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Cosa c’è di meglio, durante la convalescenza post-operatoria, se non guardare un anime di qualità? Era ciò che mi aspettavo da "Deadman Wonderland", dopo un più o meno breve e complicato ragionamento selettivo che comprendeva anche opzioni come "Akatsuki no Yona", "Joker Game" e "Guilty Crown".
Sfortunatamente, però, "Deadman Wonderland" (デッドマンワンダーランド), figlio dello scrittore Kazuma Kondou e della mangaka Jinsei Kataoka, poi divenuto anime nel 2011 grazie al fallito studio di animazione Manglobe, non è esattamente un prodotto di qualità come mi aspettavo.

"Deadman Wonderland" è uno shōnen che racchiude in sé almeno due generi (azione e fantascienza/distopia) e un sotto-genere (splatter).
Dieci anni prima dell’inizio della storia vera e propria, un terremoto soprannominato “Red Hole” distrusse gran parte della capitale Tokyo, e Ganta Igarashi, adesso studente delle medie presso la Prefettura di Nagano, è uno dei pochi sopravvissuti al cataclisma.
Un giorno, durante la lezione, uno sconosciuto vestito di rosso appare nella classe di Ganta e uccide tutti gli studenti, risparmiando soltanto quest’ultimo (per poi conficcargli un cristallo rosso nel petto, cosa di cui però ci si dimentica quasi subito, visto che in dodici episodi Ganta ne fa uso solo un paio di volte). Dopo un processo rapido e palesemente truccato, il protagonista viene condannato a passare il resto della propria vita nella prigione Deadman Wonderland, che alle persone esterne viene presentata come una sorta di parco divertimenti e nella quale si trovano rinchiusi diversi personaggi come Ganta, sopravvissuti al “Red Hole” e capaci di controllare il sangue a tal punto da riuscire a renderlo un’arma.
Fin qui tutto bello, direte voi. Lo dicevo anche io, perché si tratta di un genere molto interessante e con tali premesse ciascun personaggio avrebbe potuto presentare reazioni psicologiche e background molto diversi fra loro. Avrebbe potuto.

Il problema principale di "Deadman Wonderland" risiede proprio nella ripetitività dei personaggi, molto diversi nei nomi e nell’aspetto, ma quasi sempre sadici, pazzi e opportunisti. Tali comportamenti, inoltre, non vengono giustificati dalla permanenza in un posto nocivo come Deadman Wonderland, ma piuttosto da violenze e maltrattamenti subiti in passato (in più casi dai genitori).
Ganta, il protagonista, è così sfortunato da fare concorrenza a Ken Kaneki di "Tokyo Ghoul", con la sola differenza che si tratta di un personaggio piuttosto sciatto che o piange perché si rende conto di essere debole e inutile o reagisce molto impulsivamente perché se gli altri lo definiscono debole e inutile si offende. Inizialmente, considerando che si tratta di un ragazzo che ha perso i propri amici ed è stato accusato ingiustamente di averli uccisi, è un comportamento più che comprensibile, ma nel corso della storia Ganta non accenna quasi minimamente a cambiare, sopravvive un po’ per fortuna, un po’ perché alcuni personaggi si sacrificano per salvargli la vita e un po’ (molto) grazie a Shiro, protagonista femminile che fin da subito definisce il ragazzo suo amico e fa di tutto per proteggerlo. All’inizio, i due protagonisti vengono affiancati anche da Yō Takami, un prigioniero che controlla Ganta in vece del promoter (l’antagonista insopportabile e sciatto di turno) in cambio di soldi, e a parer mio Yō potrebbe essere perfino un personaggio interessante, se non fosse che viene ferito ogni volta che lo spettatore respira (per poi divenire completamente inutile durante tutta la seconda metà dell’anime).
Dopo i primi episodi, vengono introdotti diversi personaggi fra cui i Deadman (cioè coloro che come Ganta sono in grado di controllare il sangue), tutti affetti da evidenti problemi mentali (al limite del ridicolo e dell’imbarazzante), e altri disposti a fare di tutto pur di avere i favori del promoter e degli Undertaker (gli anti-Deadman, anche loro affetti da evidenti problemi mentali). Insomma, alla fine, il susseguirsi di personaggi psicopatici o di traditori diviene così ripetitivo da risultare banale e noioso, ci si ritrova a sperare in un personaggio normale, che non si riveli essere un opportunista o un sadico perché abbandonato dai genitori, stuprato, torturato o chissà cos’altro. Forse, dico forse, solo altri tre personaggi oltre Ganta possono essere definiti normali: Karako, una Deadman ribelle, la capo guardia Makina, che durante il corso della storia indaga sulle attività del promoter, e Kyomasa Senji, cioè il Corvo, che definirei anche l’unica speranza che Ganta ha di migliorare.
Shiro è un personaggio molto enigmatico che regala qualche sorriso, ma regalare un sorriso allo spettatore è inutile se prima si viene forzatamente imboccati dai ricordi di Ganta, i quali, vedendo protagonista anche Shiro, suscitano mille interrogativi che alla fine restano senza risposta. Sì, perché il finale, oltre a essere abbastanza deludente per determinati aspetti che eviterò di nominare per non spoilerare proprio tutto, lascia irrisolto ogni interrogativo sollevato nel corso dell’anime.
L’assetto organizzativo di "Deadman Wonderland" è confusionario, affetto da buchi di trama e spiegazioni inconsistenti che finiscono per costipare gli sfortunati fruitori di tale prodotto.
Potevano almeno impegnarsi un po’ di più riguardo grafica e sonoro, ma "Deadman Wonderland" regala ben poche soddisfazioni anche da questo punto di vista.
Un vero peccato, perché una trama simile, se ben sfruttata, avrebbe potuto dare vita a qualcosa di una qualità decisamente superiore.
Siccome non vi sarà una seconda stagione a causa del fallimento dello studio di animazione che se ne occupava, credo leggerò il manga nella speranza di capire qualcosa in più e di assistere almeno all’evoluzione del personaggio di Ganta, ma sono certa che troverò solo un’altra miriade di personaggi psicopatici dai background scontatissimi e sarò di nuovo delusa.