logo GamerClick.it

-

Credo che l'Accademia della Crusca dovrebbe autorizzare un aggettivo ad hoc per descrivere roba come quella che mi sto accingendo a recensire. Qualcosa che unisca i termini "stupendo" e "estremamente stupido". Forse stuped... no. Stupiden... no, nemmeno questo.
Beh... credo che il concetto sia chiaro: un'opera talmente idiota da fare il giro e sbucare sull'altro lato del range di valutazione.
Magari potrei usare la terminologia inglese e utilizzare la parola "trash", ma il problema è che quest'opera si prende troppo sul serio per rientrare in tale categoria. Insomma: un compito piuttosto arduo, che credo lascerò ai posteri.
Fortunatamente l'atto di giudicare quest'opera risulta decisamente più semplice, per quanto sia difficile descrivere ciò che ho visto senza scivolare nello scurrile.

“Mayoiga” è un'opera sbagliata. La metto così, senza troppi giri di parole, per far comprendere che questo era un disastro annunciato ancora prima di essere messo in produzione. È evidente che qualcosa nel controllo qualità dello studio Diomedea e della produzione generale non abbia funzionato: probabilmente la manchevolezza di un qualche impiegato disfattista ha fatto in modo che tutto ciò venisse approvato, con il conseguente spreco di centinaia di minuti di vita per gli incauti spettatori.
Eppure non tutto è andato per nuocere: l'essere nel periodo di internet e della comunicazione di massa ha potuto mitigare il deleterio impatto dell'anime in questione, e moltissimi utenti sono riusciti ad arrangiarsi generando un originale divertimento a posteriori, per merito del fatto che l'estrema bruttezza dell'opera in questione ben si prestava alle discussioni più variegate.

Tuttavia non sono qui per recensire le esilaranti considerazioni che sono scaturite dalla visione dell'opera (purtroppo, oserei aggiungere), ma mi sono fatto carico dell'ingrato compito di scrivere qualche riga sull'opera stessa, cosa che mi accingerò a fare.

Gli errori che hanno ammorbato “Mayoiga” in modo sistemico sono stati commessi fin dalle primissime fasi, ovvero la stesura del soggetto e la creazione della sceneggiatura. Supponiamo anche che l'idea del villaggio perduto non fosse da buttare via (0% di creatività, ma vabbé...), ma il resto è stato un calando mostruoso. Onestamente non capisco perché la Odaka (la sceneggiatrice di questo scempio) insista a voler dare una certa dose di substrato scientifico all'acqua di rose a una certa parte delle sue opere (lo fece in “M3: Sono Kuroki Hagane” con effetti disastrosi, e ha perseverato in questa stagione con quest'opera e con il contemporaneo “Kiznaiver”), in quanto esso risulta di una forzatura assoluta. Evidentemente, per idee del genere, non basta copiare da anime che hanno utilizzato tale espediente con successo, come nella prima parte di “Ghost Hound” (che però ha altri nomi ben più importanti dietro), ma bisognava perseverare nelle brutte abitudini.

Ovviamente, se gli antefatti sono carenti, bisogna tentare di nascondere il problema con altri elementi. E da qui probabilmente deriva l'idea dell'ampio cast, con cui avrete a che fare sin dal primo episodio. Già questo è di per sé un errore, in quanto le possibilità di sviluppare per bene un numero così ampio di personaggi in soli dodici episodi sono pressoché nulle (e infatti vi ricorderete sì e no un terzo dei nomi dei personaggi di quest'opera), ma hanno anche deciso di popolare questa serie con una non invidiabile selezione di casi umani. E non è uno scherzo: la psicologia e lo sviluppo sono quasi inesistenti, e l'unico tentativo di caratterizzazione è dato dall'uso di diversi flashback (i quali, in linea con la qualità dell'opera, scivolano frequentemente nel grottesco) utilizzati in malo modo (un flashback rompe il ritmo, e ‘spammarne’ cinque-sei di breve durata in un episodio non è certo una ‘genialata’).

Superato il tremendo impatto con il cast, l'opera procede tergiversando per un discreto numero di episodi: in questi scopriremo le motivazioni che hanno spinto questa selezione da reparto psichiatrico ad accodarsi a un viaggio/gita (?) finalizzato alla scoperta e insediamento in un villaggio perduto (una contraddizione? Un'idea molto ‘meh’? Sì, lo è, e non sarà l'ultima), ed entreremo in contatto con i “misteri” di questa zona. Tuttavia è estremamente difficile prendere sul serio ciò che vi verrà propinato, e questo a causa del ridicolo comportamento dei personaggi e del grottesco dipanarsi degli eventi.
Ma è l'elemento “mistero” la maggiore furberia di quest'anime: come ho già detto, è l'intero impianto ad essere carente, ma la presenza di un mistero attorno al quale tutto ruota è una mossa furbissima per posporre il più possibile lo sbroglio della matassa.
Tuttavia i nodi devono venire al pettine, e nelle ultime puntate l'opera subisce un crollo ancora più repentino (se pensate che il livello era già basso all'inizio, verrete sorpresi da come le cose possano peggiorare ulteriormente), dovuto alle pessime idee e alle notevoli forzature alla base di tutto, terminando in un finale da antologia: non esagero dicendo che l'ultima puntata rivaleggia e sconfigge i peggiori finali aperti tipici degli anime promozionali.
E oltre al danno si aggiunge pure la beffa: ci sono diverse questioni che rimarranno più o meno insolute, ma ovviamente l'opera si concluderà in un modo orribilmente banale e stereotipato.
Però c'è da ammettere che difficilmente noterete quest'ultima criticità, in quanto sarete con tutta probabilità impegnati a ringraziare la divinità da voi adorata per avervi fatto superare indenni ciò che avete visto.

Probabilmente l'unico aspetto vicino al salvabile è il comparto tecnico: la sigla iniziale non è male, e nemmeno il disegno generale è troppo biasimabile, ma anche lì si possono riscontrare enormi leggerezze. Il character design ne è un lampante esempio, visto che la forbice d'età fra i personaggi è ampia in media quasi quindici anni (vi sono elementi di quattordici ed elementi che sfiorano i trenta), ma sarà estremamente difficile assegnare le giuste età con certezza (forse però non è un problema: tanto i personaggi sono psicologicamente così piatti che il loro encefalogramma potrebbe benissimo essere il medesimo, ovvero piatto).

Quest'opera va vista solo in gruppo, per farsi qualche risata in compagnia sui personaggi improbabili che la costituiscono e su una delle peggiori sceneggiature del 2016. Non ci sono altri scopi.