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5.0/10
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Inizio a mal sopportare gli anime in cui la presenza di personaggi femminili carini, ammiccanti o pucchosi è predominante, ancor più quelli in cui la loro caratterizzazione è altamente legata ai clichè del mondo del fandom. Nonostante la serie mi sia stata consigliata da amici, che me ne hanno parlato bene, mi bastava un giro su AnimeClick per capire che GATE è un titolo dal quale sarei dovuto stare lontano. Perlomeno avrei potuto dare maggior peso alla sigla iniziale, che urlava in ogni sequenza “non guardarmi, non sono per te”. Invece no, stoicamente l’ho iniziato e dopo un paio di episodi ne ero anche entusiasta: bella idea, molte potenzialità, ambientazione interessante, intrigante l’attenzione messa sulla politica di entrambi i mondi. Ma poi, ad un cero punto, sono arrivate l’elfa, la gothic lolita e la maghetta, solo l’avanguardia di quello che mi sarebbe aspettato dopo.

Il protagonista di GATE è un otaku che ha deciso di arruolarsi nelle Forze di Autodifesa giapponesi, in modo da potere avere finanze sufficienti per coltivare il proprio hobby. Durante una convention a cui teneva particolarmente succede un evento inaspettato: si apre un portale dal quale escono creature che attaccano i cittadini, facendo diverse vittime. Nonostante i draghi, gli orchi e i troll è presto chiaro come le armi giapponesi abbiano un impatto non sostenibile da una civiltà che, magia a parte, ha una tecnologia arretrata. Gli invasori sono in breve sterminati e il Giappone si trova ora con un portale aperto verso un nuovo mondo. Il nostro protagonista, distintosi per avere salvato diversi civili, viene scelto per partire in una missione di esplorazione. Dall’altra parte intanto non vedono di buon occhio gli invasori giapponesi, il Re manda un enorme esercito ad accoglierli, che fa la stessa identica fine di quello spedito in Giappone. Calmatesi le acque, arriva il momento di mettere fine ai massacri e viene scelta una delegazione delle Forze di Autodifesa, comandata dal nostro protagonista.

GATE parte da una buona idea e da un ottimo incipit: l’invasione è stata gestita in modo intelligente, sia da una parte che dall’altra. Mi è piaciuto che si sia accennato agli altri stati mondiali, tutti pronti a capire cosa stesse accadendo e bramosi di mettere le mani su nuove risorse preziose. Interessante anche come il re del nuovo mondo abbia sfruttato quanto avvenuto per liberarsi di alcuni possibili contestatori interni, rafforzando il suo potere. I problemi arrivano dopo 3 o 4 episodi, quando i primi personaggi femminili si aggregano al gruppo ed è evidente da subito come l’attenzione della trama si sposti su di loro, tralasciando l’interessante mondo che ci era appena stato introdotto. L’ambientazione perde lentamente di mordente, al gruppetto si aggrega una loli e una principessa guerriera con il suo esercito al femminile. Quest’ultima sembra poter essere la persona adatta a porre fine all’inutile conflitto, se non fosse che il viaggio di delegazione in Giappone diventa un pretesto per cazzeggiare, fare shopping e una gita alle terme. Immaginatevi in pratica un gruppetto composto dal nostro protagonista, una gothic lolita, una maghetta, un’elfa e un altro paio di ragazze dagli abiti stravaganti in giro per Shibuya e Akihabara, tra negozi di abbigliamento, librerie e alle terme. Come se non bastasse, gli sceneggiatori si sono sentiti in dovere di introdurre, a completare il quadro di ragazze, una ex moglie, una fumettista mezza svampita. Il tutto sminuisce e rende ridicole le trame delle altre nazioni mondiali, che sfociano in combattimenti veramente al limite del ridicolo.

Da questo punto in poi la serie precipita in una voragine dalla quale non ha alcuna possibilità di uscire, nonostante qualche tentativo di abbozzare un minimo di trama: quello che faticosamente si prova a mettere insieme viene mandato in frantumi da situazioni che prediligono maggiormente il lato sociale dei personaggi, con atteggiamenti e comportamenti che di rado appaiono come naturali e privi di esigenze di sceneggiatura. Detta semplice: o i personaggi sono degli idioti o altrimenti alcune scelte e uscite non si spiegano. Ancor più non si capisce l’atteggiamento del Giappone e delle altre nazioni, che sembrano dispostissimi a sopportare il clima di cazzeggio e perdita di tempo che vige nella Regione Speciale, mentre poco prima erano disposti a promuovere sparatorie in pieno centro a Tokyo. Ancora nell’altro mondo il Re, o chi per lui, dopo aver perso decine di migliaia di uomini senza provocare una perdita, ancora tratta con il Giappone, alleato tra l’altro ad una semidivinità, come se avesse davvero potere di trattativa. In pratica, tutta la parte di ambientazione è farraginosa, confuso e non sostenibile. C’è ovviamente un antagonista, ma è talmente privo di carisma e poco sostenibile che non riesce a suscitare reale interesse per le vicende narrate. Vengono anche presentati dei complotti, ma la differenza tra le forze in gioco è così netta che l’unica vera minaccia di tutta la serie si è dimostrata un drago di fuoco.

Il vero motore degli eventi sembra essere il voler compiacere questa o quella ragazza, oppure il voler creare situazioni in cui si può mostrare quanto sono fighe le Forze di Autodifesa giapponesi. Questo è l’altro elemento che mi ha infastidito: le Forze di Autodifesa hanno una tecnologia e un addestramento chiaramente su altri livello rispetto ai locali, quando devono combattere si tratta di massacrare un nemico palesemente inferiore. Quando devono confrontarsi con situazioni più tranquille viene messa grande enfasi su quanto tengano ai cittadini giapponesi e sul loro impegno nel dare soccorso a chi ne ha bisogno. Si ha l’impressione di trovarsi davanti ad uno spot delle forze di autodifesa, con discorsi che fanno leva sul patriottismo e sulla nobiltà del militari. Nel complesso si compone un quadro di eccessivo buonismo, intervallato da momenti in cui allegramente si massacrano migliaia di inermi soldati nemici senza battere ciglio.

Dal quarto episodio in poi ho trovato difficoltà a trovare momenti in grado di convincermi e, pure il finale, chiude le vicende in modo troppo frettoloso, offrendo una ridicolo “boss finale” e lasciando alcune questioni aperte per un possibile seguito. C’è tuttavia una scena che mi ha colpito e che è emblematica, ovvero quella in cui vengono mostrate le coppie che si sono formate tra le ragazze locali e gli ufficiali dell’esercito. Ovviamente non è incluso in queste il nostro protagonista, che ha già una gothic lolita che se lo vuole fare, una maghetta che lo considera già suo marito, una elfa che lo considera come figura paterna e sulla terra una ex moglie che ha costantemente bisogno di lui.

GATE è un titolo trascurabile, fa parte di quella categoria di serie tratte da light novel neo fantasy, tanto di moda, ma non riesce ad offrire un intreccio capace di attrarre l’interesse di coloro che non si lasciano traviare da qualche ammiccamento sentimentale e dalle belle ragazze offerte. Offre elementi harem, categoria che però non si azzarda a calcare fino in fondo, cercando di camuffarla con altro, nascondendosi dietro a temi come la guerra e l’esercito. Eppure, se togliamo ad una serie una sceneggiatura scritta in modo adeguato e dei personaggi con una caratterizzazione psicologica interessante, che rimane? Un comparto grafico e sonoro di buon livello? Per quel che mi riguarda non è abbastanza.