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Attenzione! Questa recensione ha carattere puramente esplicativo, di conseguenza presenta numerosi spoilers.

Onestamente, a una prima visione, la trama del film Puella Magi Madoka Magika - La Storia della Ribellione potrebbe apparire oscura e incoerente con quanto visto nella serie; tanto da far gridare allo scandalo, da far bollare come spazzatura il seguito di quella che è una delle migliori serie d’animazione dell’ultimo decennio. Ma, credetemi, basta guardarlo più volte per ricredersi. Infatti, ad una seconda visione più accurata, risulta più semplice incastrare i pezzi mancanti e comprendere che questo film è effettivamente il degno successore di Puella Magi Madoka Magica. Mi permetto quindi di delineare in maniera abbastanza chiara gli avvenimenti di questo film, in modo da poter dimostrare quanto appena affermato.

Il film comincia con Mami, Kyouko, Sayaka e Madoka che affrontano in combattimento una creatura che non assomiglia né a una strega né ad una bestia magica. Veniamo quindi catapultati in un mondo lontano dagli avvenimenti accaduti nel finale della serie, e questo viene reso più evidente sia dall’esistenza di Madoka che da quella di Sayaka. Se per Madoka l’incongruenza si deve al fatto che lei fosse ormai diventata un’entità divina predisposta alla salvezza di tutte le maghe, per Sayaka, invece, si deve al fatto che lei sarebbe dovuta essere morta. Non può quindi che trattarsi di un sogno. Ma il sogno non appartiene alla Madoka nel suo stato di divinità impercettibile e onnipresente, bensì a quella umana, normalmente addormentatasi nel suo letto.
Più tardi, a scuola verrà presentata come nuova studentessa Homura, con tanto di trecce ed occhiali proprio come nella prima linea temporale in cui aveva conosciuto Madoka. Ciò farebbe supporre ad un flashback, ma questa ipotesi decade immediatamente. Homura, infatti, dimostra di possedere già una Soul Gem, cosa non vera nella prima linea temporale. Qualcosa quindi non quadra e ad accorgersene non è soltanto lo spettatore. I ricordi pian piano riaffiorano in Homura che comincia di conseguenza a nutrire sospetti circa i nemici fino a quel momento affrontati, i “Nightmare”. Indagando su queste incongruenze, scopre che ciò che stanno vivendo non è la realtà, ma un’illusione; una finta Mitakihara all’interno di una barriera creata da chi se non una strega? Ma com’è possibile l’esistenza di una strega? E soprattutto, chi è la strega? Un confronto con Sayaka, che contrariamente alle altre ricorda tutto, fa sospettare Homura di essere lei stessa la strega. È lei infatti l’unica a poter desiderare davvero una realtà alternativa in cui Madoka possa esistere. Ma è Kyubey, fino ad allora rimasto in silenzio, a rivelare tutta la verità: nel mondo reale gli incubator, non riuscendo a spiegarsi la cosiddetta "Legge della Ruota", rapirono Homura, al fine del suo ciclo da maga, e ne posero la Soul Gem all’interno di un campo di interruzione energetica che la proteggesse da ogni ingerenza esterna. L’esperimento ha il fine di rivelare ciò che accade ad una maga quando la Soul Gem esaurisce la propria energia, dando inizio alla “Legge della Ruota”. Posta all’interno di questo campo di interruzione energetica, Homura, non poteva essere prelevata dalla “divinità” Madoka, ma poteva generare ugualmente una barriera al proprio interno: la realtà alternativa e illusoria che stavano vivendo. Gli Incubator fecero in modo che il campo di interruzione attorno alla Soul Gem di Homura impedisse l’ingresso di ingerenze esterne solo nel caso in cui l'invito non fosse partito da Homura stessa, e questo spiega la presenza di Mami e Ryouko – che possiedono però ricordi alterati – ma non di Sayaka e Madoka. Quest’ultima, infatti, per poter intervenire e salvare Homura prima che la sua Soul Gem si trasformasse in Grief Seed, dovette rinunciare alla propria divinità per riuscire ad aggirare il campo di interruzione energetica ed entrare, così, all’interno della barriera. Sayaka. Invece, ha l’importantissimo compito di ricordare a Madoka chi fosse veramente, dal momento che, essendo già morta, è immune al fenomeno di manipolazione della memoria che subiscono, invece, le altre.
L’esperimento degli incubator dà quindi i suoi frutti: essendo Kaname Madoka l’unica forma di vita del tutto insensata – nel mondo reale non era mai esistita – ad essere inserita da Homura in quella realtà alternativa, la “Legge della Ruota” non può che essere lei. Il loro obiettivo finale consiste nell’impadronirsi di Madoka in modo da porre fine alla “Legge della Ruota” e ristabilire la trasformazione delle maghe in streghe dalla quale, in seguito al processo di metastasi tra speranza e disperazione, ne scaturisce un’incredibile energia. Homura a questo punto si abbandona alla disperazione e diventa una strega, per far sì che le altre maghe possano eliminarla prima che la divinità sopita in Madoka si risvegli e cada preda degli incubator.
A questo punto Sayaka, rivelata la verità a Madoka, combatte insieme alle altre maghe per distruggere la barriera e impedire che l’anima di Homura vada perduta per sempre al suo interno. Tuttavia, una volta distrutta la barriera ed eliminati quasi tutti gli incubator nel mondo reale, accade l’impensabile: Homura ruba una parte dell’essenza divina di Madoka, che nel frattempo era tornata al suo stato divino ed era venuta a prelevarla. Da ciò segue la trasformazione di Homura in un’entità superiore del tutto nuova, la quale, non essendo originata da un sentimento puro di speranza come quello di Madoka, bensì da un sentimento egoistico d’amore, non risulta in un’entità di natura divina ma piuttosto demoniaca.
Il “demone” Homura riscrive nuovamente le leggi dell’universo, ricreando una realtà nella quale le maghe non finiscono per esaurire l’energia delle proprie Soul Gem e dove quindi Sayaka è ancora viva e Madoka, privata di una parte dei suoi poteri divini, è tornata alla sua forma originale. Nel finale si vedono Homura e Madoka avere un confronto nei corridoi della scuola. Qui Madoka sembra ricordare brevemente di essere in qualche modo una divinità, ma l’intervento tempestivo di Homura la persuade, convincendola di non essere altro che un semplice essere umano; e questo per poter continuare ad essere delle normalissime amiche.

Le accuse che molti rivolgono a quest’opera riguardano anzitutto la presunta incoerenza della trama con gli avvenimenti della serie, ma queste accuse, come ho spiegato nella mia prefazione, sono ingiustificate: la sceneggiatura e i molti dialoghi complessi, che rendono difficile la comprensione della trama ad una prima visione, non denotano delle incongruenze. Come ho cercato di dimostrare con la mia spiegazione, ad una visione più attenta, risulta evidente come niente viene lasciato al caso, e come invece ogni avvenimento narrato in questo film si riallaccia perfettamente alla trama della serie originale senza sconvolgerla. Poi, oltre alle accuse rivolte alla trama, molti rifiutano, etichettando come assurdo, il comportamento di Homura, dovuto ad un’evoluzione psicologica che, secondo questi, risulterebbe innaturale. Se questa “evoluzione” non è consona alla caratterizzazione della Homura vista nella serie, vorrei ricordare che il suo desiderio, il fine ultimo per cui ha tanto lottato e sofferto nelle diverse linee temporali affrontate, è sempre stato uno solo: salvare l’amata amica Madoka dal suo ineluttabile destino e vivere un’esistenza serena in sua compagnia. Eppure Madoka, in un estremo gesto di altruismo, si sacrifica costringendo sé stessa ad un’esistenza eterna, in uno stato ultraterreno nel quale nessuno si ricorderà o potrà avere contatti con lei. In un certo senso la si potrebbe considerare “salva”, ma non è questo ciò che Homura – che conserva qualche vago ricordo dell’amica – desiderava nel profondo. E quindi, dopo questa analisi, mi pare assolutamente coerente la volontà di Homura di riportare Madoka ad un’esistenza umana, anche a costo di diventare lei stessa il cattivo di turno.

Parlando invece degli aspetti puramente tecnici, nulla di nuovo va rilevato per quanto riguarda il comparto visivo: questo, infatti, ricalca perfettamente lo stile “sperimentale” impiegato nella serie, frutto del consueto lavoro magistrale compiuto dalla Shaft, tanto nella realizzazione delle animazioni quanto in quella di disegni e fondali. Alcuni lamentano una troppa propensione per i fondali tipici dei labirinti delle streghe, ma ciò lo ritengo del tutto normale visto che il 90% del film si svolge all’interno della barriera creata da Homura. Un discorso opposto va fatto invece per il comparto sonoro: le musiche di questo film non risultano infatti minimamente paragonabili a quelle dell’iconica colonna sonora della serie. Per questo motivo considero La Storia della Ribellione inferiore al suo antecedente. In quel connubio di immagini e suoni che elevano una storia a capolavoro, il film fallisce proprio in quell’aspetto che era stato, invece, il punto di forza della serie.