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4.0/10
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"Guilty Crown" (ギルティクラウン) è un anime di azione, mecha e fantascientifico prodotto dallo studio Production I.G., andato in onda fra il 2011 e il 2012 e solo successivamente adattato a manga e light novel.
Sì, ha avuto così tanto successo da essere stato trasposto in versione cartacea poco dopo il suo debutto televisivo, pensate!
Acclamato in particolare per la grafica e per le musiche, Guilty Crown è un anime che ha appassionato moltissimi spettatori, suscitando – al contrario – una forte delusione in quella fetta di pubblico un po' più esigente, che oltre a un buon comparto audiovisivo vorrebbe pure un contenuto decente e comprensibile.
Indovinate? Faccio parte dei delusi, e per essere sinceri ho da ridire anche sulla grafica e sulle soundtrack (giù i forconi, ragazzi! Vedrete che alla fine non sarò troppo cattiva, promesso!)

Iniziamo proprio dalla grafica, che effettivamente utilizza piacevoli combinazioni di colore, è molto pulita e potrebbe considerarsi il punto di forza di questo anime (il che non è molto lusinghiero, a pensarci bene, dal momento che senza un buon contenuto anche un'opera perfetta dal punto di vista tecnico diviene scadente).
Onestamente, però, in alcuni punti (soprattutto quelli a immagine ferma, in particolare riguardanti il protagonista) ho notato una sorta di cambio stilistico che rendeva le immagini non così pulite e che personalmente mi ha disturbato molto.
E le musiche? Ben realizzate (Bios e Hill of Sorrow su tutte) e molto varie, su questo non ci sono dubbi, ma il loro inserimento sembra quasi sempre casuale. Soprattutto nella prima parte, ci sono scene di azione condite da soundtrack che non hanno proprio nulla di “epico” e scene abbastanza patetiche con sottofondo musicale elaborato, forse nella speranza di farle apparire migliori di quello che sono in realtà.
Ma qual è la trama di questo anime? Ho già speso troppe righe per lamentarmi senza spiegarvi la sinossi, quindi eccola qui, raccontata nel modo più semplice possibile (perché se deciderete di guardare questo anime con l'intenzione di capirci qualcosa, credetemi, prima avrete bisogno di una chiara delucidazione).

Tokyo, 2039. Ouma Shu è un indolente studente delle superiori sopravvissuto al “Lost Christmas” del 2029, il giorno in cui il Virus Apocalypse uccise moltissimi dei suoi connazionali (per come ci viene presentato, il passato del protagonista sembra lo stesso di Ganta Igarashi di "Deadman Wonderland", quindi già si pecca di originalità).
L'organizzazione internazionale GHQ ristabilì l'ordine in Giappone, che ne divenne dipendente. Ovviamente l'amministrazione della GHQ è ingiusta e dittatoriale, per cui trova l'opposizione di un gruppo di terroristi/ribelli chiamati Funeral Parlor.
Un bel giorno, Shu incontra Inori, cantante del gruppo Egoist e membro dei Funeral Parlor. Questa viene poi rapita da alcuni membri della GHQ, lasciando una fiala a Shu. Shu decide di andare a salvarla, ritrovandosi coinvolto in uno scontro tra Funeral Parlor e GHQ.
Quando la fialetta verrà rotta da un proiettile, salvando la vita a Shu, questo acquisirà il Potere del Re, cioè la facoltà di estrarre i Void dalle persone (i Void sono i cuori delle persone, una sorta di riflesso dei loro sentimenti, quindi oggetti vari o armi).
Presentata così la trama non sembra neanche malaccio, ma ci sono molti elementi che secondo me la rovinano.
Passerò ad un elenco più o meno dettagliato, per facilitarmi le cose:

1) i terroristi se ne stanno serenamente a volto scoperto, tutti (e comunque nessuno li riconosce mai... Ed è ridicolo che persone in vista come Inori possano mostrare il loro volto sia nei video musicali sia durante gli attacchi terroristici senza conseguenze concrete);
2) dopo aver acquisito la capacità di estrarre i Void, Shu rifiuta di unirsi ai Funeral Parlor. Questo avrebbe potuto rendere la trama un pochino più interessante e meno scontata, ma gli autori hanno deciso di banalizzarla il doppio facendo sì che Inori diventasse una sua compagna di classe, così da poter avvicinare fin da subito i due protagonisti attraverso tale forzatura;
3) nella prima decina di episodi è tutto molto confusionario, a stento si riesce a seguire la trama perché di fatto non vengono date molte spiegazioni riguardo al Lost Christmas, al Virus Apocalypse e agli stessi Void. In generale c'è molta carne al fuoco ma pochi approfondimenti, e alcune spiegazioni le abbiamo soltanto negli ultimi episodi;
4) il personaggio di Inori, una bambolina senza personalità che o canta o – con la sua vocina atona – ripete “Shu” almeno dieci volte al minuto, facendo venire il latte alle ginocchia agli spettatori (ma sicuramente piacerà a quelli che hanno come waifu personaggi “meravigliosi” come Asuna di SAO); brilla – per così dire – soltanto negli ultimi episodi, ma la sua è una luce davvero fioca;
5) “Per estrarre un Void serve il contatto visivo” (ma Shu estrarrà i Void pure senza contatto visivo. Perché impostare delle condizioni se poi non si rispettano? O se non vengono date spiegazioni per cui non sono state rispettate?);
6) la demenza generale che dilaga nelle ragazze, che si strusciano contro Shu per un po' di fanservice e poi, quando questo arrossisce, lo picchiano/lo sgridano/gli danno del pervertito;
7) personaggi che muoiono (non ditemi che è spoiler perché è scontato che in un anime simile qualcuno ci tiri le cuoia) senza onore, con una facilità tale che risolvere un'operazione come due più due è già cosa più ardua;
8) episodi o scene inutili, tanto per allungare il brodo;
9) madri che pur avendo ospiti restano in mutande e si comportano in modo molto ambiguo con il figlio (bassezze che mai avrei voluto fossero messe in scena da uno studio che ha prodotto molte opere che amo);
10) non c'è pathos;
11) sostanzialmente è "Beautiful" versione mecha;
12) visto che il trash non era abbastanza, c'è pure un po' di incesto.

L'anime si aggiusta un po' nella seconda parte, quando Shu e i suoi compagni di scuola si ritrovano isolati in un'area di quarantena. A questo punto si viene a creare uno scenario simile a un'arena gestita da un regime dispotico, per cui si introducono argomenti come lo spirito di sopravvivenza e la discriminazione e la violenza derivanti dalla paura (ma purtroppo è questione di pochi episodi perché si torni allo scenario confusionario della prima parte).
I personaggi non brillano per introspezione psicologica, eccezion fatta per Shu, che però è davvero molto instabile (instabile a tal punto da esasperare), il che può alterare le facoltà empatiche dello spettatore, rendendogli difficile entrare in sintonia con il protagonista. Di alcuni, come Daryl, si cerca di far capire qualcosa, ma le scene in cui il personaggio è vulnerabile sono così poco sensate all'interno della trama, rare e brevi che alla fine indispettiscono lo spettatore e non lo aiutano certo a prenderlo in simpatia.
Soggettivamente, "Guilty Crown" mi ha deluso molto, forse anche perché io stessa avevo delle aspettative piuttosto alte. Tuttavia, riconosco che ci sono pure dei lati positivi, come – nella maggior parte dei casi – il comparto grafico e alcuni personaggi (personalmente mi hanno colpito Ayase e Hare, con ulteriore menzione d'onore per Gai). Avrei appoggiato volentieri la filosofia del juste milieu, ma farei un torto ad altri anime che un voto intermedio lo meritano per davvero.
Si ha l'impressione che i creatori di "Guilty Crown" abbiano gettato le premesse per un anime ricco di pretese e che le cose siano sfuggite subito di mano, come se loro stessi – non sapendo cosa farne di determinati elementi dell'opera – abbiano poi deciso di introdurre scene e svolte di trama molto casuali nella speranza che Inori, il teen drama e il comparto audiovisivo bastassero a salvarli. Ebbene, tale espediente ha sicuramente annichilito lo spirito critico dei meno pretenziosi, ma di certo non mio.