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Per chiunque avesse voglia di una storia semplice e divertente, che appassioni per la sua vena demenziale e un pizzico di ecchi, allora “Kore wa Zombie desu ka?” è l’occasione giusta per poter passare un po’ di tempo in allegria. Dodici puntate sotto il segno della stranezza e della stravaganza, dove la commedia riesce a mescolarsi alla perfezione (più o meno) con l’azione e l’horror (se così possiamo chiamarlo). Una storia che sfuma subito nel sovrannaturale, ma che, allo stesso tempo, non abbandonerà mai le sue origini “comuni”.

La vicenda ha inizio con la presentazione del nostro protagonista, Ayumu Aikawa, che, da semplice studente liceale, si ritrova trasformato di colpo in uno zombie. Ad avviare tale mutazione è stata una tenera ragazzina dai capelli argentati, Eucliwood, che ritrova il ragazzo ormai agonizzante in una pozza di sangue e, presa da un moto di compassione, lo riporta in vita.
Da quel momento in poi, Ayumu, vivrà con l’unico scopo di trovare il proprio assassino e vendicarsi. Ma sarà poi così vero? Giusto un paio di giorni ed ecco che il nostro zombie si ritroverà coinvolto in altre disavventure, grazie alle quali farà la conoscenza della geniale maghetta Haruna e del vampiro ninja Seraphim. Di colpo la casa di Ayumu verrà inondata da queste tre magnifiche fanciulle, che, in un modo o nell’altro, renderanno la sua esistenza da zombie veramente stancante.

Fin dall’inizio, l’intera commedia appare come un’opera semplice e con l’obiettivo primario di divertire. Eppure, con il passare delle puntate, si potrà osservare con felicità come la vicenda si evolva, alle volte, in maniera più profonda e introspettiva. I protagonisti, dai tratti abbastanza banali e stereotipati, assumeranno così sfumature diverse, più affascinanti.
Ayumu è il classico protagonista di harem, dal cuore tenero e con un pizzico di perversione. Tuttavia nasconde in sé una rabbia profonda per il proprio assassino, che modifica in parte la classica immagine del ragazzo per bene. Lo stesso vale un po’ per tutte le varie fanciulle che incontrerà lungo il suo percorso. L’iniziale semplicità caratteriale cela dentro di sé un prospetto psicologico tormentato, o comunque maggiormente sfaccettato. E allora abbandoniamoci a questa storia, che contiene un po’ tutte le buone qualità necessarie per un anime harem/comico/soprannaturale degno di nota.
La storia si costruisce man mano e procede in maniera quasi caotica, o così potrebbe sembrare. Eppure, alla fine, si può vedere un disegno ben preciso, che lega saldamente tutte le varie puntate e ne armonizza i toni con colpi di scena interessanti e sviluppi rapidi e coinvolgenti. Bene la parte dedicata all’ecchi e alla commedia, ma altrettanto positivi gli scontri e le battaglie magiche che avremo modo di vedere.

La grafica è tutto sommato positiva. Per un anime di tal genere, datato 2011, non c’è male. Disegni carini, sfondi ben curati e un interessante utilizzo dei colori, sempre carichi e pieni di passione. I creatori della serie sono riusciti a fondere assieme lo stile che “Kore wa Zombie desu ka?” aveva cercato di assumere fin dall’inizio (ovvero una sorta di pseudo-horror) e la luminosità tipica di ogni commedia harem.
Buono il doppiaggio e interessante la colonna sonora, capace di assecondare al meglio i vari momenti della vicenda.

Per quanto riguarda il finale, non posso che complimentarmi con la regia. Come già detto in precedenza, l’apparente disordine iniziale trova, con il passare degli episodi, un proprio rigore, raggiungendo il climax nelle puntate finali. Lo spettatore si ritrova coinvolto nella visione e non riuscirà più a staccarsi, anche perché, tra una gag e l’altra, il divertimento è assicurato.
“Kore wa Zombie desu ka?” è un anime per tutte le età e per tutti i gusti. Non troppo horror, non troppo ecchi e non troppo d’azione. Un giusto equilibrio che coinvolge tutti e non lascia nessuno insoddisfatto. Ho apprezzato molto il coraggio dimostrato nel mostrare del sangue e la crudeltà di alcune scene, così come la simpatia di alcuni personaggi.
Insomma, in un modo o nell’altro, tale opera riesce comunque ad entusiasmare e appassionare.

Voto finale: 7 e mezzo