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5.0/10
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Attenzione: la recensione contiene lievi spoiler

Le primissime puntate mi avevano fatto un'ottima impressione.
Nella vita reale non è infrequente che in risposta a un amore non ricambiato si vada in cerca di consolazioni sentimentali o sessuali presso persone da cui normalmente non le vorremmo. L'incipit è proprio questo: Hanabi e Mugi cercano conforto l'una nell'altro per superare il dolore di non essere ricambiati da chi vorrebbero. Questa faccia dell'amore un po' scomoda e viziosa non l'ho vista trattare spesso nelle serie, e pensavo che avrebbe introdotto un elemento di realismo assolutamente piacevole, abituata come sono a imbattermi perlopiù in storie estremamente romanzate, pure, dolciastre e stucchevoli.
Purtroppo però hanno voluto strafare, hanno esagerato e il tutto si è ridotto a personaggi che agiscono in modo estremizzato in due possibili direzioni: chi si muove spinto da un amore incontrollato, irrazionale, ma anche stupido, cieco e ridicolo, e chi invece ha come unica guida il sesso. E, nonostante già dopo pochi episodi le linee di condotta dei personaggi si siano disposte su questi stereotipati binari, a tratti la serie riesce a far crollare l'unico pregio che la stereotipia offre: la coerenza, completamente abbandonata per almeno un paio di personaggi.

La protagonista, Hanabi, si dichiara follemente innamorata del proprio professore, ma per la stragrande maggioranza della serie questo elemento viene completamente accantonato. L'iniziale e naturale ricerca di affetto tra le braccia di Mugi degenera ben presto, trasformandola ben presto in una ragazza che accetta le attenzioni sessuali di chiunque, uomo, donna, vecchia conoscenza, quasi sconosciuti. Sebbene sia plausibile una certa sperimentazione sessuale nell'adolescenza, qua si sfiora il ridicolo. Mai una volta che lei mostri del turbamento, del dubbio, della riflessione in seguito ad esperienze fisiche (dal bacio fino al sesso) con una persona dello stesso sesso o con un ragazzo appena conosciuto. Il tema della sperimentazione omosessuale in particolare viene trattato con una superficialità propria di boys love e yuri di scarso livello. Ma, soprattutto, la mente di Hanabi non corre mai all'amato. Episodi interi in cui non lo pensa neanche un istante.
Discorso analogo per il protagonista maschile, Mugi. Dalla finta relazione con Hanabi passa a un volo di fiore in fiore. Il momento più assurdo è senza dubbio quello in cui si avvicina all'amica di infanzia innamorata di lui, per la quale fino a un momento prima sembrava provare solo irritazione e fastidio. La filosofia del "ogni buco è una via" lo descrive esaustivamente per gran parte della serie, almeno fino a quando non decide di perdere ogni rimasuglio di spina dorsale e trasformarsi in un pupazzetto nelle mani di una strega, Akane.
Akane è un altro personaggio che parte bene, prosegue male e finisce disastrosamente. Presentata inizialmente come una donna che si crogiola nella soddisfazione di avere tutti gli uomini ai propri piedi, per il semplice gusto di vederli strisciare e di potersi beare dell'invidia delle altre donne, diventa poi talmente arpia, estrema e crudele da essere irrealistica e stereotipata. Un'estremizzazione tale che, quando verso fine serie si cerca di fare dell'introspezione e giustificare il suo comportamento, il risultato è un patetico tentativo di toppare. La conclusione è infine disarmante: bastano due parole dette da un uomo per cui aveva la considerazione e il disgusto riservati a uno scarafaggio per tramutarla da mostruosa 'stronza e sgualdrina' (termine, ricordiamolo, usato da lei stessa) a fanciulla delicata e tenera sposina.
Infine, stereotipo opposto, il professore. Innamorato in modo cieco e ottuso della collega, se all'inizio risulta perlomeno vagamente tenero, commovente nella sua devozione, sempre di più con l'andare avanti delle puntate suscita incredulità e irritazione: mai visto uomo tanto ansioso di essere usato e fatto cornuto. Qui si confonde l'accettare e perdonare i difetti dell'altro in nome dell'amore, ma pretendendo il cambiamento e lo sforzo reciproco, con il chiudere occhi e orecchie e sorridere mentre ci si riduce a zerbino. Il tutto viene pallidamente giustificato con un qualche complesso di Edipo a metà tra l'inquietante e il ridicolo, buttato lì per salvare capra e cavoli.
Una serie di caratterizzazioni inizialmente convincenti poi deformate all'eccesso, snaturate ed estremizzate, come se si volesse far passare per naturale e perdonabile la perversione.
Si salva solo la povera Sanae, un po' inquietante verso la fine, ma coerente per tutta la durata della serie, innamorata dell'amica, combattiva e che gode degli intensi momenti con lei, pur conscia che la sta solo usando.

Breve commento sulla confezione: disegni molto gradevoli all'occhio e delicati, alcune scelte di inquadratura e regia simpatiche, ma eccessivo il soft porn.