene però guastato da un piccolo particolare: Mikaela è diventato un vampiro. Cosa farà ora Yuuichirou? Riuscirà a convivere con questa rivelazione sconvolgente? Oppure si abbandonerà all’oscuro potere che pare contenere al suo interno per chissà quale strana ragione?

Rispetto alla prima stagione, un difetto di quest’ultima è forse quello di essere fin troppo lenta. Succede veramente poco, a conti fatti, e i tempi si dilungano in maniera, alle volte, estenuante. Tuttavia non si può considerare la trama di fondo deludente; i vari protagonisti, che già ci erano stati presentati nella prima stagione, continuano la loro crescita, soprattutto sotto un piano introspettivo. Devono affrontare problemi all’apparenza insormontabili; dunque è necessario rafforzare i legami interni e consolidare le proprie convinzioni.
Tra tutti spiccano certamente Yuuichirou e la simpatica e strafottente Shinoa Hiragi. Una coppia molto interessante, che, di fatto, non ha ancora mostrato veri e propri sviluppi sentimentali, sebbene questi siano più che scontati e annunciati. Il primo pare quasi sempre impassibile, ma, quando il pericolo coinvolge i suoi amici e parenti, si trasforma in una sorta di demone (parlando più o meno metaforicamente). Anche la giovane Hiragi ha un caratterino tutto particolare, capace di farla apparire continuamente dietro la figura fin troppo esorbitante del protagonista.
Mikaela, almeno per quel che mi riguarda, colpisce di meno. La sua situazione è quasi “classica”, anche se risulta interessante questa riproposizione, tipica della filosofia orientale, in cui nessuno è veramente buono e nessuno è veramente cattivo. Il protagonista, apparentemente lindo e candido, nasconde una presenza oscura dentro di lui; mentre Mikaela, ormai demone, è in realtà dolce e affettuoso come in passato (più o meno).

La grafica mi era piaciuta nella prima stagione e non può che piacermi anche adesso. Toni sfumati e sfondi che danno all’intero scenario un caratteristico effetto pastello. Il tutto accompagnato da ritmi blandi e cadenzati, che si accendono improvvisamente durante gli scontri.
Tutto ciò è associato ovviamente all’ottimo impianto audio, che imprime all’anime una carica in più.
La regia poteva rendere meglio, ma, in fin dei conti, non ha deluso.

Il finale è, sinceramente, ad effetto. Non me l’aspettavo. Rimane ancora aperto, e la situazione è tutt’altro che conclusa. Tuttavia mi sarei atteso qualcosa di più vago, come nella prima serie. Invece, nell’ultima puntata, la vicenda pone un bel “punto e a capo” a tutta la storia.
In un solo episodio succede il finimondo, lasciando lo spettatore semplicemente basito. L’andamento blando, sopra detto, va a farsi benedire, esplodendo in una carica di energia più o meno controllata. Forse alcuni dettagli potevano essere risolti in maniera più dettagliata, ma, in tal caso, non ci sarebbe stato un finale del genere.
E ora vediamo, se mai ce ne sarà l’occasione, come si evolverà la storia...

Voto finale: 8 meno meno