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Nel corso dei secoli l'uomo è arrivato svariate volte a chiedersi: "Per quale motivo un mondo talmente imperfetto potrebbe definirsi, anche solo lontanamente, meraviglioso?" Ed è proprio con questa domanda che ho intenzione di cominciare questa recensione. Non preoccupatevi, alla risposta arriverò alla fine.

"Kino no Tabi - The Beautiful World" è una serie di tredici episodi diretta dalla brillante mente dell'ormai compianto regista Ryutaro Nakamura, la mente dietro quell'eterno capolavoro di "serial experiments lain". E' chiaro quindi aspettarsi un prodotto dall'impronta alquanto criptica e dalla grande profondità psicologica.

La trama invece racconta le vicende del viaggio di una giovane viaggiatrice, Kino, la quale è sempre accompagnata dalla sua inseparabile moto parlante, Hermes. Ma non vi preoccupate, tutto ciò è solo un contorno di quel che vuole davvero essere "Kino no Tabi". Difatti il viaggio non è altro che un semplice espediente narrativo, tramite cui la serie vuole raccontare diverse tematiche che esploreranno la mente umana e le imperfezioni della nostra società. Una società ormai logorata da conflitti di potere fra gli uomini, e che non si rende assolutamente conto delle fallaci regole che si autoimpone.

Ma, come già detto, l'opera non si limita al semplice ruolo di denuncia sociale. No, vuole essere qualcosa di più. Vuole anche farci comprendere quanto la mente umana può aggrapparsi a un singolo scopo nella vita, pur prefissandosi talvolta un obbiettivo futile o sbagliato. E a simboleggiare tale tesi vi sono svariati esempi di personaggi, prima fra tutte la nostra stessa protagonista, Kino. Difatti lei in realtà non avrebbe alcun motivo per viaggiare, ma è questo lo scopo che si è voluta prefissare, per cui continuerà ad aggrapparvisi sopra proprio perché il suo ruolo è quello di essere una viaggiatrice.

Inoltre, uno dei punti focali della serie è quello di voler rappresentare al meglio anche i sentimenti umani dei vari personaggi. Il che di certo non è una cosa semplice, come si può ben pensare, soprattutto a fronte di un character design dall'aspetto così fiabesco e spigoloso. Fortunatamente l'opera riesce facilmente a soprassedere anche su certi particolari, dimostrandosi ancora una volta serie di elevata qualità in ogni sua forma. In questo caso, uno degli esempi lampanti che mi viene in mente è il racconto del cantastorie disperato, che prima di allora non aveva mai provato alcun sentimento all'infuori della gioia, ma il quale scoprirà ben presto, a sue gravi spese, cosa significa davvero perdere tutto ciò che vi è di più caro al mondo. In altre parole, l'amore della propria vita.

Parliamo invece della struttura narrativa della serie, la quale assume dei toni a dir poco poetici in diversi frangenti, come era anche facilmente intuibile fin dall'inizio nei confronti di un'opera del genere, il tutto ovviamente ben impreziosito dallo splendido e minimale comparto grafico di questo capolavoro della animazione giapponese.

Infine, vorrei concludere questa recensione ricollegandomi alla mia domanda iniziale. Perché il mondo sarebbe meraviglioso? Beh, certamente potrà sembrare una risposta fin troppo semplice e poco originale, ma è proprio tramite le sue varie imperfezioni che il mondo sa essere semplicemente meraviglioso.