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Date le sue serie, notoriamente interminabili, il grande pubblico potrebbe pensare che Rumiko non abbia la capacità di scrivere storie brevi. Invece scrive periodicamente vari brevi racconti a fumetti, radunati in apposite antologie. Ne “Gli uccelli del destino” incontriamo sei storie di vita quotidiana, in perfetto stile “Maison Ikkoku”. Storie di persone normali , che sembrano ingabbiate nella loro vita quotidiana destinata a non cambiare mai ma che , per un evento imprevisto, sembra franare per sempre. Storie ricche di quegli intrecci , imprevisti , equivoci e quant’altro cui Maison ci ha abituati ma che, pur non tradendo il tipico umorismo takashiano, finiscono col lasciare nel lettore una certa malinconia. Come se la divina volesse uscire dalla solita leggerezza e aprirsi ad un sottile blues esistenziale. Non a caso la raccolta prende il titolo da quello che è il racconto più profondo della serie, quello di un quarantenne che fin da ragazzo può vedere degli invisibili uccelli che , appollaiandosi addosso a qualcuno, indicano che la sfortuna lo stia per colpire. Segno, cioè, che il progetto che hanno in mente e che sembra destinato al successo finirà invece nel peggiore dei modi. Ma con l’esperienza imparerà che nemmeno gli uccelli lasciano un messaggio univoco e che quindi il destino non è necessariamente scritto. Lo stile di disegno è quello tipico dell’autrice e la regia delle tavole curatissima. Decisamente da tenere nella propria collezione manga in un posto d’onore. Altro racconto interessante e significativo é quello di un impiegato quarantenne con famiglia che compie l'opera buona d'accogliere in casa la propria sorella bisognosa di un po' d'assistenza per riprendersi da un infortunio e che si ritroverà la routine quotidiana devastata.