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Frutto della collaborazione fra lo studio di animazione Sunrise e la casa discografica Lantis, “Love Live! Sunshine!!” (ラブライブ! サンシャイン!!) è un paradossale connubio di dinamicità e staticità.

La sinossi, anche per i ruoli dei vari personaggi, è molto simile a quella del suo predecessore: “Love Live!” (ラブライブ!). La protagonista, Chika, frequenta la scuola superiore di una piccola città di mare e decide di diventare school idol, progetto nel quale riesce a coinvolgere quasi immediatamente la sua amica di infanzia, You, e la nuova arrivata, Riko, entrambe studentesse del secondo anno come lei. La Presidentessa del Consiglio Studentesco, Dia, si oppone alla nascita di un gruppo di school idol all’interno della scuola, ma Mari, tornata alla Uranohoshi dopo due anni di assenza, dà la possibilità alle tre di esibirsi e, forti del loro successo, Chika, You e Riko cominciano a reclutare nuovi membri.

Posto il fatto che ho sempre trovato ben poco realistica la precisissima divisione interna tre membri di prima-tre di seconda-tre di terza - cosa che purtroppo si ripete anche qui -, le corrispondenze con la serie precedente non si fermano certo a questo.
Tralasciando i capelli arancioni di Chika - mancanza di fantasia o piccolo omaggio alla protagonista precedente? -, le tre da cui tutto ha inizio sono studentesse del secondo anno, proprio come Honoka, Kotori e Umi. Invece Dia, studentessa di terza, è almeno inizialmente molto simile a Eli: forte del suo ruolo di Presidentessa del Consiglio Studentesco, rifiuta la formazione di un gruppo di school idol senza un motivo apparente. Erede di Nozomi - almeno in parte - è Mari: studentessa di terza dal carattere ambiguo, affianca in più occasioni Dia come Preside della scuola e si dimostra decisamente più tollerante verso Chika, You e Riko, offrendo loro la possibilità di esibirsi e di concretizzare la nascita del club.
Le tre ragazze di seconda riescono, con qualche peripezia, a reclutare le primine, e infine le tre di terza. I luoghi in cui si allenano? Le scale di un monte e il tetto della scuola.
Ovviamente ci sono anche delle rivali su cui le nove ragazze posano gli occhi, ovvero le Saint Snow, che però, in uno sforzo di creatività da parte dei produttori, sono solo due e non tre come le A-RISE.
Da questo piccolo riassunto sembrerebbe che l’unica differenza evidente sia la location, che, essendo così piccola, dà non poche difficoltà alle protagoniste, ma in realtà “Love Live! Sunshine!!” è molto diverso dal suo predecessore ed è sicuramente un prodotto di qualità superiore. La trama non si discosta molto da quella di “Love Live!”, è vero, ma le dinamiche fra i personaggi cambiano drasticamente e la profondità psicologica è decisamente più accurata.
Vorrei procedere, quindi, non sentenziando su ogni episodio, ma analizzando le storie e le personalità dei personaggi divisi per anni.

Secondo anno (Chika, Riko e You): innanzitutto vorrei sottolineare una “piccolezza” che sembra essere sfuggita a tanti: Chika non è Honoka - perfino lei stessa, dopo aver trascorso quasi tutta la prima stagione a inseguirla, se ne rende conto. Il fatto che decida di fare la school idol solo per mettersi in gioco e non per salvare la scuola non la rende inferiore a Honoka; ha semplicemente deciso di seguire un sogno (o un capriccio, se più vi aggrada), come chiunque potrebbe fare. Non c’è nulla di male nell’iniziare qualcosa solo perché si vuole provare. Personalmente credo che Chika abbia qualche qualità in più rispetto a Honoka, e lo ha dimostrato soprattutto quando, nel decimo episodio, ha permesso a Riko di andare a Tokyo per esibirsi con il pianoforte. Molti spettatori hanno interpretato la decisione di Chika come qualcosa di negativo, l’hanno giudicata crudele, perché, dopo aver fatto affezionare Riko alle school idol, l’ha costretta a rinunciare all’esibizione con loro, ma... è stata Chika a stabilire le date delle esibizioni? E sbaglio o Riko è abbastanza adulta da poter dire: “No, Chika, ormai vivo solo per le school idol, perciò mi esibirò con voi.”?
Chika ha rinunciato a un’esibizione insieme a Riko per permetterle di suonare il pianoforte, la sua passione, e lo ha fatto senza rimorsi, senza capricci. Ha messo la felicità di Riko prima della sua, dimostrando una maturità e un altruismo che, almeno secondo il mio parere, Honoka avrebbe faticato a esprimere (attenzione: ho detto “esprimere”, non “mettere in atto”). Chika ha supportato sempre molto tutte, soprattutto di Riko, perciò ho trovato la sua decisione coerente, perfettamente in linea con il personaggio. Sarebbe stato molto più deludente se si fosse opposta o si fosse dimostrata rancorosa nei confronti di Riko dopo che questa ha scelto di rinunciare all’esibizione con loro per suonare il pianoforte.
Sinceramente: voi ce la fareste a mettere il sogno di una persona prima del vostro? Sacrificare parte del vostro desiderio per permettere a un amico di coronare il suo? E lo fareste senza rancore? Rinuncereste con gioia? Senza rimorsi? Personalmente credo che Chika sia una degna protagonista ingiustamente martoriata dal bashing di chi, pur di non ammetterne le qualità, la accusa di essere solo un’imitatrice delle μ’s.
Riko potrebbe essere, di contro, l’egoista che ha abbandonato il gruppo per seguire il suo sogno, ma in questo caso basterebbe uno sguardo più attento al secondo episodio per accogliere il personaggio con più indulgenza. All’inizio dell’anime Riko sta scappando: si è appena trasferita a causa di un’esibizione andata male, dopo la quale non è più riuscita a suonare. È un personaggio fragile che, forse per paura di fallire ancora o perché traumatizzato dagli eventi passati, non riesce più a fare ciò che ama e, di conseguenza, ad essere felice. Il decimo e l’undicesimo episodio rendono l’evoluzione di Riko più definita e palpabile. Anche se unendosi alle Aqours ha ricominciato a suonare, un comprensibile e umanissimo desiderio di riscatto arde in lei: Riko sa che affrontare di nuovo il palco e riuscire finalmente a suonare come solista la farebbe stare meglio, perciò trovo non ci sia nulla di sbagliato neppure nella sua decisione. Anzi ha dimostrato grande coraggio a tornare a Tokyo per esibirsi da sola sul palco. Esibirsi con le Aqours le avrebbe fatto comodo, sarebbe stata la scusa perfetta per continuare a scappare, ma lei ha affrontato senza drammi qualcosa che prima l’aveva affondata. Molti al posto suo avrebbero continuato a scappare, perciò credo che da Riko si possa solo imparare.
You era un personaggio che mi incuriosiva moltissimo all’inizio. La spontaneità con cui si è unita a Chika per supportarla era rassicurante, il suo dividersi fra nuoto e canto per l’amica davvero ammirevole. Poi, però, You si è persa. Di episodio in episodio il mio interesse per lei è diminuito, e non a causa del suo aspetto o della sua personalità, ma di come quest’ultima sia stata gestita. You è il secondo membro delle Aqours, eppure l’episodio dedicato a lei è solo il terzultimo della prima serie, ma non è davvero questo il problema.
Considerando il perché dell’episodio su You, ovvero il fatto che si sia sentita più che giustamente tagliata fuori dal rapporto di amicizia fra Chika e Riko e quindi gelosa nei confronti di quest’ultima (risvolto che mai mi sarei aspettata di trovare in un anime del genere e di cui pertanto ho apprezzato moltissimo l’inserimento), direi che è perfettamente coerente con le dinamiche della storia. Il problema vero e proprio è ciò che viene prima: non ci sono stati altri episodi dedicati a lei e le è sempre stato dato meno spazio delle altre. Insomma, alla fine tutto ciò che sappiamo di You è che si è sentita gelosa nei confronti di Riko. Il messaggio che potrebbe passare è: “You è un personaggio che soffre in silenzio per undici episodi e poi esterna la cosa con travestimenti improbabili sperando che siano gli altri a capire ciò che sta passando”. Io so che You non si limita solo a questo, ma altri potrebbero averlo pensato per davvero. La trattazione del personaggio di You è forse la pecca più evidente dell’anime. Oggettivamente parlando, ritengo che avrebbero dovuto darle più spazio.

Primo anno (Hanamaru, Ruby e Yoshiko): Hanamaru è probabilmente il personaggio più umano della serie - o forse la considero tale perché è quella che mi somiglia di più. Oggettivamente, però, c’è davvero una grande banalità in una bambina che alle recite scolastiche ricopriva il ruolo dell’albero e che nella sua giovinezza ha trovato nei libri una via di fuga. Non c’è niente di sbagliato in tutto ciò, anzi l’essere così semplice la rende naturale, estremamente reale. Ma Hanamaru è molto più di questo: è una ragazza buona e intelligente che spazia dal mangiare vagonate di dolcetti al prendere decisioni difficili e dolorose, come ad esempio riconoscere i propri limiti e per tale motivo lasciar andare un’amica per permetterle di fare ciò che le piace ed essere felice. Ho apprezzato moltissimo l’episodio dedicato a lei e Ruby, è uno di quelli che mi ha fatto emozionare - e piangere - di più, principalmente perché ho sentito una forte empatia nei confronti di Hanamaru. Questo personaggio mi ha colpita soprattutto per una fase che ha reso ancora più concreta la sua profondità, ovvero: “Mentire a sé stessi e sforzarsi di stare con gli altri è solo doloroso”.
Parlando di Ruby non posso proprio permettermi di omettere il detto: “l’apparenza inganna”. Nonostante l’aspetto da loli, Ruby è molto lontana dall’essere ciò che appare. La voce e la personalità timida potrebbero ingannare, ma nell’episodio dedicato al suo sincero rapporto di amicizia con Hanamaru si è dimostrata - almeno in un primo momento - abbastanza forte da andare avanti senza di lei. Perché solo “in un primo momento”? Perché alla fine del quarto episodio, dopo che Hanamaru ha annunciato la conclusione della sua storia e ha lasciato l’amica nelle mani di Chika, Riko e You, Ruby la sprona a diventare school idol insieme a lei. Proprio come Hanamaru, la piccola Kurosawa si è dimostrata premurosa nei confronti dell’amica e l’ha spronata a muoversi, a non tornare sola e isolata come prima del loro incontro.
Ruby è molto sensibile e intelligente, e con mia grande gioia è ben lontana dall’essere infantile - come il suo aspetto potrebbe suggerire.
Yoshiko è... come posso dire? Lo strambo apostrofo tra le parole “feels” e “feels”. Sì, non ha molto senso, ma credo sia davvero la nota divertente dell’anime e riesce ad esserlo anche negli episodi più tristi. Non mi sono mai sentita molto attratta del suo personaggio e tuttora continuo ad arricciare il naso a causa dei suoi repentini cambi di personalità, ma lei stessa all’inizio della serie ha affermato che il suo comportamento non è normale. Insomma, ne è consapevole e questo le ha fatto certamente guadagnare punti. Per il resto, proprio perché il suo personaggio ha più che altro la funzione di divertire, credo di non avere altre parole da spendere su di lei.

Terzo anno (Dia, Mari e Kanan): in questo caso non credo riuscirei a dedicare un trafiletto a ognuna delle tre. È un nucleo decisamente troppo compatto per essere spezzettato e analizzato nel particolare. Un discorso generale, che vada comunque a toccare i ruoli e i caratteri di tutte e tre, mi permetterà di esprimere al meglio il mio parere.
Mi permetto di azzardare una conclusione: probabilmente questo è il terzetto preferito dalla maggior parte dei Love Livers, visto che la loro storia costituisce l’intreccio più corposo dell’anime (districato e definitivamente risolto solamente nell’episodio nove, che probabilmente è quello che ha commosso di più). I produttori sono riusciti a tenere in piedi un intreccio per gran parte della serie, intreccio che nella sua esplicazione è anche piuttosto banale, ma che, almeno nel mio caso, era inaspettato e mi ha permesso di godermi moltissimo il nucleo centrale dell’anime.
Spendendo poche parole sulle tre: Kanan è un po’ una novità, un personaggio che, per la sua asprezza e per il suo orgoglio, non si è mai visto in “Love Live” (anche se più tardi ovviamente ha dimostrato il suo lato tenero); Mari e Dia, invece, sono estremamente ambigue: la prima ha sostenuto apertamente le Aqours, mentre la seconda, scrivendo il nome del gruppo sulla spiaggia, ha giocato il ruolo del mastermind (un po’ come ha fatto Nozomi). Penso comunque che non sia stato detto ancora tutto, anche perché è strano che Mari sia tornata proprio dopo che Chika ha parlato con Dia del suo desiderio di fondare un club di school idol.
In sintesi, ho apprezzato molto questa grande parentesi riguardante il terzo anno e il fatto che tutte e tre abbiano reagito in maniera diversa riguardo il loro passato di school idol e nei confronti di Chika e le altre. Ancora una volta si trova una diversità che va a vantaggio di ogni personaggio e rende la sua caratterizzazione più spessa. Una cosa che un po’ mi manca del terzo anno è l’attitudine materna che riuscivo a percepire in Nozomi ed Eli, e che qui non si è ancora concretizzata (piccola eccezione per l’atteggiamento di Dia nei confronti di Ruby) e forse mai lo farà.

Senza dubbio ho apprezzato molto anche la scelta della location, che ha portato i produttori a descrivere una realtà decisamente diversa da quella di una grande metropoli come Tokyo. Ho apprezzato anche gli abiti e le canzoni, che non si discostano troppo dallo stile precedente, ma che, allo stesso tempo, sono diversi e perciò perfettamente distinguibili.
Come per la serie precedente, in molti frame riguardanti le esibizioni è impossibile non ignorare l’uso della grafica 3D, che sinceramente, per fluidità e nitidezza d’immagine, non mi sembra molto migliorata.
“Menzione di disonore” per le Saint Snow, per ora utili come un pugno di mosche e, nel loro ruolo di rivali, per niente all’altezza delle A-RISE.

Traendo le somme, “Love Live! Sunshine!!” è estremamente dinamico nello sviluppo dei rapporti e nella diversità delle protagoniste, ma piuttosto statico di puntata in puntata, visto che quasi tutti gli episodi si concentrano su un personaggio in particolare e i progressi come gruppo sono molto lenti.
Mi ripeto: vale la pena guardarlo, non tanto per la trama, pretenziosa quanto basta, ma per le dinamiche che intercorrono fra i personaggi e la cura più attenta delle personalità.
Mi ha fatto pensare ed emozionare, ed è proprio questo che cerco in un prodotto audiovisivo.

[Trovate la recensione anche sul mio blog Altervista nerdaholictxt]